Per gli inquirenti sarebbe stata una sorta di scatola cinese che avrebbe portato passivi fittizi per un imponibile di quasi due milioni di euro. La difesa ha smontato il castello accusatorio dimostrando la regolarità delle operazioni svolte
COSENZA – Assolti perchè il fatto non sussiste. Dopo quasi tre anni termina con una piena assoluzione l’odissea processuale per Alessandro Spadafora 52 anni, di Fuscaldo, Liliana Milizia, 76 anni di Paterno Calabro e Francesco Spadafora 48 anni di Mendicino. I tre in qualità di legali rappresentanti di più società secondo gli inquirenti sarebbero stati rei di ” Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti; Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. In pratica per l’accusa Liliana Milizia e Francesco Spadafora avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti al fine di favorire terzi, ossia Alessandro Spadafora per evadere le imposte sui redditi.
La difesa rappresentata dagli avvocati Brunella e Pierluca Bonofiglio, durante l’istruttoria dibattimentale ha dimostrato come il castello accusatorio fosse basato su accuse vacillanti ed inesistenti anche grazie alle indagini difensive e alla consulenza tecnica della difesa affidata al perito Aristide Vercillo Martino. Un lavoro certosino quello portato avanti dalla difesa che ha fatto cadere totalmente le accuse mosse ai tre imputati. Il giudice monocratico De Vuono preso atto della documentazione acquisita agli atti ed escussi i teste e vagliato l’iter processuale ha accolto la richiesta di assoluzione da parte della difesa. L’accusa aveva chiesto la condanna per ciascuno imputato ad un anno e sei mesi.
Più in particolare Alessandro Spadafora in qualità di legale rappresentante della società AS Fashion Group Srl, al fine di evadere le imposte sui redditi e quella sul valore aggiunto con riguardo all’anno 2010 e 2011, avvalendosi delle fatture e documenti fiscali risultati emessi per operazioni inesistenti dalle società Trasformazioni Tessili sas, Essemme sas, Milima sas, Emmedue sas, Beli sas, ditta individuale Spadafora Paolo e Roberto, indicava nel modello Unico elementi passivi fittizi per un imponibile di 668, 105 ed iva pari a 133,621,00 euro per l’anno 2010 e 1.032.194,66 ed iva 207.206,05 euro in riferimento all’anno 2011. In più Spadafora sempre secondo gli inquirenti avrebbe fatto risultare operazioni in parte inesistenti, riportando prestazioni di lavoro eseguite nonchè corrispettivi pagati superiori a quelli effettivi.
Francesco Spadafora in qualità di legale rappresentante della Essemme Sas al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte avrebbe fatturato, secondo l’accusa, alla ditta AS Fashion Group fatture di operazioni in parte inesistenti con corrispettivi superiori pagati a quelli effettivi. Stesso discorso per la terza imputata Liliana Milizia che, anche in questo caso, secondo l’accusa, in qualità di legale rappresentante delle società Emmedue Sas, Milima Sas e Beli Sas avrebbe prodotto fatture con operazioni inesistenti per l’evasione di terzi dell’Iva.
“La sentenza emessa dal Tribunale di Cosenza – commenta soddisfatto l’avvocato Pierluca Bonofiglio – rappresenta un chiaro riconoscimento della correttezza dell’operato di imprenditori seri e capaci di continuare a lavorare e a produrre in un contesto davvero difficile com’è, attualmente, quello relativo alla vendita nel settore dell’abbigliamento. Troppo spesso assistiamo alla celebrazione di procedimenti penali lunghi e gravosi per chi li subisce, con contestazioni che, di fatto, provocano danni alle aziende ed alla credibilità di chi le amministra. La giusta decisione adottata dal Tribunale di Cosenza condivide pienamente la ricostruzione tecnica operata dalla difesa e decreta, una volta per tutte, la liceità della condotta tenuta dagli amministratori delle società interessate dal procedimento penale.”