Progettavano attentato contro il pm Bruni. Blitz contro il clan degli ‘zingari’, 20 arresti

COSENZA – Un’operazione contro cosche del Cosentino è scattata all’alba.

Nel mirino della squadra mobile e dei carabinieri del nucleo investigativo di Cosenza il cosiddetto ‘clan degli zingari. Il blitz è in corso con l’esecuzione di 20 provvedimenti cautelari nei confronti di soggetti ritenuti organici al gruppo criminale chiamato degli “zingari”, attivo nell’area urbana di Cosenza, Rende e Paola. Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso estorsione e traffico di droga.

 

Tra i destinatari delle ordinanze cautelari anche il reggente della cosca degli “zingari”, Maurizio Rango, che due giorni fa era stato già sottoposto a fermo dai carabinieri per concorso in omicidio, porto e detenzione di armi e occultamento di cadavere nei confronti di Luca Bruni, scomparso il 3 gennaio del 2012 e non più ritrovato. Un delitto che, secondo gli investigatori, aveva sancito a Cosenza il “patto federativo” con la cosca cosiddetta “degli italiani”, il cui “reggente”, Mario Gatto, è stato arrestato la scorsa settimana.

 

Le indagini per la parte condotta dai carabinieri del Reparto operativo di Cosenza e della Compagnia di Paola, hanno accertato l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso, attiva a Cosenza, nei comuni vicini e nel basso Tirreno cosentino, denominata “Rango-Zingari”, che, pur avendo stretto un patto federativo con altri due sodalizi criminali operanti nella stessa area, ha imposto la propria egemonia, soprattutto per le estorsioni, utilizzando le armi per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche e di appalti pubblici, nonché l’occupazione abusiva di alloggi popolari per rivenderli. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro.

 

Secondo le indagini la cosca degli “zingari”, era quella che stava progettando un attentato nei confronti del pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni. E’ la convinzione degli investigatori che, pur non contestando a nessuno degli arrestati fatti specifici – sulla vicenda indagano i magistrati di Salerno – avrebbero comunque individuato la cosca come quella che, secondo quanto riferito da un detenuto alla polizia penitenziaria, stava organizzando l’attentato. Intanto, secondo quanto si è appreso, una “talpa” avrebbe informato la cosca degli “zingari” dell’operazione di questa mattina; una circostanza di cui aveva parlato il detenuto che aveva riferito anche del progetto di attentato ai danni del pm Pierpaolo Bruni e che sarebbe confermata dal fatto che risultano irreperibili quattro persone, tra cui due boss, mentre anche alcuni indagati in libertà – per i quali non è stata emessa l’ordinanza – avrebbero fatto perdere le loro tracce.

 

Il progetto di attentato al pm Bruni

Secondo il racconto fatto dal detenuto, l’attentato contro Bruni sarebbe stato pensato da cosche della ‘ndrangheta del crotonese, del cosentino ed anche di Lamezia Terme per la pressione esercitata dal magistrato che ha coordinato diverse inchieste sul territorio. L’attentato, ha riferito il detenuto, avrebbe dovuto essere portato a termine nelle vicinanze di una galleria lungo la strada statale 107 percorsa dal magistrato per recarsi a Cosenza in occasione delle udienze di processi contro esponenti della criminalità organizzata. La fonte ha anche dato una descrizione della galleria che è stata verificata come reale dagli investigatori. Il detenuto ha anche fornito informazioni sul tipo di auto usata dal magistrato e sull’identità dei suoi uomini di scorta. Bruni ha già subito intimidazioni, minacce ed è stato al centro di altri progetti di attentato. Da anni è in prima linea nella lotta contro le cosche della ‘ndrangheta di Crotone, Vibo Valentia e Cosenza. Recentemente si è occupato delle procedure per l’applicazione del regime detentivo del 41 bis nei confronti dei maggiori boss calabresi.

 

Il ‘giro’ di vendita delle case Aterp e le estorsioni

Alcuni degli indagati occupavano abusivamente gli alloggi dell’Aterp temporaneamente disabitati anche se regolarmente assegnati, per rivenderli ad ignari acquirenti. In un caso il legittimo affittuario di un appartamento è stato minacciato di morte per indurlo a lasciare la casa. La squadra mobile di Cosenza, inoltre, ha accertato oltre venti episodi estorsivi nei confronti di imprenditori e commercianti di Cosenza e Rende. Le vittime, dopo essere state minacciate subivano atti incendiari, danneggiamenti con armi da fuoco e percosse. Molti di questi episodi sono stati filmati dalla Polizia di Stato. Sono stati arrestati anche gli autori di un attentato compiuto nei confronti di una pizzeria di Cosenza. In quell’episodio, che risale al giugno del 2013, gli arrestati spararono ad altezza d’uomo nei confronti di un dipendente del locale. E’ stato accertato anche che in una occasione, gli indagati, forse ispirati dalla filmografia sulla criminalità, hanno accompagnato una vittima, restia a pagare il “pizzo”, al cospetto del capo clan Franco Bruzzese, oggi detenuto ma all’epoca latitante, per costringerlo a pagare. Estorsioni a commercianti ed imprenditori di Cosenza e Paola sono state accertate anche dai carabinieri. Il titolare di un negozio di autoricambi ha subito almeno 4 intimidazioni. In un caso, gli indagati rubarono un’auto e dopo averla parcheggiata davanti all’esercizio, la incendiarono. 

 

La gestione dei parcheggi abusivi

A Cosenza, anche i parcheggiatori abusivi erano costretti a pagare il pizzo. Secondo quanto emerso dalle indagini, la cosca “Rango-Zingari” avrebbe imposto all’organizzatore dei parcheggiatori di inserire uomini di proprio fiducia che dovevano essere retribuiti con 50 euro al giorno ciascuno.

 

GUARDA IL VIDEO DEL BLITZ NELLA NOTTE (fonte: Vocetv canale 90)

 

GUARDA IL VIDEO DELL’ATTIVITÀ’ INVESTIGATIVA (fonte: News & Com)

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