Un boato, forse due esplosioni, la gente impaurita, il fuoco, il crollo dei muri del palazzo, il frigorifero catapultato fuori, i vigili del fuoco, i Ris dei carabinieri
COSENZA – All’indomani dell’esplosione su via Caloprese, nel tratto che va da piazza Loreto a piazza Bilotti regna il silenzio più assoluto. Finite le operazioni da parte dei vigili del fuoco e degli artificieri dei carabinieri, durate per l’intera giornata di ieri, rimangono detriti sul marciapiede, un palazzo annerito, un ingresso del palazzo sventrato e riparato alla meno peggio con pareti di compensato e gli avvisi di locale sottoposto a sequestro con tanto di nastro adesivo “carabinieri”. Qualche automobilista curioso si ferma davanti al locale, per guardare mattoni, detriti e sedie lasciate vicino all’ingresso del locale. La gioielleria accanto è chiusa per danneggiamenti, mentre nel palazzo l’ascensore è impraticabile e nel sottoscala e al primo piano sono stati lasciati dei fari luce perchè è stato danneggiato anche l’impianto elettrico. La gente mormora, racconta, ripercorre il boato, gli attimi di tensione. E’ il giorno dopo di un fatto tragico, che avrebbe potuto segnare la vita a molti, ma che fortunatamente ha provocato solo danni e paura. Grande e professionale il lavoro svolto dai vigili del fuoco del comando provinciale di Cosenza diretto dal comandante Cundari che con un susseguirsi interrotto di squadre per quasi 24 ore hanno spento le fiamme, effettuato controlli e verifiche di stabilità del palazzo, effettuato lo sgombero dei residenti, e lavorato sulle macerie. Professionale e meticoloso il lavoro svolto dai carabinieri della compagnia di Cosenza diretta dal capitano Passaquieti, dal nucleo investigativo, all’aliquota radiomobile, ai rilevamenti tecnici da parte degli artificieri.
I fatti e quelle chiavi inserite
L’esplosione accaduta è un dato di fatto ma bisogna stare attenti a catalogarli in fatti ‘ndranghetistici o altro. Di certo è un fatto legato alla malavita locale, malavita che sta ad indicare affari illegali, ma molto lontano da quei fatti di ‘ndrangheta che nella giornata di ieri, in tanti a Cosenza hanno rievocato. Oggi nella città dei bruzi ciò che predomina a larga scala è la droga e le estorsioni. E chi “la comanda” sono cani sciolti. Ma questo che scriviamo sono opinioni di un filone di malavita che “abita” la città di Cosenza, che tutti conoscono e che non è una novità a cui le forze dell’ordine, la Procura bruzia e la Prefettura si oppongono con una lotta assidua e meticolosa. Tra i più informati esce fuori una pista del ritrovamento delle chiavi attaccate alla serratura della porta d’ingresso. I militari dell’Arma, diretti dal capitano Passaquieti, che sin dall’inizio hanno preso in mano la situazione, sono con il fiato sul collo della “mano criminale” che ha innescato il tutto.
Niente gas, metano e bombole
Il gas non è stato trovato, non sono state trovate né bombole, né metano. L’innesco, ossia la scintilla, è stato dato da una fonte che potrebbe essere qualsiasi cosa, anche il semplice frigorifero, la luce. Sembra che segnali di gas, metano o benzina non siano state rintracciate né dai vigili del fuoco, né dai carabinieri. Il metano non passa dal locale. Quindi per i danni quantificati e l’esplosione assurda si può solo parlare di ordigno collocato all’interno. Adesso bisogna capire che tipo di residui abbiano rinvenuto gli artificieri dell’Arma. Ma anche su questo sono in itinere le indagini. Ieri, alla presenza del capitano Passaquieti, comandante della compagnia bruzia, presente sul posto a dirigere le operazioni insieme ad altri ufficiali del comando provinciale di Cosenza, sotto il controllo del tenente colonnello Sutera, hanno effettuato dei rilevamenti tecnici con gli artificieri. I tamponi sono stati inviati ai Ris per rintracciare polveri o quant’altro faccia risalire al tipo di ordigno utilizzato. I carabinieri devono capire anche se fosse un ordigno a tempo oppure il tipo di innesco utilizzato per come abbiamo scritto sopra.
Sappiamo con certezza che sono partite delle perquisizioni. Il proprietario del locale sarebbe stato interrogato per tutta la notte e il giorno dopo. Quindi, le perquisizioni, note alle cronache in numero di dieci, sono salite di numero nelle ore successive all’esplosione, è quasi certamente sono state eseguite anche sulla base di ciò che ha dichiarato il proprietario. Ma anche su questo i carabinieri hanno il massimo riserbo. Di certo c’è anche il fatto che chi gestiva i due locali avrebbe qualche precedente penale, piccole cose e non recenti legate proprio a fatti di droga, e anche di questo i militari dell’Arma stanno tenendo conto. Infatti, si indaga nella vita privata di chi gravitava attorno al bar. E ci sono più strade investigative aperte, di cui una che sta prendendo più piede va nella direzione delle sostanze stupefacenti.
Ricordiamo solo che i due locali sono assicurati: il bar è stato aperto circa quattro, cinque mesi fa, così come la rosticceria, chiusa perchè non faceva affari. Quest’ultima è stata incendiata nella stessa notte a distanza di pochi minuti. Anche all’autore dell’atto criminale è andata bene, se così possiamo esprimerci al riguardo, perchè poteva rimanere ferito, se non peggio, proprio come successe anni fa, nell’incendio ai danni di un imprenditore in una villetta nei pressi di Rende, in cui uno dei due autori rimase ferito. C’è anche il ritrovamento dei giubbotti bruciacchiati e dei due accendini. E poi c’è il commento di chi abita in via Caloprese e chi frequenta i locali vicini, dove raccontano quello che hanno visto i primi periodi in cui è stato inaugurato il bar. E poi ancora altri che si dichiarano ben informati e che attribuirebbero il bar alla proprietà di personaggi poco raccomandabili e che in realtà il presunto proprietario sarebbe solo qualcuno costretto a prestare la propria persona.
Ipotesi, voci, miscugli di ricordi di qualcuno poco raccomandabile di passaggio da quel posto, a cui poi si legano storie metropolitane. La verità? Solo quello che è in mano ai carabinieri e alla Procura che potrebbe smentire l’atto intimidatorio e tramutarlo in qualcos’altro. Bisogna attendere gli sviluppi che potrebbero arrivare presto, anche nelle prossime ore, legate ai movimenti registrati negli ultimi giorni dalle telecamere di videosorveglianza degli esercizi commerciali ed anche pubbliche. Possiamo con certezza affermare che prima di annunciare atti intimidatori o altro, dobbiamo mettere in campo tutte le ipotesi investigative, perchè in città esiste un sommerso tra droga e altro che spinge le vittime per necessità a sottostare ad ordini o a compiere atti criminali.
La misteriosa sparatoria in via degli Stadi
Un po’ come la misteriosa sparatoria in via degli Stadi. Qualcuno annunciò nuovi quadri criminali in città e nuovi spartizioni di territori. In realtà chi allertava le forze dell’ordine al numero di emergenza, sulle fantomatiche sparatorie, copriva invece un presunto regolamento di conti per una questione di gelosia: una presunta donna pazza di gelosia girava con una pistola per regolare i conti con marito e amante e i residenti del posto per paura allertavano i centralini delle forze dell’ordine come sparatorie in atto, per avere sul posto qualcuno che vigilasse.
Il cittadino che sa parli
La verità è che a Cosenza tutti sanno e nessuno parla. Se si vuole vivere serenamente bisogna parlare, anche per sentito dire, potrebbe risultare una notizia senza fondamento, oppure potrebbe aiutare chi conduce le indagini. Ma vige la regola “mi faccio i fatti miei e campo cent’anni”….allora non lamentiamoci che non siamo tutelati dalle forze dell’ordine se i primi omertosi sono proprio coloro che alzano il dito accusatorio. La città cambia, e la vita cambia, se si collabora con le forze dell’ordine e si racconta ciò che si sa
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