Terremoto nella Giustizia calabrese, la Procura di Salerno indaga su 15 magistrati

Se fosse confermata la notizia scatenerebbe un vero e proprio terremoto giudiziario. Sarebbero infatti almeno 15 i magistrati indagati dalla Procura di Salerno. E spuntano i nomi di Spagnuolo e Facciolla

 

COSENZA – La notizia è stata riportata dal ‘Fatto Quotidiano’ e se confermata scatenerebbe un vero e proprio terremoto giudiziario in Calabria, all’interno delle stesse Procure. La Procura della Repubblica di Salerno, secondo il quotidiano, starebbe indagando su 15 magistrati tra i quali ci sarebbe anche il Procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo, il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Luberto e quello di Castrovillari Eugenio Facciolla. Diverse le vicende all’attenzione della procura salernitana e i reati che vengono contestati ai giudici indagati, tra cui il favoreggiamento mafioso, corruzione in atti giudiziari e corruzione. I pm salernitani, competenti per il distretto di Catanzaro, stanno indagando dall’estate scorsa con carte trasmesse dalla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri.

Parla il legale del procuratore Facciolla

“A Salerno, per quanto riguarda la posizione del procuratore Facciolla, è in corso un approfondimento su temi amministrativi e organizzativi della procura di Castrovillari. Soltanto questo”. A dirlo all’Agi, l’avvocato Antonio Zecca, legale del procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, in riferimento all’inchiesta della procura campana su 15 magistrati calabresi.

“Ho letto l’articolo che riguarda un grappolo di magistrati calabresi per reati associativi o per collusioni con reati associativi – dice l’avvocato – ma assolutamente nulla ha a che vedere l’indagine che riguarda Eugenio Facciolla con questi temi. Il dottor Facciolla ha già ampiamente chiarito il suo ruolo e il suo comportamento – aggiunge il legale – ma, ripeto, sotto l’aspetto amministrativo ed organizzativo dell’ufficio. E’ a dir poco sorprendente che ci sia una fuga di notizie su questi temi – conclude l’avvocato Zecca – mi sembra un vero e proprio salto nel passato, quando negli anni Novanta le informazioni di garanzia gli interessati le ricevevano dalle testate giornalistiche”.

L’articolo che ha scatenato la bufera

Il giornale diretto da Marco Travaglio cita tra gli inquisiti anche il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, che risponderebbe di corruzione e corruzione in atti giudiziari per un episodio risalente al 2016 che riguarderebbe «l’indagato Giuseppe Tursi Prato in cambio del suo silenzio sul fratello: Tursi Prato, noto ex consigliere regionale socialdemocratico ed ex presidente dell’asp di Cosenza – riporta l’articolo – avrebbe favorito in precedenza Ippolito Spagnuolo per il suo trasferimento dal reparto di psichiatria dell’asl di Cosenza al servizio territoriale».

Ma sarebbe coinvolto anche l’ufficio della Procura della Repubblica di Catanzaro ed in particolare il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto. Per lui l’ipotesi, sempre tutta da verificare come riportato dal Fatto, sarebbe quella di rivelazione di segreto d’ufficio circa notizie riguardanti un’operazione di polizia che «Luberto – scrive il quotidiano – avrebbe rivelato all’ex vicepresidente della Calabria, Nicola Adamo (Pd) che si trovava in compagnia di Giuseppe Tursi Prato». Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio, invece, Il Fatto fa riferimento ad un arresto per mafia del 2016. E ancora ci sarebbe un fascicolo riguardante il procuratore capo di Castrovillari (che però il legale avrebbe smentito sopra) che risponderebbe di abuso d’ufficio dopo essere stato chiamato in causa dal maresciallo Carmine Greco, comandante della Forestale di Cava di Melis, ed arrestato il 7 luglio scorso dalla Procura di Catanzaro. Greco avrebbe «manipolato degli atti d’indagine con il presunto avallo del procuratore Facciolla».

Secondo quanto riporta ancora l’articolo de Il Fatto quotidiano, ci sarebbe stato un vero e proprio scontro fra il procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, ed il procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri. Lupacchini avrebbe contestato a Gratteri di «non rispettare le regole di coordinamento con gli altri uffici giudiziari – riporta il quotidiano – e di aver fatto il furbo non inviando, come prevede il codice, elementi di indagine alla Procura di Salerno su magistrati calabresi non appena sono emersi spunti». E viene citata anche un’audizione al Csm di entrambi a luglio: «Tutti sono farabutti all’infuori di lui – avrebbe detto Lupacchini riferendosi a Gratteri – nessuno capisce nulla, perché il verbo giuridico è lui a possederlo». E Gratteri il giorno seguente avrebbe risposto: «Mi si dice che io furbescamente non ho trasmesso gli atti a Salerno. Di me accetto tutte le critiche del mondo – avrebbe riferito Gratteri al Csm – che sono ignorante ecc… ma sull’onestà no». Tutto questo è al vaglio della Procura di Salerno chiamata ad analizzare il fascicolo trasmesso da Gratteri e a fare chiarezza.
 

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