Le Iene, una “sorta” di processo parallelo “della Chiesa” contro la stampa

Un braccio di ferro tra i legali dell’arcivescovo Nunnari e quelli delle due giornaliste della trasmissione “Le Iene” su “attori” figuranti e realtà dei fatti

 

COSENZA – Alla lettera scritta dai legali di Monsignor Nunnari segue la risposta celere della difesa delle vittime, le due giornaliste aggredite, secondo quanto testimoniato da quest’ultime, dal sacerdote della parrocchia di San Vincenzo la Costa e dai suoi familiari. Al centro del caso, vogliamo ribadirlo per i lettori che non ne fossero a conoscenza, “una ragazza la cui “colpa” sarebbe stata quella di avere una relazione con un prete, ed il cui rimpianto sarebbe quello di aver dovuto rinunciare ad un figlio perché indotta ad abortire. La ragazza indicava come responsabili dell’induzione all’aborto il prete stesso, ma anche Monsignor Nunnari, al quale si era rivolta per chiedere conforto” (cit. dalla lettera dei legali dell’arcivescovo emerito, Enzo Paolini e Giuseppe Farina, ndc).  Una disamina lunga, quella fatta dalla difesa del prelato, in cui viene sostenuta “la strumentalizzazione che ne è stata fatta da parte degli inviati de Le Iene“. “Le Iene hanno messo in scena una spettacolarizzazione del dolore di una madre che ha perduto suo figlio – si legge ancora nella lettera-, per indurre il pubblico a condannare senza processo Monsignor Nunnari, esposto come un non degno rappresentante della Chiesa nell’ambito di una narrazione condotta al solo scopo di creare scalpore mediatico intorno ad una figura notissima e rispettata in tutto l’ambiente clericale e civile”. “Riteniamo che la ragazza del video de Le Iene non sia, in realtà, la protagonista della sfortunata vicenda, ma un’attrice chiamata ad hoc per realizzare il servizio. Così come pensiamo che anche il “prete della parrocchia vicina” sia stato interpretato da altro figurante”.

 

Sulla base di quanto dichiarato da Paolini e Farina, i legali che rappresentano le giornaliste della trasmissione “Le Iene”, gli avvocati  Paolo Sammarco e Anna Spada rispondono “ai colleghi” del foro bruzio interrogandosi “curiosamente” sul comportamento del vescovo Nolè e sull’assunzione di informazioni presso la curia da parte della vittima; gli stessi sottolineano ai colleghi come sia fuori di ogni schema il voler dimostrare come la trasmissione o, per meglio dire, il servizio delle due giornaliste, possa essere una strumentalizzazione per l’intera vicenda. C’è quasi un monito da parte dei legali Sammarco e Spada che ricordano ai legali di Nunnari l’inesistenza di figuranti: “L’intervista e i contenuti della stessa rilasciata da Mons. Nunnari, di cui consigliamo l’ascolto più approfondito, direttamente e personalmente, e non attraverso figuranti. Si trattava proprio di Mons. Nunnari”-.

 

Il braccio di ferro giudiziario

“Rispettosi di presìdi deontologici irrinunciabili, abbiamo ritenuto di evitare “interventi pubblici” sulla vicenda denunciata dal servizio de “Le Iene” e nella quale si intrecciano, così pare ricavarsene, la storia personale di una giovane donna e, a vario titolo, di rappresentanti della Curia cosentina – scrivono in una lettera Sammarco e Spada rispondendo ai colleghi Paolini e Farina-. Convinti come siamo che le questioni giudiziarie debbano potersi definire correttamente nelle uniche sedi deputate e che gli avvocati, in qualsiasi veste, debbano poter garantire gli equilibri anche solo delle modalità di esercizio della giurisdizione .- In tale direzione, non intendiamo soffermarci su nessun aspetto della vicenda, né leziosamente e stucchevolmente sostenere le ragioni delle due giornaliste de “Le Iene”, autrici del servizio, che assistiamo: verremmo meno a quei presìdi deontologici cui abbiamo fatto riferimento e ai quali non intendiamo sottrarci”.-

 

Le informazioni apprese dalla vittima e la strumentalizzazione del servizio giornalistico

“Senonchè, però, se ci era sembrato “curioso” che, attraverso un comunicato ufficiale, l’attuale Arcivescovo metropolita Mons. Nolè, desse notizia della “assunzione di informazioni”, presso la Curia, da parte dell’unica vera vittima della vicenda – questa sì, assai deprecabile, continuano a scrivere Sammarco e Spada – (a che titolo, in quali forme, alla luce di quali principi giuridicamente sostenibili, attesa la posizione processuale della donna è questione che rimanderemo nelle sedi appropriate), ancora più disorientante ci è parsa la iniziativa dei difensori dell’Arcivescovo emerito Mons. Nunnari i quali, avendo consigliato al proprio cliente “di dar corso alla denuncia (che poi è querela) per diffamazione”, pretenderebbero di svolgere una sorta di processo parallelo attraverso gli organi di informazione e tanto al fine di dimostrare, secondo il loro postulato, la strumentalizzazione del servizio giornalistico. E tanto attraverso già la pubblicizzazione di circostanze e notizie che dovrebbero essere, allo stato, coperte dal segreto investigativo. Ma ben comprendiamo la smaniosa ansia che pervade l’intera struttura ecclesiastica”.-

 

Aggirare la vicenda e il dramma che ne consegue: non ci sono figuranti

Meraviglia, peraltro, che sostenitori così attrezzati di fondate battaglie laiche, possano tanto agevolmente aggirare il tema fondamentale della vicenda ed il dramma che ne consegue (pur diciamo noi laicamente, da verificare nelle sedi competenti), confondendo persino gli stessi ambiti defensionali di riferimento: rammentiamo qui ed esclusivamente che il prete di San Vincenzo la Costa e i suoi famigli, dopo aver aggredito le giornaliste, le hanno querelato “solo” per lesioni, non già per diffamazione. Sicchè modalità di esecuzione del servizio nulla hanno a che vedere con l’intervista e i contenuti della stessa rilasciata da Mons. Nunnari, di cui consigliamo l’ascolto più approfondito, direttamente e personalmente, e non attraverso figuranti. Si trattava proprio di Mons. Nunnari.-

 

 

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I legali di Nunnari: “Nel servizio delle Iene sull’aborto usata un’attrice”

 

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