Saper individuare i dettagli che sono la parte fondamentale e iniziale di un imminente attacco e pericolo. Il compito dell’operatore delle forze di polizia è essere al servizio della collettività
Si “combatte il terrorismo sociale” all’Unical con il convegno “PIN’s, Pre Attack Indicators”, la nuova “Atlantide” per una società migliore, più sicura, grazie ad una formazione adeguata, attenta, e un’informazione qualificata possono favorire la razionalità nell’affrontare una problematica di così grande impatto emotivo. A presentare il progetto del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, è stato il Direttore Centrale Anticrimine, il Prefetto Vittorio Rizzi che ha spiegato un articolato modello per la formazione delle forze dell’ordine e per gli addetti ai lavori, che attinge alle nuove scienze del campo psicologico. Tante le presenze istituzionali, dalla Procura distrettuale, per Cosenza il procuratore capo Mario Spagnuolo, per Castrovillari, il procuratore capo Eugenio Facciolla, per Paola il procuratore capo Pierpaolo Bruni; il nuovo procuratore generale della Repubblica della Corte d’Appello di Catanzaro, Otello Lupacchini; i comandanti provinciali dell’Arma e della Guardia di Finanza, rispettivamente il colonnello Sutera e il colonnello Grazioli, il comandante provinciale dei vigili del Fuoco, l’esercito, il nono corso allievi vice ispettori della polizia di Stato, il 137° corso degli allievi carabinieri. Capire l’essere umano, studiarne il linguaggio del corpo, avere la capacità di unire intuito e intelligenza per prevenire azioni che ledano la sicurezza della collettività. Questo e altro sono gli argomenti trattati dai relatori Maurizio Vallone – Direttore Servizio del Territorio presso il Dipartimento della polizia di Stato; Ercole Giap Parini, Docente Unical del Dipartimento Scienze Politiche e Sociali; Giovanni Bombardieri, Procuratore Aggiunto presso la Dda di Catanzaro; Giorgio Lo Feudo, docente Unical del Dipartimento Studi Umanistici. Le conclusioni sono state affidate al Direttore Centrale Anticrimine, il Prefetto Vittorio Rizzi.
E proprio il prefetto Rizzi ha riassunto le fasi di un convegno importante, per le forze dell’ordine tutte, che si apprestano a svolgere la propria missione in un panorama nuovo, legato alla tecnologia, alla psicologia, alla sociologia, alle tecniche sofisticate e alla rete virtuale per quello che è “la domanda” di sicurezza da parte della società che necessita di un’ “offerta” soddisfacente di tutela degli operatori di polizia. «Che cos’è Pin’s: è un docufilm , un supporto didattico di poco più di mezz’ora nel quale si esplora la comunicazione non verbale, la cosiddetta neurolinguistica – spiega Rizzi-. Quindi si cerca di esaminare tutte quelle condotte e comportamenti che possono essere predittive di un pericolo imminente. I nostri amici delle forze armate che sono presenti in aula, sono abituati a studiare i Pre Attack Indicators perché operano in teatri ostili, di guerra. La novità di questo lavoro è che noi studiamo i pre Attack Indicators invece in un teatro pacifico perché ci muoviamo nell’ambito di contesti urbani, dove l’elemento ostile va individuato e scorporato dal contesto. Oggi abbiamo sentito tante parole: conoscenza, consapevolezza, reattività, emozioni, intuito, che sono esattamente l’asse portante di questo lavoro incentrato sulla reattività: la velocità con la quale noi dobbiamo poter percepire un pericolo e questa velocità è strettamente legata ad un altro elemento, la comprensione di questo segnale.
Quindi abbiamo due elementi: comprensione e la velocità nel farlo. La sociologia centra perché il progetto madre è ispirato allo studio di un sociologo canadese che esplora la potenza del pensiero intuitivo perché il fattore tempo è strettamente legato all’intuito. E anche qui entra la psicologia con l’esplorare la connessione che c’è tra la percezione, la conoscenza e la memoria. Si studia come distinguere l’intelligenza dall’istinto, dove l’istinto è un atto concreto rivolto ad un determinato oggetto, mentre l’intelligenza è un atto di astrazione ed è consapevolezza e scelta. Cosa rende più veloce lo spazio temporale è l’intuito, che coniuga la consapevolezza dell’intelligenza con l’istinto. Abbiamo parlato di emozioni, un tema trasversale al convegno. E’ stato il nostro strumento di lavoro per come impatta sull’operatore di polizia perché noi viviamo in un contesto di emozioni. Molti aspetti vengono affrontati dalla psicologia sociale e clinica che sono relativi all’attività del poliziotto. Abbiamo pensato all’aspetto emozionale quando ci relazioniamo agli altri; pensate com’è complicato a volte controllare un’autovettura perché dobbiamo in qualche modo comprendere la reazione del soggetto che andiamo a controllare. Questo studio delle reazioni altrui nel linguaggio non verbale, le emozioni, sono state il modello didattico che noi abbiamo voluto seguire. La lingua italiana è straordinaria, riesce a utilizzare due distinti verbi, guardare e vedere; guardare è un verbo che non prevede una partecipazione emotiva; vedere è un coinvolgimento emotivo della persona. La differenza che c’è tra una semplice percezione sensoriale e una percezione realistica quella a cui cerchiamo di richiamare l’operatore di polizia nella sua attività quotidiana di controllo del territorio.
C’è una parte della polizia di Stato , 30mila uomini che lavorano nelle investigazioni giudiziarie, forense, nel controllo del territorio, nelle analisi, misure di prevenzione. Tutto questo è il mondo operativo. Ebbene è in corso un progetto nato nell’ambito della cooperazione Nato dove tenteremo di realizzare in alcuni siti sensibili una sperimentazione con sistemi che prevedano una sorveglianza avanzata , che siano in grado di individuare movimenti anomali rispetto al contesto, body scanner per individuare eventuali presenze di armi e un sensore di spettroscopia che serve ad individuare tracce di sostanze esplosive. Altre tecnologie che stiamo sperimentando nel laboratorio di polizia scientifica è la realtà virtuale: siamo la prima polizia forense che ha un teatro virtuale e la virtualizzazione è il nostro futuro: virtualizzare la scena del crimine, gli oggetti e riportarli nella scena del crimine, ma anche riportare il poliziotto in un teatro virtuale e vedere la reazione emozionale e capacità di riuscire nella riduzione del danno in un contesto operativo.
Altro tema è il Riconoscimento facciale. La macchina riconosce il soggetto perché ragiona allo stesso modo dell’uomo. E’ un po’ questo il percorso della nuova Atlantide che dovrebbe condurci ad una società migliore. Ho avuto modo di incontrare i ragazzi del 9° corso di vice ispettori ma oggi ho l’opportunità di incontrare il corpo nazionale dei vigili del Fuoco, il 137° corso degli allievi carabinieri, i colleghi delle forze armate, della Guardia di Finanza. E’ un’opportunità straordinaria. Volevo soffermarmi sul concetto di sicurezza inteso come precondizione perché ogni altra libertà possa essere esercitata. La parola sicurezza non esiste nella Carta Costituzionale. Noi abbiamo compreso il discorso di questo percorso che ci porta oggi ad essere un Paese con una democrazia forte, solida che la parola sicurezza non potrà mai esistere a discapito della democrazia sancita nel titolo primo della Costituzione. Siccome noi siamo operatori delle forze di polizia e siamo chiamati non solo a rispettare le leggi ma al richiamo della gente al rispetto delle leggi, ci dobbiamo chiedere se questo appartiene solo a un dovere, e quindi a un doverlo fare, oppure come dice il nostro Ministro degli interni “se ne vale anche la pena farlo”. Nel momento in cui noi ci accorgiamo che il titolo primo della Costituzione enuncia tutte le libertà fondamentali, in un paese come il nostro dove tutto questo fa parte del patrimonio culturale della nostra storia, noi non soltanto sentiamo che ne vale la pena ma dobbiamo essere profondamente orgogliosi di servire il nostro Paese»
I pericoli della strada, ” non farsi sorprendere, saper gestire lo stress e saper essere degli ottimi osservatori”
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