I quattro sono coinvolti nell’inchiesta “Vulpes”, riguardante le estorsioni consumate ai danni dell’imprenditoria d’Oltrecampagnano.
COSENZA – La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per alcuni esponenti del clan Lanzino coinvolti nell’inchiesta “Vulpes”, operazione scattata alla fine del 2013, per indagare su una serie di estorsioni consumate ai danni dell’imprenditoria d’Oltrecampagnano. Gli inquirenti scoprirono come i presunti esponenti del clan Lanzino imponevano il pizzo ai commercianti e imprenditori del cosentino. Condanne confermate per Alberto Superbo (7 anni); Umberto Di Puppo (6 anni); Adolfo D’Ambrosio (7 anni) e Francesco Costabile (5 anni). Confermato il verdetto nella parte riguardante le assoluzioni per Mario Potestio; Mario Piromallo e Gianluca Walter Marsico.
La Procura generale era ricorsa in Cassazione per Potestio, Marsico e Piromallo, mentre le difese contestavano le accuse della Dda. Inoltre, la Cassazione ha annullato con rinvio le assoluzioni di Superbo relativamente ad alcuni capi di imputazione ovvero a una tentata estorsione, per D’Ambrosio, per una un’estorsione e Costabile relativamente all’accusa di associazione mafiosa. Per loro “Vulpes” non finisce qui, ma proseguirà davanti a nuova sezione della Corte d’Appello di Catanzaro.
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