In Calabria esistono rari casi di “buona accoglienza”: uno di questi è proprio a Cosenza

Il Centro di Accoglienza Straordinaria “Casa San Martino”, ubicato ai piedi del Castello Svevo di Cosenza, visitato da LasciateCiEntrare, mostra uno dei rari casi di buona accoglienza.

 

COSENZA – “Nei meandri del perverso sistema di accoglienza italiano, dove succede che l’ordinario diventi straordinario, dove le persone accolte vivono in una dimensione di indeterminatezza e di servizi scarsi e inesistenti, e in cui l’ottenimento dei più elementari diritti umani appare la più sorprendente delle concessioni, esistono rari casi di “buona accoglienza”. Esistono, cioè, strutture in cui vengono garantiti i servizi previsti da tutte le direttive e da tutti i capitolati ministeriali, e in cui l’erogazione di tali servizi non è alternativo alla cura dell’aspetto umano e relazionale. Pare essere questo il caso del Centro di Accoglienza Straordinaria “Casa San Martino”, ubicato ai piedi del Castello Svevo di Cosenza.”

A far visita al Centro e i suoi abitanti e descrivere la realtà che vivono, la Campagna LasciateCiEntrare, delegazione costituita da Luca Mannarino, Francesco Formisani, Fabrizio Liuzzi, Marco Ascrizzi. “Il centro – raccontano in un dettagliato report – inizialmente nato come casa famiglia, è aperto da circa 3 anni e a gestirlo è la cooperativa sociale “La Terra”. Si tratta di una villetta su due piani, con giardinetto e orto ben curati all’esterno. Chiediamo subito di poter parlare con qualcuno dei gestori del centro e ad accoglierci sono i 5 operatori presenti, i quali, molto cordialmente, ci invitano ad entrare nella struttura. Alcuni di noi decidono, dunque, di entrare e confrontarsi con loro mentre altri si soffermano a discutere all’esterno con i ragazzi ospitati.

Attualmente sono presenti 14 uomini adulti. La gran parte di loro è regolarmente iscritta al SSN ed è in possesso della tessera sanitaria. Gli unici ad esserne sprovvisti sono tre richiedenti asilo arrivati nella struttura da pochi giorni e quattro in attesa di ricevere il modello C3 dalla questura da circa 6 mesi. Gli operatori si dicono sconcertati e preoccupati dell’assurdo provvedimento adottato dall’ASP provinciale che prevede come screening iniziale solo il test di Mantoux (test utile per valutare l’eventuale presenza del microbatterio della tubercolosi), in barba all’art. 32 della Costituzione e a tutte le vigenti normative in materia di sorveglianza sindromica, diagnosi delle patologie infettive e prima assistenza sanitaria.

Dal punto di vista legale gli ospiti sono seguiti da 3 avvocati diversi, scelti in autonomia. Tutti coloro i quali hanno ricevuto il modello C3 sono stati in audizione presso la Commissione Territoriale competente e sono stati supportati dagli operatori preposti nella ricostruzione della memoria personale. Per quanto riguarda il corso di italiano, ci dicono che è stato istituito un Protocollo d’intesa con la scuola secondaria di primo grado “Tommaso Campanella” di Cosenza, dove gli ospiti seguono corsi pomeridiani, mentre due mattine a settimana i ragazzi seguono un corso di alfabetizzazione all’interno del centro. Nel tempo libero, si organizzano laboratori artigianali e attività agricole nel piccolo orticello antistante la struttura.

Lasciateci entrare2

I pocket money, ci riferiscono, sono erogati regolarmente e sotto forma di denaro contante. Il menu giornaliero è stato concordato con i richiedenti asilo e spesso sono gli stessi a cimentarsi nella realizzazione di piatti tradizionali dei loro paesi di origine, cucinando insieme agli operatori nella piccola cucina presente all’interno della struttura. Al termine del colloquio gli operatori ci invitano a visitare il resto della struttura. Al piano superiore sono presenti, oltre alla sala da pranzo/cucina, un piccolo ufficio, 3 stanze da letto (con 3/4 posti letto ciascuna) e due bagni. Al piano inferiore è presente una sala adibita a laboratorio, all’interno della quale fanno bella mostra le creazioni realizzate dai ragazzi, e in cui è presente una piccola libreria e 3 computer, un’ulteriore stanza da letto, una dispensa, una lavanderia e un deposito per i saponi e gli articoli per l’igiene personale. Ci assicurano che gli alimenti, così come i saponi e i capi di abbigliamento vengono erogati regolarmente agli ospiti ogni qualvolta gli stessi ne facciano richiesta. Riferiscono che, ad ogni cambio di stagione ne vengono acquistati di nuovi, anche se, nei limiti del possibile, si cerca di esaudire le richieste al di fuori di queste finestre temporali.

All’esterno ci imbattiamo in un ragazzo intento a realizzare un divano con pallet usati, mentre altri giocano a ping-pong. Il racconto reso dagli operatori appare concorde con quanto riferito dai ragazzi, i quali lamentano solo l’estrema lentezza nel conseguimento dei documenti. Andiamo via all’ora di pranzo, inebriati da un magnifico profumo di spezie sapientemente mescolate e piacevolmente colpiti dal clima familiare che si respira all’interno della struttura. Andiamo via con la rinnovata convinzione che una buona accoglienza è sicuramente possibile, al netto di ciniche logiche imprenditoriali, infondati sistemi emergenziali e spudorate connivenze istituzionali.”

 

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