All’apprendista 18enne di un centro estetico, non piaceva il trattamento sul posto di lavoro e chiama a rinforzo il padre per risolvere la questione
COSENZA – Padre e figlia minacciano e sputano la titolare di un centri estetico e il giudice li condanna. Arriva la sentenza, per G.F 51 anni e G.M., padre e figlia, per avere insieme minacciato nel 2014 T.N., colpevole secondo i due imputati di essere forse troppo severa con la giovane apprendista, al tempo diciottenne, in prova per qualche mese presso l’attività commerciale. Anni di discussione dibattimentale in cui l’avvocato chiara Penna, legale della vittima, costituitasi parte civile, ha dimostrato la colpevolezza degli imputati. I due erano stati rinviati a giudizio perchè “in esecuzione ad un medesimo disegno criminoso, in concorso tra loro, offendevano l’onore e il decoro della titolare del centro estetico e la minacciavano di un ingiusto danno nei loro confronti; più precisamente il padre indirizzava nei riguardi della vittima le seguenti paroli: “sei una mxxxx” e ancora “tenetemi che voi non sapete chi sono io! Aru postu i ti minà dopu ti mignu mò! Quannu esci da casa ti faccio trovare una bella sorpresa; ti mannu unu pè ti fa minà”, mentre la figlia proferiva la seguente espressione: “tua sorella ha detto che sono una poco di buono, falla venire che poi vediamo se lo ripete, lxxxx fxxxxx””.
Nello specifico, la 18enne dopo aver sostenuto un colloquio di lavoro, iniziò nel centro estetico la normale attività lavorativa richiesta della titolare, che però venne percepita dall’apprendista come ingiusta. Un pomeriggio di Luglio del 2014, la ragazza chiamò il padre G.M. per intervenire sul luogo di lavoro. Sul posto si presentarono il padre e una amica (che però rimaneva sulla porta) per “risolvere la questione”.
Il genitore della ragazza, dunque, una volta giunto presso il centro estetico, nonostante la presenza di una cliente attonita, prima minacciò con veemenza la titolare, avvisandola che “non sapeva con chi aveva a che fare” e successivamente, insieme alla figlia, la intimorì avvisandola che avrebbe presto trovato “una bella sorpresa”. Il tutto condito da pesanti insulti (purtroppo oggi non più perseguibili in sede penale) e sputi.
Attimi di paura terminati solo dopo l’intervento della sorella della vittima che ha messo alla porta l’uomo, avvisando di aver allertato i carabinieri.
Paura però che proseguì nei giorni successivi: la titolare del centro era puntualmente “osservata” dall’uomo all’uscita del centro estetico.
Il Tribunale di Cosenza, in composizione monocratica ha punito queste condotte tenute dagli imputati, condannandoli per il reato di minaccia al pagamento di 500 euro di multa, oltre alle spese processuali, di 2.500 euro per il ristoro dei danni patiti dalla persona offesa costituita parte civile e difesa dall’Avvocato Chiara Penna, alla quale la vittima si era immediatamente rivolta per presentare querela.
Una vicenda che somiglia ad altre più recenti, come nel caso di insegnanti ed educatori vittime di minacce e addirittura lesioni da parte di giovani figli, incapaci di accettare rimproveri, e genitori che corrono in loro soccorso in modo del tutto diseducativo.
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