Quando il gioco diventa patologico, anche a Cosenza la crisi economica fa lievitare la ludopatia

COSENZA – Un vizio che si trasforma in dipendenza. 

Fenomeno sociale diffuso, poco conosciuto, la ludopatia sta diventando una vera e propria piaga sociale. Una dipendenza che porta a rovesci finanziari, compromissioni dei rapporti sociali, divorzi, perdita del lavoro e prosciugamento di ingenti risorse economiche. Si tratta di persone con le stesse caratteristiche dei tossicodipendenti, in quanto le dipendenze, purtoppo, sono tutte uguali. Cambia la sostanza ‘stupefacente’, cambia la modalità di assunzione, ma l’approccio è sempre quello. A spiegarlo, dal punto di vista tecnico, è Roberto Calabria, dirigente medico del SerT di Cosenza. “Per ludopatia – chiarisce Calabria – si intende l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse. Nonostante l’individuo sia consapevole di tutto ciò che comporta. E’ una condizione che può arrivare a distruggere una vita perchè durante i periodi di stress, di depressione, quando c’è una forte carenza di lavoro l’urgenza di dedicarsi al gioco diventa incontrollabile ponendo il soggetto a rischio di gravi conseguenze personali e sociali.

 

La crisi economica sicuramente ha favorito l’espandersi della ludopatia. Le cause dell’insorgenza – afferma – sono legate ad un insieme di fattori genetici ed ambientali. Tra i maschi il disturbo inizia negli anni dell’adolescenza, mentre tra le donne si sviluppa più tardi tra i 20 e i 40 anni. Tocca dal 2 al 4% degli italiani e rappresenta un problema di salute pubblica. E’ definito un disturbo del comportamento, rientrante nei disturbi del controllo dell’impulso come nella tossicodipendenza. Il giocatore d’azzardo patologico infatti mostra una crescente dipendenza aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, nelle sale, trascurando la sua vita normale: la famiglia, il lavoro, gli affetti. Il gioco d’azzardo on line, con schede prepagate, peggiora la situazione, è come un’evoluzione in cui si può giocare da casa con questo rituale solitario in cui si dà sfogo a questo comportamento compulsivo che porta all’isolamento attivando un pericoloso circolo vizioso in cui òe persone pensano solo a quello come i tossicodipendenti. In corso di ludopatia si possono poi facilmente sviluppare altre dipendenze, in quanto questa patologia stimola l’assunzione di droghe.

 

Qui a Cosenza dal punto di visto telefonico sono davvero tante le persone che si sono rivolte al nostro sportello, in terapia invece abbiamo una cinquantina di persone. In molti, però, si rivolgono ai servizi di salute mentale, non essendo ancora molto chiara la normativa in materia. C’è un po’ un fai da te nei serrvizi pubblici, che ben venga, purché si faccia. Con il d.lgs. n. 158 del 2012 la ludopatia era stata inserita nei livelli essenziali di assistenza, i famosi Lea, stabilendo processi di prevenzione, cura e riabilitazione. Ancora però stiamo aspettando che vengano ratificate le modalità operative. In mancanza di una normativa specifica siamo in attesa di sapere cosa dobbiamo fare. Per ora quando arrivano qui persone affette da ludopatia gli facciamo un colloquio, valutiamo il caso e prendiamo tempo mantenendo i contatti. Prima facevano dei gruppi, unità multidisciplinari composti da un medico, un educatore, un assistente sociale, uno psicologo che analizzano il caso insieme all’utente e a un suo familiare o referente. Adesso siamo fermi in attesa che la legge definisca gli iter da seguire”. 

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