COSENZA – La verità al microscopio. Il duplice e violento omicidio di Rossellina e >Barbara Indrieri non è ancora stato del tutto chiarito. Se è vero che le dicharazioni di Silas De Marco, figlio di Rossellina e fratello di Barbara, hanno permesso ai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e alla sezione Omicidi della squadra Mobile bruzia di fermare, sotto il coordinamento del pool antimafia della Dda di Catanzaro, Domenico Scalora e Francesco Salvatore Scorza, alias “Vincenzo”, entrambi pluripregiudicati e considerati componenti del braccio armato del clan di Franco Presta,
ancora la parola fine sull’inchiesta non può essere ancora scritta. Per farlo bisognerà aspettare che gli esami del Dna, disposto dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, svelino la verità sulla presunta partenità sospetta di Barbara. Si perchè, secondo un’ipotesi su cui inquirenti e magistrati stanno cercando di fare chiarezza, la 26enne, vero bersaglio dei killer, potrebbe non essere la figlia di Gaetano De Marco, l’uomo scampato alla strage perchè addormentato nella sua stanza, ma di Aldo De Marco, fratello di Gaetano, responsabile dell’omicidio di Domenico Presta, figlio 22enne dell’ex primula della ‘ndrangheta cosentina. Proprio per quel’omicidio commesso, Aldo De Marco ha pagato con la sua stessa vita quello sgarro. Infatti è stato ammazzato nel gennaio del 2011 a Spezzano Albanese dopo un litigio per un parcheggio. Potrebbe essere questo legame di sangue tra Aldo e Barbara ad aver spinto il “tribunale della ‘mala” ad emettere il verdetto di condanna a morte nei confronti della 26enne. La conferma di questo sospetto, oltre che dal riscontro del Dna, viene fornita dall’esecuzione con cui Barbara è strata ammazzata. Rincorsa per casa, inseguita fin sul balcone e freddata con due colpi sparati a distanza ravvicinata. Due colpi sparati con spietata freddezza e sanguinaria violenza al cuore e alla testa. Così come Vincenzo Lombardo, procuratore capo della Dda, il suo aggiunto Giuseppe Borrelli e il sostituto procuratore dell’Antimafia catanzarese, Vincenzo Luberto, titolare dell’inchiesta, sulla base dei rilievi balistici effettuati dagfli inquirenti, sono convinti che l’omicidio di Rossellina, madre di Barbara, non sia stato premeditato. La donna, infatti, si sarebbe trovcata sulla linea dei tiro dei sicari. Lo stesso dicasi per Silas De Marco, scampato alla mattanza. E’ stato proprio lui, infatti, a dare la svolta decisiva alle indagini, affermando davanti a magistrati ed inquirenti, di aver conosciuto nei due sicari due persone di sua conoscenza: Scalora e Scorza appunto, fermati all’alba di mercoledì scorso da carabinieri e polizia, con l’accusa di duplice omicidio, aggravato dalla modalità mafiosa. Il fermo dei due non è stato convalidato dal gip di Castrovllari che, però, nei loro confronti ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare, trasmettendo gli atti, per competenza, alla Dda di Catanzaro. Ma dietro questi due omicidi, si nasconde un’altra ipotesi: l’esistenza di un terzo killer. Un’ipotesi avvalorata dal volume di piombo sparato per il raid omicida. Il capo della Dda ha avanzato il dbbio che quel misterioso uomo, potrebbe essere Franco Presta, il padrino dell’omonimo clan, ammanettato nell’aprile scorso dagli agenti della squadra Mobile di Cosenza, dopo una lunga latitanza. Sarebbe lui il fantasma della morte? Presto per dirlo. Anche perchè, almeno per il momento, il boss di Tarsia, non compare nella voluminosa ordinanza nè come mandante del duplice omicidio, nè come esecutore di quell’orribile bagno di sangue.