COSENZA – Le escort, il business, il pentito. L’operazione “Eldorado – la Prostituzione”, come detto dagli inquirenti, nel corso della conferenza stampa di ieri, svoltasi in questura, durante la quale il questore Alfredo Anzalone e il colonnello Francesco Ferace,
hanno illustrato l’esito degli undici arresti,
nasce nel settembre del 2010, all’indomani dell’esplosione di alcuni colpi di pistola, contro l’abitazione di una delle “donne del piacere”, in attività a Rende. I carabinieri di Rende, all’avvio delle indagini, si resero subito contro che il movente dell’intimidazione era legato all’attività “lavorativa” della vittima. La conferma degli inquirenti, venne cristallizzata, più tardi, non solo dai scontri d’intelligence dei “segugi” della squadra Mobile di Cosenza, ma dalle “cantate” di Mariano Marchiotti che, uscito dal giro “hot”, ha deciso di racocntare agli iquirenti tutto: costi, case, componenti dell’organizzazione, reclutamento delle ragazze, selezione delle scelte, messaggi pubblicitari, contatti, e tanto altro. Le “vomitate” del pentito, sono state accuratamente attenzionate dagli inquirenti che, per accertare l’attendibilità delle informazioni e la veridicità del pentito, hanno intensificato le indfagini, attraverso pedinamenti, osservazioni a distanza e intercettazioni telefoniche ed ambientali. Dal riscontro dell’attività d’intelligence è emerso il business a diversi zeri che, “gonfiava” settimanalmente i bilanci della “società per azioni” del piacere. In più di un’occasione, infatti, carabinieri e polizia “sintonizzandosi” sulle frequenze delle spie piazzate nei telefoni e negli ambienti “spinti” hanno ascoltato le cifre che durante gli incontri clienti e mediatori fissavano per il divertimento sessuale più sfrenato, accaparrandosi le prestazioni delle ragazze d’esperienza e d’alta classe, pronte a regalare emozioni indimenticabili tra lenzuola e e seducenti spettacoli osè. Il materiale acquisito ha convinto gli inquirenti, dopotre lunghi anni d’indgine, ha dare il via al blitz, disarticolando l’spa del sesso. Il resto dellastoria è legato ai ruoli apicali della associazone a delinquere, tenuta in mano da Mario Franco, pregiudicato del ’46 e da M.E., ex maresciallo dell’Arma. Mentre il primo, Franco, si occupava delle ragazze, suddividendole, in base al loro “curriculum” in prostitute di classe e belle di notte e di giorno per necessità, fissando prezzi differenti: la carne delle prime, era in vendita a 520 euro, quasi un “all inclusive”, dove nella spesa, oltre alla prestazione sessuale, rientrava anche la percentuale delle ragazze e le “provvigioni” dei “papponi”, le seconde, infatti, classificate come “merce” meno privilegiata e sofisticata, per ragioni di “curricula” erano vendute a cifre più abbordabili per tutte le tasche. Una “sveltina” con le “ragazze del piacere di serie B” o con la carne in vendita all'”outlet del sesso” variava dalle 50 alle 70 euro. Non solo le escort di classe, potevano contare anche su una perfetta organizzazione gestionale del “mercato”, che nel pacchetto tutto incluso, prevedeva anche la possibilità di “trasferte”, con tanto di autista, nonchè l’opportunità di “offrire” ai facoltosi clienti, lavoretti extra, anche fuori dall’orario di servizio, senza passare dalla lista degli appuntamenti, solo in cambio di un “pagamento” anticipato e senza possibilità di sconti. Le manette ai polsi degli undici indagati, suddivisi tra detenzione in carcere, arresti domiciliari e misura restrittiva dell’obbligo di firma, non pongono fine all’inchiesta che, non è da escluderlo, prdurrà a breve ulteriori novità. Nell’attesa di scoprirlo, c’è un’unica certezza: la città nascosta del sesso ha chiuso le porte, senza il cartello affisso “si prega di non disturbare”.Ora si attende che gli arrestati, compaiano davanti al gip.