COSENZA – Lo sfogo di un cittadino nauseato dalle condizioni lavorative che i calabresi, ancora non emigrati altrove, sono costretti ad accettare per sopravvivere.
”“È l’astuzia e non l’intelligenza che divora l’ignoranza” cosi recitava Edoardo nel Sindaco del Rione Sanità, assurgendo la difesa degli ignoranti. L’umanità – scrive Alberto De Luca in una lettera al nostro quotiano – per De Filippo è composta di due categorie: gente in buona fede e gente in malafede. Al grande drammaturgo quelli in malafede stavano antipatici e anche chi gli diceva di farsi i fatti suoi. Bisogna dare atto dei passi giganteschi che sta facendo la civiltà, la tecnologia e l’industria, ma quando tutto questo avviene a spese degli indigenti, bisognerebbe fermarsi a riflettere. La lezione del teatro di Edoardo è di lottare fino alla fine pur di proteggere i più bisognosi, ma questo comportamento è veramente risolutorio? Nel mondo odierno, in cui si manifesta ancora lo sfruttamento e la schiavitù degli uomini, sembrerebbe proprio di no. La questione non riguarda soltanto le migliaia di anime che sbarcano quotidianamente sulle coste siciliane e calabresi, ma concerne soprattutto la stragrande maggioranza di persone che in queste regioni vivono senza un lavoro o svolgendo un’occupazione precaria.
È nelle maglie del precariato – continua De Luca – che si sviluppano le condizioni di sfruttamento e schiavitù, in cui sono costretti molti operai specialmente del settore agricolo e manifatturiero. Le ultime notizie di cronaca ci riportano alla memoria i lavoratori stagionali della piana di Sibari, di Gioia Tauro-Rosarno, e di Cirò-Crotone, ma il fenomeno riguarda anche altre realtà apparentemente in regola, basterebbe percorrere tutta la valle del Crati – dal Pollino all’Aspromonte – per scoprire che si tratta di un fenomeno assai più ampio. Condizioni di lavoro da terzo mondo, in alcuni casi senza nessun contratto di lavoro, in assenza delle più elementari norme igieniche e di sicurezza, con orari di lavoro spesso estenuanti e scarsamente retribuiti. Edoardo avrebbe detto: “Carogne, quando parlo io, statevi zitti” e aggiunto anche che chi nega i diritti dei lavoratori e li sfrutta come schiavi è un verme, la schifezza degli uomini e l’immondizia. In tempo di fame tutto è lecito tranne il fatto di trasformare i bisognosi in schiavi al servizio d’imprenditori capi bastoni o assoggettati alle faide mafiose del territorio”.