E’ alle battute finali il processo che ha visto imputato con rito ordinario il cosentino Pasquale Francavilla accusato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso. La difesa, durante la discussione ha gridato “al colossale errore giudiziario”
REGGIO CALABRIA – Oggi si è celebrata l’ udienza conclusiva del processo Recherche 2 (nei confronti di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della cosca pesce di Rosarno ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante PESCE Marcello alias “Il ballerino”) che vede imputato con rito ordinario Francavilla Pasquale per il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso. Tutti gli altri coimputati (all’interno dell’articolo sono riportati i nomi, ndc), scelsero il rito abbreviato e furono condannati a pene detentive “pesanti”, dai 10 ai 24 anni. Solo la difesa di Pasquale Francavilla optò per il rito ordinario evidenziando l’infondatezza dell’impalcatura accusatoria
Hanno discusso le parti: la pubblica accusa al termine della requisitoria ha chiesto una condanna nei confronti del Francavilla di 13 anni di reclusione. Subito dopo il pubblico ministero ha preso la parola la difesa rappresentata dall’avvocato Mario Scarpelli il quale, ha gridato al colossale errore giudiziario e, quindi, all’estraneità del Francavilla relativamente a tutti gli altri imputati e ai fatti oggetto di contestazione.
L’operazione parte da un’indagine portata a termine dalla Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti di Rocco Pesce e dei suoi presunti affiliati e, tra questi, la Pubblica Accusa ha ricompreso anche Pasquale Francavilla il quale, per la predetta e presunta fattispecie delittuosa, é costretto alla misura della custodia in carcere. L’udienza é stata rinviata al 13 settembre per le repliche richieste dal Pm a seguito della discussione dell’avvocato Mario Scarpelli cui seguirà, all’esito, il dispositivo di sentenza.
LE OPERAZIONI RECHERCHE 1 E 2
Il 28 aprile 2017 furono eseguite 20 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di elementi di vertice, affiliati e prestanomi della cosca pesce di Rosarno ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale nei confronti del boss latitante PESCE Marcello alias “Il ballerino” – arrestato dalla Polizia di Stato l’1 dicembre 2016 e condannato recentemente per fatti di mafia alla pena definitiva di 16 anni e 2 mesi di reclusione – nonché di traffico e cessione di sostanze stupefecenti, aggravati dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE di Rosarno (RC).
I due provvedimenti del G.I.P. di Reggio Calabria rinnovano le misure cautelari già emesse dal G.I.P. competente per territorio sulla convalida del Fermo di indiziato di delitto che fu eseguito il 4 aprile dello stesso anno, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a carico di 12 soggetti nell’ambito dell’Operazione “Recherche 1”, e contestualmente dispose, su nuova domanda cautelare avanzata dalla Dda, per altre misure restrittive nei confronti di 8 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa (cosca PESCE), traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (artt. 73 e 74 del D.P.R. 309/90), favoreggiamento personale (art. 378 c.p.) ed intestazione fittizia di beni (art. 12 quinquies della Legge 356/92), aggravati dall’art. 7 della Legge 203/91 (per aver agevolato la cosca PESCE).
Delle suindicate 20 misure cautelari, 12 furono emesse nei confronti dei seguenti soggetti, già fermati (ad eccezione di PESCE Antonino classe 1992, che si era reso irreperibile) nell’ambito dell’Operazione “Recherche 1”:
- PESCE Rocco, nato a Polistena (RC) il 17 marzo 1988, – custodia in carcere;
- SCORDINO Filippo, nato a Rosarno (RC) il 23 agosto 1975 – custodia in carcere;
- ELIA Giosafatte Giuseppe, nato a Rosarno (RC) il 19 maggio 1974 – custodia in carcere;
- CIMATO Antonio, nato a Cinquefrondi (RC) il 26 luglio 1984 – custodia in carcere;
- COPPOLA Consolato Salvatore, nato a Paternò (CT) il 19 maggio 1968 – custodia in carcere;
- GARRUZZO Carmelo, nato a Rosarno (RC) il 1 gennaio 1971 – custodia in carcere;
- PESCE Antonino, nato a Cinquefrondi (RC) il 14 aprile 1992 – custodia in carcere;
- PESCE Savino, nato a Cinquefrondi (RC) il 27 luglio 1989 – custodia in carcere;
- RASO Michelangelo, nato a Gioia Tauro (RC) il 19 dicembre 1981 – custodia in carcere;
- STILO Bruno, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 21 aprile 1966 – custodia in carcere;
- MANGIARUGA Michelino, nato a Taurianova (RC) il 26 aprile 1979, – arresti domiciliari;
- ARMELI Rosario, nato a Cinquefrondi (RC) il 12 maggio 1983, – arresti domiciliari,
Altre 8 misure cautelari furono emesse, come detto, sulla base di una nuova richiesta avanzata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti dei seguenti soggetti:
- PESCE Marcello, nato a Rosarno (RC) il 12 marzo 1964;
- FRANCAVILLA Pasquale, nato a Cosenza (CS) il 7 Giugno 1975;
- RACHELE Rocco, nato a Rosarno (RC) il 17 marzo 1968;
- CIATTO Alfio, nato a Paternò (CT) il 29 aprile 1968;
- NIGLIA Gregorio “u Lollo”, nato a Tropea (VV) l’8 aprile 1983;
- MESSINA Roccaldo, nato a Rosarno (RC) il 9 novembre 1969;
- VILLARI Andrea, nato a Cinquefrondi (RC) il 16 novembre 1992;
- CANNATÀ Vincenzo, nato a Gioia Tauro (RC) il 22 ottobre1984.
Nei confronti di PESCE Marcello, FRANCAVILLA Pasquale e RACHELE Rocco fu disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere, mentre per CIATTO Alfio, NIGLIA Gregorio, VILLARI Andrea e CANNATÀ Vincenzo quella degli arresti domiciliari. Inoltre, a MESSINA Roccaldo fu applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria in tutti i giorni della settimana, per il delitto di favoreggiamento personale, per aver fornito a PESCE Marcello la temporanea ospitalità presso un’abitazione nella sua disponibilità, dopo una delicata fase di spostamento del boss, in quel momento ricercato, che era avvenuta il 9 settembre 2016, con grande dispiegamento di uomini e mezzi, dal covo di via Mazzini a quello di via Conca d’Oro di Rosarno (RC), così come documentato dalle telecamere di videosorveglianza degli investigatori della Polizia di Stato. A PESCE Marcello venne attribuito il ruolo di reggente dell’omonima potente cosca della ‘ndrangheta operante a Rosarno e altrove, con funzioni di capo, promotore ed organizzatore forte del status di latitante, con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere, degli obiettivi da perseguire, delle attività economiche da avviare attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle azioni delittuose.
Le indagini, con le quali venne individuato il protocollo di protezione posto attorno al carismatico boss ricercato, permisero di dimostrare altresì che egli, nel periodo di latitanza, impartiva ordini e direttive alla cosca, facendo leva sull’efficiente filiera comunicativa facente capo alla cerchia di fedelissimi ed aventi come destinatari finali il figlio PESCE Rocco e SCORDINO Filippo, uomo di punta della cosca, affiancato al figlio nella gestione degli affari di famiglia e suo luogotenente. Lo stesso, in quanto terminale ultimo della cosca PESCE, curava l’approvvigionamento delle risorse finanziarie, amministrandole e distribuendole ai membri della cosca detenuti ed ai loro familiari; gestiva, in regime di sostanziale monopolio, l’attività di trasporto merci su gomma per conto terzi; curava i rapporti con le altre cosche, intervenendo, a più riprese, per risolvere svariate controversie sorte all’interno della propria compagine criminale o con altre consorterie. PESCE Marcello fu raggiunto da misura cautelare anche per i delitti di intestazione fittizia – aggravati dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE – delle ditte GETRAL, LE TRE STAGIONI, AZIENDA AGRICOLA ROCCO PESCE, sottoposte a sequestro preventivo nell’ambito dell’operazione del 4 aprile u.s..
Nel corpo dei provvedimenti di custodia cautelare, vennero in rilievo anche le condotte relative al traffico di sostanze stupefacenti poste in essere da esponenti della cosca PESCE con altri soggetti. Fra questi figura il cosentino FRANCAVILLA Pasquale – componente del gruppo dei fornitori dello stupefacente in contatto con ELIA Giosafatte Giuseppe (affiliato ai PESCE) – il quale procurava stabilmente la sostanza stupefacente ad un gruppo di catanesi condotti a Cosenza dallo stesso ELIA e da suoi uomini; in particolare, al FRANCAVILLA vennero contestate, oltre che la partecipazione all’associazione finalizzata al traffico di droga, aggravata dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE, anche due cessioni di sostanza stupefacente: la prima di 38 Kg di marijuana, al prezzo di 1800 euro al kg, in favore dei catanesi COPPOLA Consolato e GIORDANO Orazio, con la mediazione di ELIA Giosafatte Giuseppe; la seconda, pari a 67 kg, di marijuana sempre a beneficio di COPPOLA Consolato e CIATTO Alfio, con la mediazione di ELIA Giosafatte Giuseppe e CIMATO Antonio. Per tale ultimo fatto (detenzione per fini di spaccio di 67 kg di marijuana), fu emessa ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del menzionato CIATTO Alfio.
Sempre per vicende relative al narcotraffico fu raggiunto da misura cautelare il vibonese NIGLIA Gregorio con precedenti di polizia per violazione delle legge sulle armi e gioco d’azzardo, perché, in concorso con PESCE Rocco, deteneva, ai fini della cessione a terzi, sostanza stupefacente del tipo marijuana, superiore a quattro chilogrammi. Durante le indagini, PESCE Rocco e NIGLIA Gregorio furono ripresi dalle telecamere installate in uno dei luoghi di interesse strategico della cosca PESCE, ovvero l’azienda agrumicola le TRE STAGIONI (sottoposta a sequestro preventivo nell’ambito dell’operazione “Recherche 1”), mentre, in uno spiazzo dell’azienda, occultavano, in un’autovettura abbandonata, un quantitativo di 4 kg di marijuana che successivamente venivano sequestrati dagli investigatori della Polizia di Stato.
A RACHELE Rocco – già condannato per associazione mafiosa nel processo PORTO FRANCO – fu contestata l’intestazione fittizia di beni, aggravata dalla circostanza di aver agevolato la cosca PESCE. Invero, il RACHELE gestiva, nell’interesse della cosca, assieme a SCORDINO Filippo e PESCE Rocco, la società GETRAL SOCIETÀ COOPERATIVA (riconducibile all’ex latitante PESCE Marcello), organizzando il trasporto di merci per conto terzi, ricevendo somme di denaro, dirimendo contrasti sorti fra alcune aziende del settore e la GETRAL formalmente intestata ai prestanomi VILLARI Andrea e CANNATÀ Vincenzo, anch’essi colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari eseguita questa mattina.