In questo periodo di crisi e di “lotta” quotidiana, in molti casi, per la sopravvivenza, la chiesa, forse più di altri è chiamata e, Papa Francesco non ha certo aspettato la “chiamata”, ad intervenire e dare risposte, anche concrete.
Ma insieme a Papa Francesco c’è una parte di chiesa locale viva che non bada ad acquisire o solo a predicare ma, anche a “razzolare” bene. Vi voglio riportare oggi l’iniziativa dei sacerdoti della diocesi di Bergamo avallata dal loro Vescovo che può certo essere d’esempio anche per la nostra Regione e la nostra Arcidiocesi. Gli 800 preti di quella diocesi, a fine aprile destineranno il loro stipendio, mille euro, a chi ha perso il lavoro e, naturalmente è residente nel loro territorio. La decisione dopo avere costatato che molte attività economiche hanno chiuso lasciando intere famiglie senza entrate. Così i loro preti hanno deciso di costituire questo fondo per venire incontro alle loro esigenze ed è un fondo abbastanza cospicuo: 800 mila euro. Trasparente anche la gestione: i soldi non transiteranno per le tasche dei sacerdoti ma dall’Istituto Centrale Sostentamento Clero saranno trasferiti in un fondo appositamente aperto, destinato a quei disoccupati. Naturalmente anche lo stipendio di quel Vescovo a cui bisogna certo dare merito, è monsignor Francesco Beschi, finirà in quel fondo, il suo mensile è di 2.600 euro. Una iniziativa che hanno voluto legale alla canonizzazione di due Papa, missionari di carità Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II che saranno iscritti nel libro dei Santi il prossimo 27 aprile. La riflessione è d’obbligo: se lo fanno nel bergamasco, territorio notoriamente “ricco”, a nessun presule calabrese è venuto in mente una iniziativa simile per dare un segno concreto di una chiesa che va incontro alla povertà ed al bisogno dell’uomo?