Mario Mandoliti è accusato del tentato omicidio di Sandro Violetta Calabrese, avvenuto a Cosenza nel 2013. Il pm aveva chiesto la condanna a 10 anni di carcere.
COSENZA – Ieri doveva essere pronunciata la sentenza sulla condanna o eventuale assoluzione dell’imputato Mario Mandoliti, invece, bisognerà attendere ancora. Il processo di primo grado a carico dell’accusato del tentato omicidio di Sandro Violetta Calabrese, avvenuto nel marzo 2013, fratello del pentito Roberto Violetta Calabrese; avrebbe dovuto concludersi ieri mattina, davanti al gup Giuseppe Greco, invece viene rispedito al ‘mittente’: toccherà alla Dda di Catanzaro decidere delle sorti del 50enne imputato. Il pm Bruno Antonio Tridico aveva chiesto la condanna a dieci anni di carcere. I fascicoli e tutto il materiale, si è deciso, di rispedirli alla Dda (da dove in realtà provenivano). Ciò perchè il Tribunale di Cosenza non avrebbe la dovuta competenza, in quanto il gup Greco, ha ritenuto che vi siano tutte le condizioni per contestare all’imputato l’art.7, ovvero l’aggravante del metodo mafioso. Una decisione quella del gup che è stata presa dopo aver sentito le parti e anche sulla base del verbale rilasciato dal fratello del pentito, rappresentato dall’avvocato Emanuela Capparelli. Ora, dunque, l’ultima parola spetta alla Procura distrettuale di Catanzaro.
Il tentato omicidio
Un vero e proprio attentato a colpi di arma da fuoco, consumatosi in pieno giorno in centro città. Il 6 Marzo del 2013 dopo le 16.00 in una traversa di viale Giacomo Mancini, furono infatti sparati due proiettili all’indirizzo del fratello del collaboratore di giustizia Roberto Violetta Calabrese. Dal finestrino lato passeggero di una Ford Kuga nera apparve una pistola che la vittima riuscì a scorgere immediatamente, riuscendo perciò a salvarsi gettandosi a terra. Calabrese avrebbe successivamente raccontato tutto al fratello, che è collaboratore di giustizia. Racconto che appare nell’inchiesta ‘Laqueo’ contro i clan del Cosentino. L’inchiesta si ricorda, riguarda un traffico di usura ed estorsioni a Cosenza nel quale fu coinvolto anche il calciatore Modesto. Nella scorsa udienza in Tribunale i teste hanno chiarito senza ombra di dubbio che l’intento del sicario era quello di uccidere l’uomo. Un’ipotesi che trae origine dal fatto che i colpi sono stati sparati ad altezza d’uomo.
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