COSENZA – Restano occupati l’Istituto Industriale di via Popilia, l’IPSIA di via degli Stadi e l’istituto Alberghiero.
Dopo le mobilitazioni studentesche scattate il 10 Ottobre scorso, continua la protesta che ha coinvolto gli istituti scolastici cosentini. Ieri il prefetto Gianfranco Tomao ha chiamato a raccolta il questore Liquori, il comandante dei carabinieri Brancati, il procuratore Granieri e il comandante della Guardia di Finanza Colella, per fare il punto della situazione. Gli studenti intanto proseguono nel rivendicare i propri diritti. “Non vogliamo essere criminalizzati, – afferma uno degli attivisti del Collettivo Autonomo Studentesco – le nostre scuole stanno diventando paleste per disoccupati e non lo accettiamo. Siamo scesi in piazza il 16 Ottobre insieme al comitato Prendocasa, agli universitari, al Comitato Ambientale Presilano proprio perchè la nostra lotta non si vuole fermare alle problematiche delle scuole, ma esporre una critica più ampia alle nefandezze compiute da Scopelliti a Renzi”.
La situazione più ‘calda’ pare essere quella del Liceo Scientifico Fermi dove anche i sindacati si sono schierati a favore di studenti ed insegnanti. Dichiarato lo stato d’agitazione, la preside del liceo nota per aver indetto corsi a pagamento all’interno della scuola e istallato sistemi di videosorveglianza in ogni dove, continua il suo operato. “E’ in perfetta linea con quello che vuol fare Renzi – spiega l’attivista – far entrare i privati nelle scuole. Non sarebbe il primo episodio a Cosenza visto che al Pitagora poco tempo fa i libretti delle giustificazioni erano stati sponsorizzati da una nota ditta di torrefazione caffè cosentina. La Digos procede con le identificazioni, ma nessun istituto è stato sgomberato con l’intervento delle forze dell’ordine. I più accaniti sono i presidi preoccupati più dal perdere i fondi Por che non dal fornire un’istruzione di qualità che possa consentire un reale inserimento nel mercato del lavoro. Importa più comprare una lavagna interattiva, accaparrandosi i finanziamenti pubblici emettendo fatture da capogiro, che non evitare che i calcinacci crollino sulle teste degli alunni. Noi protestiamo per questo non per ritardare le lezioni'”.