In questa Calabria ormai affidata all’improvvisazione ed alla mancanza di certezze, a farne le spese continuano ad essere i più deboli, nonostante l’impegno costante di un “esercito” di volontari che nonostante tutto assicura giornalmente prestazioni anche indispensabili.
A protestare sono i responsabili delle strutture per disabili che denunciano, in un documento l’assenza di una politica regionale che va sempre più ad assottigliare lo stato sociale. In particolare, i responsabili dei centri diurni calabresi per disabili scrivono al presidente Renzi sottolineando come queste strutture, per molte famiglie, rappresentano la “salvezza”. Di seguito le dichiarazioni dei presidenti di queste strutture, baluardi e faro per le famiglie e per gli stessi disabili contenute in un documento:
“La legge regionale- dichiara Antonio Castiglione, rappresentante del Centro Diurno San Biagio di Camigliatello silano- ci riconosce una retta di 26 euro al giorno per ogni utente, corrispondente alle vecchie 50 mila lire mai effettivamente rivalutate o adeguate all’aumento dei costi della vita”. Di contro, infatti, la Regione ha chiesto alle strutture allineamenti alle normative in vigore pretendendo l’assunzione del personale operante, adeguamenti strutturali degli immobili, adeguamenti alle normative di sicurezza sul luogo del lavoro, formazione delpersonale con evidente aumento dei “Nel 2009- prosegue Candida Tucci del Centro Diurno Villa Mimosa, a Rovito- un Assessore Regionale alle Politiche Sociali propose e realizzò un aumento della retta per tutte le tipologie di strutture operanti nel sociale e il nostro settore, per disabili, passò ad una retta di 30 euro. Si chiariva, però, che l’incremento delle rette dovesse essere sostenuto con fondi sociali europei e, per gli anni successivi, implementato come voce di bilancio”. Purtroppo, lo ricordano le citazioni dei nostalgici, tutto è sempre troppo breve quando si è vicini alla felicità! “Nel 2010- prosegue Tucci- venne revocato dalla nuova giunta regionale e la stranezza fu che la revoca dell’aumento della retta venne decisa solo per le strutture per disabili e non per le altre strutture operanti nel sociale”. Insomma, un grande gesto di sensibilità che ha fatto seguire, ovviamente, al danno la beffa: “Nel patto di stabilità si inclusero le strutture socio assistenziali con gravi conseguenze sulla tempistica dei pagamenti di rimborso rette. La situazione economica rimane sempre grave e sempre più precaria”. E, come spesso accade, sopravvive a fatica senza risposte né confronti. “Eppure- conclude-facciamo parte di una mappatura dei servizi stabilita proprio dalla Regione Calabria. Verso di noi solo indifferenza”. L’attuale governo regionale ha istituito Fondazione Calabria Etica, ente che ha il compito di verificare regolarità e conformità strutturali ai principi di legge delle strutture socio assistenziali “private” presenti sul territorio calabrese. Verificato lo “stato dell’arte”, l’ente ha erogato una serie di prescrizioni da realizzare entro 18 mesi, pena la decadenza dall’autorizzazione regionale e dall’accreditamento. Un altro onere a carico delle strutture che fa sorgere, spontaneamente, una domanda: “Come fanno le strutture ad adeguarsi a tali prescrizioni se versano in condizioni economiche così precarie da non potere più mantenere il personale in forza?” Dopo la denuncia l’appello: “Diventa quasi disperata la richiesta di aiuto, non solo da parte dei singoli centri, ma anche da parte di chi è colpito dal problema: famiglie e disabili stessi. Sono stanchi di ripetere che la disabilità non è lontana da chi finge di non comprenderla. Sono i cosiddetti “normali”, infatti, a causare, con l’indifferenza, la peggiore delle malattie”.
Noi facciamo nostra l’appello e ci uniamo al grido disperato delle famiglie e degli operatori