COSENZA – L’ora della verità.
Il memoriale di circa 300 pagine in cui la difesa del frate francescano più amato dai cosentini inchioda Suor T. dimostrando la sua inattendibilità sarà depositato in Cassazione il primo Aprile. Nei primi due gradi di giudizio, in cui sia padre Fedele che il suo segratario Gaudio, sono stati condannati rispettivamente a nove e sei anni di reclusione, il documento pare sia stato letteralmente ignorato. Eppure pare contenga informazioni che scagionerebbero sia il frate che il suo segretario dall’accusa di stupro di gruppo. Un macigno che pesa su entrambi, giudiziariamente ed emotivamente, nonostante la rispettabilità e la stima che la città nutre nei confronti di padre Fedele Bisceglia non sia mai stata scalfita dagli eventi che lo hanno travolto a partire dal suo arresto nel lontano 2006. Dal memoriale sembra emergere come Suor T. abbia mentito contro altri uomini che nel tempo avrebbe accusato di stupro dopo lo scandalo fatto esplodere ai danni del padre che fondò l’Oasi. Vicende poi conclusesi con l’assoluzione degli imputati. Dopo la denuncia delle presunte violenze subite a Cosenza la suora infatti dopo essere stata trasferita a Roma avrebbe raccontato di essere stata stuprata altre due volte, ma la magistratura non le avrebbe creduto. Così come inattendibile sarebbe risultata la terza denuncia depositata a Roma ai danni di ignoti che l’avrebbero derubata per poi minacciarla intimandole di ritirare le accuse contro padre Fedele. Un episodio di cui le autorità non pare siano mai riusciti a trovare alcun riscontro neanche spulciando ore e ore di riprese delle telecamere di video sorveglianza apposte nella zona in cui sarebbe avvenuta l’aggressione. “Sono sereno come il primo giorno, – afferma padre Fedele – questa bufala io non solo non l’ho mai compiuta, ma neanche pensata. Sono sulla croce, ma perdono e continuo a sorridere a tutti coloro che hanno contribuito a questa diabolica calunnia. Quello che mi duole è che a marzo compirò 50 anni di sacerdozio, ma non posso celebrare messa. Chiedo a suor T. di convertirsi”.