COSENZA – Triste avventura per il titolare di un bar di via Panebianco.
L’esercente ha deciso di scrivere alla Procura di Cosenza per tutelarsi. L’uomo, proprietario di un bar pasticceria, dagli inizi del mese di agosto avrebbe iniziato a rilevare notevoli differenze tra gli incassi e la merce venduta. Mancavano i gelati, ma i soldi in cassa non c’erano. Neanche il registratore di cassa dava riscontri di tutta la merce mancante. Informato il personale, ha quindi iniziato a visionare le registrazioni del sistema di videosorveglianza posto all’interno e all’esterno del bar.
“Dai filmati – spiega il titolare – mi sono reso conto che effettivamente la nostra cassiera, metteva in atto della manovre a dir poco strane. Serviva gelati e caffè senza riceverne il relativo pagamento, utililzzava più volte il medesimo scontrino oppure non consegnava affatto lo scontrino intascando, dunque, direttamente la somma pagata, batteva scontrini di importi inferiori e metteva in tasca la differenza e, comunque sistematicamente, prelevava denaro dalla cassa senza alcuna giustificazione”.
Le immagini, pur essendovi tra i due, entrambi ultracinquantenni, un solido rapporto di stima ed amicizia hanno fatto decretare all’esercente di interrompere il rapporto lavorativo. L’uomo avrebbe quindi telefonato la dipendente che si sarebbe poi presentata all’appuntamento insieme al suo compagno. I due pur mostrandosi consapevoli della gravità della situazione avrebbero quindi convinto l’imprenditore a non pretendere le dimissioni, ma a fargli sottoscrivere il licenziamento per giustificato motivo oggettivo. L’escamotage avrebbe così consentito alla donna di non perdere l’indennità di disoccupazione.
Non contenta dell’accordo stipulato, la cassiera a distanza di un mese ha citato in giudizio l’ex titolare impugnando il licenziamento ‘in quanto privo di giustificato motivo’. L’episodio ha quindi indispettito l’esercente che subito provveduto a denunciarla per furto ed appropriazione indebita. Una denuncia che l’imprenditore non aveva inizialmente presentato proprio in virtù di quel colloquio in cui, la donna con il compagno, chiedevano di glissare sull’evento che altrimenti avrebbe pregiudicato per la cassiera la possibilità di poter trovare un altro lavoro.