Cosenza, pronto per l’inaugurazione il ‘parcheggio di Franco Muto’. Ecco cosa raccontano i ‘pentiti’

Piazza Bilotti, secondo quanto accertato finora dalla magistratura, sarebbe frutto di accordi tra imprenditoria e criminalità organizzata.

 

COSENZA – Non è un pesce d’Aprile. Domani, finalmente, il parcheggio di Piazza Bilotti sarà inaugurato. Negli ultimi mesi, dopo anni di ‘anomalie’ dalla perizia idrogeologica copia-incolla ai lavoratori non retribuiti, la magistratura ha inteso far luce su presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nella realizzazione dell’opera. L’operazione Cinque Lustri ha acceso i riflettori sull’impresa Barbieri che si è aggiudicata gli appalti pubblici piu’ importanti della Provincia di Cosenza: aviosuperficie Scalea, impianto di risalita Lorica Sky e, appunto, la riqualificazione di Piazza Bilotti. Un progetto da quindici milioni di euro che assicura all’azienda, peraltro l’unica ad aver partecipato alla gara (sotto forma di ATI Bilotti Parking Srl), gli introiti degli abbonamenti e dei ticket dei 306 posti auto del parcheggio, del museo virtuale (ancora inesistente) e di tutte le eventuali attività che si svolgeranno nella piazza per i prossimi 28 anni. La consegna del parcheggio è avvenuta con circa due anni di ritardo ed un sequestro delle quote societarie della ditta Barbieri. Un provvedimento scattato proprio a seguito di indagini sulla riqualificazione di quella che per molti è ancora Piazza Fera, di cui l’attuale dirigente del Settore Infrastruttue e Mobilità del Comune di Cosenza Francesco Converso dal 2016 risultava essere Responsabile Unico del Procedimento.

 

I RAPPORTI TRA L’IMPRESA BARBIERI E IL CLAN MUTO

 

Ecco cosa scrive il gip Giovanna Gioia del racket sull’appalto di piazza Bilotti che ha portato all’arresto di  Giorgio Ottavio Barbieri, Massimo Longo, Davide Berncardino, Angelina Corsanto, Giuseppe Antonuccio e Mario Piromallo. “Mario Piromallo e Giuseppe Caputo sono accusati di avere, in concorso tra loro, compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a farsi consegnare somme di denaro imprecisate, mediante minaccia di ritorsioni sottesa alla riferita appartenenza al ‘clan cosentino’. I due – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – presentandosi  quali responsabili dell’epoca, a piede libero, 17554680_1920975351521791_888390195_ndell’organizzazione “‘ndranghetistica cosentina, a Longo Massimo uomo di fiducia di Barbieri Giorgio Ottavio, e Gelsomino Franco,  autista del Barbieri, richiedevano denaro per i lavori in corso di realizzazione da parte della Barbieri Costruzioni Srl a Cosenza in Piazza Bilotti, lasciando intendere, appunto in ragione della loro qualità ‘ndranghetista e del territorio in cui venivano svolti i lavori, la possibilità di ritorsioni. Nessun danneggiamento sembrerebbe però essersi verificato nel corso dei lavori grazie all’intervento di  Morabito Giorgio e Muto Franco boss delle omonime cosche.

 

Le indagini svolte – è scritto nel dispositivo – consentono, dunque, in maniera evidente di escludere che possa parlarsi del Barbieri e delle sue aziende quale imprenditore sottomesso alle pretese criminali dei clan. Il tenore delle conversazioni, quanto emerso circa le costanti e sistematiche rimesse economiche che l’imprenditore svolge in favore della cosca Muto,  fanno  ritenere come in realtà abbia svolto i rapporti, appunto, con la cosca Muto a proprio favore, utilizzando addirittura il riferimento alla cosca, e l’evocazione della stessa, nel proprio interesse economico. Sembrerebbe vi fosse una vera e propria partecipazione dei Muto agli utili della sala slot Clogo di Cetraro, gestita da Longo per conto di Barbieri. Il clan inoltre è risultato monopolizzatore, nel Tirreno cosentino, di tutte  le attività relative al pescato, dalla pesca in mare alla distribuzione commerciale, si relaziona con il Barbieri e con le sue aziende in maniera completamente  diversa rispetto agli altri suoi interlocutori, quali i pescatori e i rivenditori”.

I FAVORI DEL CLAN MUTO ALLE IMPRESE DEL GRUPPO BARBIERI

 

I trasferimenti di denaro, secondo il gip, avvengono sotto forma di vincite della sala slot a favore di Isabella Le Piane, casualmente sempre in concomitanza di incassi della Barbieri per lavori pubblici. Ma c’è di più. Ecco un esempio. “La società che gestisce l’Hotel delle Stelle (riconducibile al gruppo Barbieri) – si legge nell’ordinanza – beneficia nelle forniture del pescato da parte della cosca Muto di scontistica e di tempistica di pagamento, a nessun altro imprenditore o azienda praticati (EuroFish riservava a Hotel delle Stelle non solo il pagamento del pesce da un anno all’altro, trattamento che non veniva riservato a nessuno, ma anche lo sconto di 0,30-0,50 centesimi al chilogrammo per ogni prodotto venduto), che, evidentemente, mal si conciliano con la figura di imprenditore vittima della pressione ‘ndranghetistica sul Parcheggio di Piazza Bilottiterritorio. Basti pensare a quei pescatori cui risulta, invece,  essere imposto non solo il  prezzo di vendita del pescato ma addirittura la quantità di pescato stesso, costringendoli a volte a gettare a mare il pesce pescato oltre le quantità indicate.

 

Da quanto emerso, deve dunque ritenersi che il Barbieri si pone non come semplice prestanome della cosca ‘ndranghetistica dei Muto, ma si relaziona con la stessa su un piano paritario di interessi comuni che consentono all’imprenditore, che sistematicamente apporta importanti flussi economici alla cosca contribuendo così al suo mantenimento ed alla sua affermazione, di svolgere la propria attività non solo nel territorio controllato criminalmente dalla cosca di riferimento, e cioè Cetraro e territori vicini, ma addirittura in territori diversi. In questi territori, proprio grazie alla sua qualità di imprenditore di riferimento della cosca Muto, gli viene consentito di operare nonché di beneficiare di “agevolazioni” nel trattamento riservatogli dalle cosche del territorio e riesce a ridimensionare le pretese estorsive per il tramite dell’intervento di Franco Muto. Il rapporto si basa sulla garanzia di intervento della cosca per la soluzione in favore dell’imprenditore e delle sue aziende di problematiche di natura economica come criminale, dall’altro, sulla stabile compartecipazione della stessa cosca ai proventi d’impresa generati da Barbieri”.

PIAZZA BILOTTI: UN AFFARE TRA MUTO, PATITUCCI E MORABITO

 

“La gestione dell’appalto di piazza Bilotti sarebbe stato deciso a Cosenza nel corso di un incontro tra Barbieri con Muto, Patitucci e Morabito coinvolgendo quindi anche la ‘ndrangheta cosentina il che spiegherebbe la presenza dell’esponente di spicco del clan Lanzino. Nel gennaio 2016 Massimo Longo cercava, urgentemente, un contatto con Giorgio Barbieri, che era in vacanza a Lorica perché stava ricevendo pressioni da parte di esponenti della criminalità organizzata cosentina in relazione all’appalto di piazza Bilotti. L’imprenditore Barbieri insieme a Giorgio Morabito convoca Longo a Villa Fabiano per farsi spiegare chi dei cosentini gli aveva richiesto denaro a titolo estorsivo per piazza Bilotti. Dopo l’incontro non sono state più rilevate ingerenze della criminalità organizzata cosentina nei lavori di Piazza Bilotti. Longo, braccio destro dell’imprenditore affermava che, su Cosenza, Giorgio Barbieri non doveva dare niente a nessunobilotti3_n: “.. ma a Cusenza unn’addi da nenta a nessunu…a Cusenza…”. Massimo Longo apostrofava i ‘cosentini’ andati a casa di Franco Muto come degli ‘scostumati’ che avrebbero preso ‘qualche scaffettune nel musu’ quando sarebbe tornata una certa persona, riferendosi a Francesco Patitucci che avrebbe certamente “ripreso” le persone che, con il loro comportamento, avevano messo in discussione un accordo siglato dallo stesso Patitucci: “l’accordu ha fattu iddru!!”.

 

Riferendosi, invece, al cantiere di Lorica, Massimo Longo aggiungeva che, pur partendo da iniziali 100mila euro (“na cientu”), v’era stata una consistente riduzione della pretesa estorsiva. Ma allora era evidente che , anche per questa appalto v’era stato un intervento da parte dei Muto. A dire del Longo i cosentini” non avevano nessun titolo per andare a chiedere “informazioni” (denaro) su Piazza Bilotti. Longo, peraltro, evidenziava che, per l’occasione, l’imprenditore romano si era fatto accompagnare da qualcuno (cioè da Patitucci)  con forte ascendente, a cui nessuno poteva opporsi. “Te lo deve dire Giorgio con chi ha trattato, con chi è andato a Cosenza?” … e, proseguendo, “…è uno che, a Cosenza, li piscia a tutti…” e che avrebbe redarguito chi aveva osato presentarsi da Franco Muto  (“ci va scippa li stentini e su pò permetta”, “u sa cumu si va mangia”….io ho fatto un accordo e voi iati parlati…..cumu vi permettiti a circare ancora informazioni, l’accordo l’è fattu io”). Che la persona con cui il costruttore di piazza Bilotti aveva concluso un accordo fosse proprio Francesco Patitucci, reggente della fazione italiana della criminalità cosentina, si capiva quando – secondo quanto riportato nel provvedimento – Longo riferiva che era stato, da poco, arrestato per violazione della legge armi e per guida senza patente”.

 

LE DICHIARAZIONI DEL ‘PENTITO’ FOGGETTI

Le intercettazioni dimostrano che, a fronte delle richieste estorsive della criminalità organizzata cosentina a Barbieri, era intervenuto Franco Muto che, trattando con Patitucci, aveva fortemente ridimensionato le loro pretese. Il collaboratore di giustizia Foggetti conferma questa ipotesi. Interrogato il 28/9/2016, ha riferito che, quando alla fine del 2013, aveva pensato di eseguire un’intimidazione presso il cantiere di piazza Bilotti, aveva interessato Rango, il quale avvertiva l’esigenza di parlare con i cosentini e quindi con Gatto Mario che era il piu’ alto in grado. Seguiva un incontro cui partecipavano, oltre a Rango e Foggetti, lo stesso Gatto e Porcaro. Gatto asseriva che l’impresa appaltatrice dei lavori di piazza Bilotti non poteva essere “toccata” in quanto “amica dei Muto” secondo quello che aveva appreso da Luigi Muto che, in quel periodo, si recava periodicamente a Cosenza presso i Servizi sociali. Inoltre riferiva che i contatti con Luigi Muto erano tenuti da Massimo Longo che era un fiduciario di Giorgio Ottavio Barbieri. Il racconto di Foggetti ha trovato riscontri estrinseci. Infatti, Luigi Muto doveva recarsi, qual sorvegliato speciale presso i Servizi Sociali di Cosenza. Da tali dichiarazioni emerge che Franco Muto aveva il potere di neutralizzare le pretese estorsive dei cosentini nei confronti degli imprenditori a lui vicini.

 

“Nel dicembre del 2013, – afferma il collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti – parlai con Maurizio Rango del proposito di cagionare un danneggiamento ai mezzi dell’impresa impegnata nell’esecuzione dei lavori in Piazza Bilotti. In virtù di quella che era una prassi del nostro gruppo, abbiamo deciso di esternare il proposito a Adolfo FoggettiMario Gatto. Infatti, era un appalto importante e quindi un eventuale danneggiamento avrebbe dovuto essere condiviso da tutti. Abbiamo rintracciato Mario Gatto e lo abbiamo incontrato nei pressi dello stadio di Rende. Mario Gatto era sorvegliato speciale, non poteva allontanarsi dal Comune di Rende. Abbiamo richiesto di Mario Gatto in quanto era il più alto in grado attesa la carcerazione di Patitucci. Quando parlo di più alto in grado voglio intendere che Mario Gatto era colui il quale aveva il grado di ndrangheta più alto fra gli italiani liberi.

 

In definitiva a questo incontro Mario Gatto ci ha detto che non potevamo toccare l’impresa appaltatrice di Piazza Bilotti che era un’impresa amica dei Muto, continuava dicendo che aveva incontrato Luigi Muto in Cosenza, in via dei Mille, davanti ad una struttura, mi pare dei servizi sociali, sita davanti al meccanico Pastore. Nel corso di questo incontro Luigi Muto – spiega Foggetti – gli aveva detto che la ditta che stava costruendo Piazza Bilotti era una ditta “amica” dei Muto per cui non doveva subire nessun fastidio. Gatto continuava dicendo che avrebbe avuto nuovi incontri con Luigi Muto che, ribadisco, si recava una volta la settimana ai servizi sociali di Cosenza, e nel corso di questi Incontri avrebbe avuto modo di meglio definire le vicende relative all’appalto di Piazza Bilotti. Mario Gatto ci indicava anche nella persona di tale Longo il tramite tra la ditta appaltatrice dei lavori di Piazza Bilotti ed il gruppo Muto. Ricordo che Rango si proponeva di riferire a Daniele Lamanna di quanto saputo da Mario Gatto in quanto Lamanna aveva, in seno al nostro gruppo, un ruolo analogo a quello di Maurizio Rango”.

 

LE DICHIARAZIONI DEL ‘PENTITO’ LAMANNA

“Immediatamente dopo l’inizio dei lavori, nel 2013, – afferma il collaboratore di giustizia Daniele Lamanna – sono andato a parlare con Rinaldo Gentile che era il capo libero degli italiani. Eravamo in un regime per il quale vi era un controllo ‘ndranghetistico esercitato dal gruppo degli italiani, da quello zingaro e dal gruppo Perna. Nel 2013, c’era libero Maurizio Rango in rappresentanza degli zingari, Alfonsino Falbo per quanto concerne il gruppo Perna e per l’appunto Rinaldo Gentile per quanto concerne gli italiani mentre Roberto Porcaro era agli arresti domiciliari. Incontrai Rinaldo Gentile, come al solito, presso lo sfascio di Casella e ivi mi disse che non era riuscito a trovare il modo di contattare un rappresentante dell’impresa appaltatrice. Non feci domande e relazionai a Rango che confermò una scarsa disponibilità degli italiani a farci entrare nella gestione delle estorsioni più importanti. Sarrestolamannaempre al fine di avere notizie in relazione a Piazza Bilotti, nel medesimo periodo, parlai con Alfonsino Falbo il quale mi disse che non aveva notizie e si ripromise di parlare, a sua volta, con Rinaldo Gentile.

 

Da quest’ultimo ebbi modo di sapere che aveva detto a Falbo le stesse cose che aveva riferito e me e cioè le difficoltà a trovare un aggancio con la ditta appaltatrice. Nel 2014, parlai di Piazza Bilotti anche con Mario Gatto, poco prima della mia rottura con gli italiani e con gli stessi zingari, e Mario Gatto mi disse che in relazione a Piazza Bilotti, così come relativamente anche ad altri appalti, aveva avuto la sensazione che ognuno stava perseguendo propri interessi. Il fatto che noi del gruppo Bruni – Zingari fossimo stati tenuti fuori dalla gestione dell’estorsione a Piazza Bilotti in verità si spiega con tutta una serie di accadimenti che portano nell’aprile-maggio del 2014 alla rottura degli accordi della cosiddetta confederazione.  Per come ho già riferito fui io per conto dei Bruni e degli Zingari, unitamente a Michele Bruni, a siglare l’accordo per la costituzione di un’unica bacinella. Avemmo più incontri con Ettore Lanzino, Franco Presta, Renato Piromallo, Francesco Patitucci, Di Puppo Umberto. Ricordo di avere visto Ettore Lanzino e Franco Presta solo in una occasione; comunque quello che mI interessa ribadire è che sono stato io, insieme a Michele Bruni, a sedermi a tavola secondo la regola del cosiddetto circolo riunito. Pertanto morto Michele Bruni ero io a dovere garantire questo patto”.

 

 

I ‘COSENTINI’ CHIEDONO IL ‘PIZZO’ E BARBIERI MINACCIA DI RIVOLGERSI ALLA QUESTURA (INTERCETTAZIONE)

 

“Qualora i “cosentini” – è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare – non avessero rispettato l’accordo a suo tempo stipulato, Barbieri si sarebbe recato dalla Polizia a denunciare esclusivamente coloro che gli avevano richiesto del denaro, e non anche coloro i quali avevano siglato con lui un patto volto ad esautorare “i cosentini” da qualsiasi “pretesa” su Piazza Bilotti.  Massimo Longo sottolienava che “un accordo e’ un accordo” e i cosentini erano tenuti a rispettarlo. Longo manifestava intenzione di riferire anche al clan Muto (cioè a Bencardino rimasto a piede libero) la violazione dell’accordo, in occasione delle consegne mensili di denaro “al mare”, poste in essere dallo stesso Longo per conto di Barbieri. Giorgio Barbieri ribadiva che le persone che si erano recate da Gelsomino erano di Cosenza e non di Cetraro. Massimo Longo rispondeva di non avere fatto capito come mai Franco Muto non era riuscito ad evitare le pretese dei cosentini, In relazione a dette consegne ed in conseguenza degli arresti del 19 luglio nell’operazione “Frontiera”, Massimo Longo invitava Barbieri a mettere comunque da parte le relative somme, in attesa dell’individuazione del nuovo incaricato”.

piazza-bilotti (15)

 

Massimo Longo è in sala, arriva Giorgio Ottavio Barbieri e cominciano a parlare. Nella conversazione dell’1.8.2016 Barbieri, rivolgendosi a Longo riferiva del mancato rispetto dell’accordo intercorso in merito ai lavori di Piazza Bilotti e dichiarava: “Non l’ho visto ancora io…mo che lo vedo mercoledi. Viene qua e ce parlo, quando fu, ha detto Piazza Bilotti non esiste proprio, fu l’accordo, quindi a questi devono sistemare loro con l’amico Frizz, Renato famoso che veniva, è venuto qua a fa scena muta. Se rompono io glielo dico francamente, guarda, io sono stato di parola. Se loro non lo fanno io vado dalle guardie, non me ne frega un cazzo… questo è, è l’indirizzo ehh! Sì perché io rispetto, loro no?! E io vado alla polizia! Fine della discussione. Non me ne frega niente”.

 

Al termine delle indagini è stato accertato che: “Franco Muto, in qualità di promotore, Muto Luigi, Mandaliti Antonio, Valente Pietro, Corsanto Angelina in qualità di dirigenti, Maccari Guido, Cipolla Franco, Iacovo Emilio, Forestiero Piermatteo, Orsino Andrea, Mara Muto, Gallo Vito, Pignataro Antonio, Bencardino Davide in qualità di organizzatori, Bufanio Agostino, Di Pietromica Antonio, Scornaienchi Giuseppe, Candente Giuseppe, Occhiuzzi Carmine, Occhiuzzi Luca, Cipolla Fedele,  Antonuccio Giuseppe, De Pasquale Alessandro, Palermo Alfredo, Palermo Valentino, Chiappetta Simone, Casella Angelo, Fiore Giuseppe, Trazza Rocco Eupremio,  quali semplici appartenenti, partecipavano ad una associazione per delinquere di stampo mafioso, armata, denominata “Muto”, già riconosciuta esistente, da ultimo, dalla Sentenza del Tribunale di Paola passata in giudicato”.

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