Rimase in attesa di cure per un lungo tempo prima di essere trasferito all’ospedale di Cosenza dove morì per aneurisma addominale. Era il 18 giugno 2016. A distanza di due anni la Procura chiede l’archiviazione. Il Gip accoglie la tesi della difesa e rigetta la richiesta: il 67enne poteva salvarsi
COSENZA – Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Cosenza Manuela Gallo vuole vederci chiaro sulla morte di C.G. di anni 67 deceduto all’Ospedale di Cosenza il 18.06.2016 e proveniente dagli ospedali di Paola e Cetraro e non accoglie l’archiviazione proposta dall’Ufficio della Procura della Repubblica di Cosenza che aveva avanzato la richiesta a seguito del deposito di consulenza tecnica medico legale a firma del medico Mirco Massimilla. Ed infatti, i familiari dello sfortunato paziente avevano fatto ricorso prima alle cure dei sanitari dell’ospedale di Paola, poi di Cetraro ed in fine a quelli di Cosenza dove il paziente – dopo un calvario di molte ore – decedeva lasciando a se superstiti le parti del procedimento instaurato a seguito di capillare denuncia dai familiari. Le perplessità avute dalla famiglia del paziente hanno indotto gli stessi a rivolgersi all’avvocato Massimiliano Coppa – penalista esperto in colpa medica – il quale, con il suo staff composto dagli avvocati Paolo Coppa, Luigi Forciniti e Marianna De Lia, hanno inteso approfondire la vicenda clinica che ha interessato lo sventurato paziente, passato di mano in mano fino al decesso.
L’avvocato Coppa (in foto a sinistra)ha ritenuto di nominare come consulente di parte Antonio Scalzo (in foto sotto), direttore dell’U.O. di Medicina Legale dell’Asp di Cosenza il quale, consulente esperto in colpa medica ed impegnato in molti casi di risonanza nazionale, a seguito di un capillare lavoro di individuazione cronologica degli accadimenti – ha contestato le argomentazioni del consulente della Procura, secondo lo stesso specialista, non aderenti alle più recenti linee guida. Ed infatti, durante l’udienza celebratasi dinanzi al Gip Gallo, il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Coppa ha ripercorso in modo appassionato e schematicamente tecnico il lungo calvario subito
dal paziente che, pur essendosi rivolto a ben tre ospedali, dopo una attesa durata molte ore, è giunto a morte pur potendosi salvare. L’incongruenza la condotta attendista di tutti i sanitari che – a vario titolo – ebbero in cura lo sfortunato paziente, ha detto l’avvocato Coppa, conferma le condotte difettuali dei sanitari ancor di più se si considera l’ultimo orientamento della Giurisprudenza in tema di colpa medica.
Le considerazioni rese dall’avvocato Coppa – ben compendiate dal dato tecnico fornito consulente Scalzo hanno convinto il giudice che non ha accolto la richiesta di archiviazione concedendo alla procura un termine per effettuare un approfondimento specialistico che – tecnicamente – potrebbe avvenire mediante una perizia collegiale da svolgersi mediante incidente probatorio che il pubblico ministero titolare del fascicolo Domenico Frascino potrebbe determinarsi a richiedere nei prossimi giorni. Certo è che G.C. non è morto per cause naturali e avrebbe potuto salvarsi se fosse stato curato prima a Paola, poi a Cetraro e poi a Cosenza.