Tutto fermo, mentre l’assessore al Centro Storico Sgarbi latita e milioni di euro attendono di essere spesi per la messa in sicurezza.
COSENZA – “Prima di Natale sarà demolito in via d’urgenza lo stabile tra via Gaeta e via Bombini. Sono già stati stanziati 330mila euro”. Con queste parole il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto rassicurava i residenti del centro storico qualche giorno fa in un incontro pubblico alla Casa delle Culture. All’indomani dei crolli del 13 Ottobre che hanno interessato la traversa di corso Telesio (dove, teoricamente, erano in corso lavori di messa in sicurezza da quasi un anno e mezzo) l’amministrazione comunale di Cosenza, spinta dall’ennesimo tonfo dei calcinacci schiantati al suolo. sembrava si stesse iniziando a muovere. Ma è solo apparenza. Novembre è ormai alle porte e non vi è neanche l’ombra di un operaio in via Gaeta. Per tre giorni hanno tirato giù le macerie che penzolavano, poi sono andati via. Per un attimo qualcuno aveva creduto che finalmente fossero tornati al lavoro, invece no. Dal primo crollo del maggio 2015 ad oggi in tutto per la messa in sicurezza si è lavorato, a singhiozzo, per poco più di tre mesi. Dopo una fase iniziale d’emergenza, le proteste con i blocchi in strada dai residenti e le prime piogge che avevano allagato via Gaeta, in cui la rampa di detriti costruita dagli operai aveva creato un effetto diga, il cantiere era stato riaperto nell’ottobre del 2015 per poi fermarsi a gennaio 2016.
Il tutto nell’incubo delle famiglie costrette a vivere tra calcinacci, topi e spazzatura che fermenta sotto le macerie da un anno e mezzo. Quando tutto ‘andava bene’ e gli operai lavoravano, gli abitanti dei palazzi vicini a quelli in demolizione dovevano coprire i balconi con dei materassi per non far entrare le pietre che schizzavano contro i muri dentro casa. L’idea ad oggi resta quella di abbattere lo stabile, anche se porterebbe ad aumentare i detriti e, come ribadito da più tecnici, l’instabilità degli edifici attigui. Per Palazzo di Tarsia (uno dei cinque più antichi della città, probabilmente di proprietà di Galeazzo da Tarsia barone di Belmonte, poeta amico di Michelangelo) dove tra le lenzuola che penzolano sul cantiere spiccano i busti di Marte e Minerva, non vi è alcun progetto di recupero. Si spera solo che l’arco con le sue sculture non crolli insieme al resto. Un timore diffuso tra i vicoli del centro storico di Cosenza. I residenti percepiscono ogni giorno il pericolo. E il tam tam sui terremoti nel centro Italia accentua le paure. Nel centro storico le vibrazioni allertano ogni abitante. Tutti dicono di aver avvertito la scossa di 2.7 con epicentro a Santo Stefano di Rogliano del 26 Ottobre. C’è chi giura di aver sentito finanche la lieve scossa di magnitudo 2.4 a largo del Tirreno di ieri sera alle 21.00. “Se arriva qua il terremoto ci seppellisce”. E’ la voce unanime di chi vive tra i vicoli di Cosenza Vecchia. Tra loro alcune famiglie che hanno deciso, tra mille difficoltà di ristrutturare casa. A loro dire il Comune di Cosenza non prevederebbe alcun tipo di agevolazione.
DENUNCIA CROLLO DI FRONTE CASA E LE VIENE INTIMATO LO SGOMBERO
Per gli altri invece, il Comune, chiede lo sgombero. E’ il caso di una giovane madre che ha sollecitato l’intervento dei vigili urbani e dei vigili del fuoco. Di fronte la porta della sua abitazione, all’interno del vicolo, insiste un arco pericolante. “Mi hanno detto di andare via – spiega – per una settimana mi avrebbero pagato una stanza d’albergo. Poi non si sa. Io che ho casa di proprietà, con tutti i soldi che ho speso per ristrutturarla e sistemarla. non voglio andare via. Ci sono nata e cresciuta qui. E ci resto. Come facciamo? Quando passiamo guardiamo che non cadano pietre. Intanto al Comune di Cosenza pensano all’estetica. Mettono i quadri, sistemano piazza dei Valdesi, fanno la ‘portata’ di togliere di tanto in tanto la spazzatura. Però se ci sono buche sono io che compro il cemento e le copro. A togliere l’albero che ci stava crollando sui palazzi sono stati dei volontari con il nostro aiuto. Il tutto costringendoci a far vivere i nostri figli tra i topi”. Effettivamente quello dei ratti è un problema di diversi centri storici. A Cosenza ad accentuarlo è il fenomeno dei ‘palazzi cassonetto’. Si tratta di stabili in cui i primi piani risultano abbandonati e riempiti di spazzatura. Sono decine e costituiscono un vero e proprio problema igienico sanitario per tutti i residenti che ne sollecitano di continuo la bonifica.
MILIONI DI EURO DA INVESTIRE MENTRE L’ASSESSORE AL CENTRO STORICO E’ LATITANTE
Nel frattempo nel corso dell’ultimo Consiglio comunale dagli interventi dei consiglieri d’opposizione sono emerse una serie di risorse alle quali il Comune e i privati potrebbero accedere per mettere in sicurezza gli stabili di Cosenza Vecchia. Sarebbero infatti disponibili per la città dei bruzi: 35 milioni di fondi POR Calabria per l’area urbana Rende – Cosenza, oltre 30 milioni di euro della Legge Abbruzzo per gli adeguamenti antisismici di cui sono stati spesi ad oggi (in tutta la regione) appena 500mila euro, 10 milioni di euro di finanziamenti CIPE, 18 milioni di euro per le periferie. Fiumi di denaro che si spera vengano imvestiti in progetti concreti per la messa in sicurezza del centro storico. L’assessore al ramo Vittorio Sgarbi, però, da mesi e mesi non partecipa nè ai consigli comunali nè alle riunioni di Giunta. Come debba decidere le politiche per il recupero di Cosenza Vecchia è il sindaco Occhiuto a chiarirlo. Per i più scettici sull’operato di Sgarbi il primo cittadino di Cosenza, che lo ha nominato assessore al Centro Storico, spiega che “non serve che stia qui. In città ci siamo già noi. Serve qualcuno che ci aiuti dall’esterno a far conoscere Cosenza, lui non è qui per prendere uno stipendio (2.400 euro mensili circa ndr), spende più denaro per viaggiare”.