Il Movimento Animalista Calabria, insieme con le Associazioni ENPA (Sezioni Gioia, Reggio, Cosenza e Pizzo), LEIDAA Cosenza e Anime Randagie, sostengono l’iniziativa del Codacons nazionale e chiedono ancora una volta l’attenzione di Oliverio.
COSENZA – Si parla di tutela del territorio, dell’ecosistema, della fauna e poi si consente di uccidere. Ed è per questo che la LEIDAA di Cosenza, insieme ad altre associazioni ha chiesto al Presidente della Regione Calabria di disporre il divieto assoluto di caccia nella Regione per i prossimi cinque anni. Il Movimento Animalista, insieme alle associazioni Enpa, LEIDAA e Anime Randagie concordano sul fatto che “i dati allarmanti – tra l’altro denunciati anche dalle organizzazioni aggregate del Wwf in Calabria – quali l’aumento degli incidenti e delle vittime, l’incremento del bracconaggio, fino “ai safari organizzati per cacciare specie protette” si stanno verificando in un territorio martoriato dagli incendi e dalla siccità, con il serio rischio che si possa verificare un serio aggravio delle condizioni ambientali e quindi mettendo a concreto repentaglio la sopravvivenza stessa della fauna selvatica”.
A sottolineare questo aspetto e a richiamare l’attenzione del governatore della Calabria, la presidente della Sezione di Cosenza della LEIDAA, Gisella Grande, dai microfoni di Rlb
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“Non si può rimanere silenti dinanzi ad una politica regionale della caccia che deve, invece, far fronte alla grave carenza di vigilanza sul territorio, e sul punto un plauso alle denunce che il Wwf ha sempre fatto, e dall’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato. Non si può fare a meno di sottolineare la gravità di alcuni fatti denunciati dal Codacons e dal Wwf ovvero “…la scoperta di un vero e proprio traffico di migliaia di uccelli di pochi grammi, la maggior parte di specie protette, trucidati da cacciatori provenienti dal Nord e poi spediti da complici locali per alimentare il piatto della “polenta e osei” ….la denuncia di cacciatori sorpresi nelle zone di divieto come i parchi nazionali, o il sequestro degli usatissimi e vietati (si fa per dire) richiami acustici per attirare le povere prede e fucilarle con facilità”.
D’accordo con l’iniziativa del Codacons secondo cui “consentire la caccia in queste condizioni appare davvero folle, anche perché in Calabria ai criminali nostrani si aggiungono quelli d’importazione che dalle regioni del nord, approfittando della stagione venatoria, invadono i nostri boschi per uccidere specie protette”.
“Rispetto alla denuncia del Codacons , anche le Associazioni Animaliste ed il Movimento Animalista – in linea con la drammatica situazione che il Wwf ha anche recentemente descritto – si vogliono mostrare solidali con le altre Organizzazioni Ambientaliste, essendo dovere della Regione tutelare la Calabria dal sempre più dal rischio sempre più grave di impoverimento del territorio e della progressiva scomparsa di tutti gli animali. Ciò che si chiede è solo di applicare la legge 157/92 – e di sanzionare chi non la rispetta – una legge che tra l’altro consente alla Regione proprio di “vietare o ridurre la caccia per sopravvenute particolari condizioni ambientali”.