Omicidi Calvano e Marchio: dieci anni e tre mesi per il collaboratore di giustizia Dedato; ergastolo per Cicero.
COSENZA – Dieci anni e tre mesi di reclusione per il collaboratore di giustizia Vincenzo Dedato e l’ergastolo per Domenico Cicero. Con questa condanna definitiva, a seguito di quella inflitta ad Ettore Lanzino, si è conclusa ieri la vicenda processuale denominata “Terminator 2”, riferita agli omicidi Calvano e Marchio. Si tratta degli omicidi che bagnarono di sangue le strade di Cosenza e provincia, sul finire degli anni ’90. Una lunga scia di crimini che, a detta degli inquirenti, era collegata da logiche mafiose. “Fine pena mai”, dunque, per Domenico Cicero; stabilita dalla suprema corte di Cassazione nel processo che lo vedeva imputato di due omicidi.
La corte ha rigettato il ricorso di Cicero (accusato di omicidi pluriaggravati di Calvano e Marchio e violazione delle normative sulle armi) e altresì quello di Dedato (per i reati di estorsione); confermando le condanne. La vicenda giudiziaria, tuttavia, ha vissuto due fasi. Nel primo processo d’Appello l’uomo ritenuto a capo della cosca operante nella città vecchia fu assolto, ma quasi un anno fa la Corte di Cassazione annullò con rinvio la sentenza precedente, confermando invece il “fine pena mai” (il primo ad essere definitivo) a Ettore Lanzino. Nelle motivazioni si legge: “la Corte d’Assise d’Appello non aveva tenuto conto, assolvendo Cicero, dai predetti delitti di omicidi, che lo stesso non solo aveva partecipato alla decisione di uccidere Calvano e Marchio, ma aveva mantenuta ferma la disponibilità a contribuire alla realizzazione dei suddetti omicidi, dell’esecuzione dei quali, tra l’altro, avrebbero tratto vantaggio sia lui che il suo gruppo, poichè l’eliminazione dei Calvano e Marchio era stata decisa al fine di consentire ai due gruppi alleati di spartirsi anche i proventi delle estorsioni che i due predetti stavano gestendo in proprio”. La difesa di Cicero, ovviamente, ricorrerà in Cassazione per il verdetto finale.
Marcello Calvano, figura storica della criminalità organizzata di San Lucido, venne ucciso nell’agosto del 1999, proprio nel suo “regno” mentre era sul suo motorino. Il successivo novembre toccò a Vittorio Marchio, il “bandito in carrozzella”, freddato sotto casa a colpi di pistola nel quartiere di Serra Spiga. Con la sentenza di ieri, si chiude dopo anni, la fase processuale sugli omicidi Calvano e Marchio.