“L’opera” artistica realizzata sul pavimento e sulle pareti della Casa delle culture, durante la manifestazione “Di piazza in piazza”, sta facendo discutere i cittadini cosentini. Deturpa o no il palazzo?
COSENZA – Sta facendo discutere, in questi giorni, l’opera realizzata durante la manifestazione “Di Piazza in Piazza”, presso la Casa delle culture a Cosenza vecchia. Si tratta della riproduzione di alcuni disegni mandala (rappresentazioni, solitamente di forma circolare, simboliche del cosmo), da parte di bambini, durante la manifestazione passata. I pareri si dividono c’è chi considera ciò un deturpamento per un palazzo storico del 1600, chi una semplice realizzazione artistica per risollevare le sorti di un centro storico, ormai morto.
La vicenda nasce sui social network e incontra pareri diversi fra i cittadini cosentini; ormai in città non si parla d’altro e ognuno esprime le proprie considerazioni: “riproduzioni artistiche mandala, realizzate sul pavimento e sulle pareti della Casa delle culture, deturpano o no il palazzo storico?”
Il tutto nasce da un commento dei grillini di Cosenza sulla loro pagina facebook: “Sarà per questo che Sgarbi ha promesso di dimettersi??? Certo è che per ravvivare il centro storico di Cosenza si possono trovare alternative più valide che imbrattare un palazzo storico del 1600. Che ne pensi?”
Tantissimi i commenti, la maggior parte si trova d’accordo con gli attivisti del M5S, considerando il palazzo un bene storico d’immenso valore, da tutelare e valorizzare non certamente con colori sulle proprie pareti. Inoltre ci si domanda, ma l’opera non poteva semplicemente essere eseguita sul pavimento senza toccare le pareti?
Ad intervenire, direttamente, uno degli organizzatori dell’evento “Di piazza in piazza – festival delle arti di strada”.
“La meraviglia del social network – si legge – è che ognuno può esprimere la propria opinione atteggiandosi a conoscitore assoluto senza conoscere i fatti. Beh vi spiego in poche righe, abbiamo previsto tutto ed abbiamo deciso di lasciare questa “opera” per una decina di giorni con il fine di far visionare a tutti quello che i bambini della nostra città hanno creato utilizzando colori a tempera facilmente rimovibili senza utilizzo alcuno di solventi o acidi che possano ledere la parete. Colori atossici che si usano anche nelle scuole dell’infanzia. Abbiamo previsto la rimozione in pochi giorni. Fermo restando che avevamo già deciso di restituire un muro ripulito anche da “graffiti” volgari e di pessimo gusto. Io non discuto la natura dell’opera, è arte quindi soggetta a gusto e per tanto può piacere o meno e noi non siamo nessuno per imporre. Ma da qui a creare una polemica e a leggere ‘così si valorizza il centro storico’ con sarcasmo, mi pare davvero fuori luogo ed utopico”.
Ovviamente, ciò su cui si discute – ci sembra chiarissimo – non è l’opera d’arte in sè, nè tantomeno la volontà e l’innocenza dei bambini che l’hanno realizzata, ma il luogo dov’è stata creata e l’utilità o inutilità di farlo. Teniamo a precisarlo, scanso ogni equivoco. A tal proposito la replica degli attivisti: “Ciascuno può esprimere il proprio parere (e non solo sui social) nel rispetto reciproco delle considerazioni altrui. Gli artisti non sono stati che esecutori materiali di un’iniziativa che ha avuto risvolti discutibili. Il nostro centro storico cade letteralmente a pezzi, è nostra intenzione lavorare prioritariamente sul recupero, il resto sarebbe una felice conseguenza”.
L’impegno prioritario, effettivamente, sarebbe quello di recuperare un palazzo storico-culturale con riqualificazioni che vanno al di là di un mandala o un Picasso o chicchessia; ben vengano i colori e la giocosità dei bambini nel dilettarsi con le tempere, ma a cosa è servito? Chi ne avrà memoria, se ciò verrà cancellato fra un paio di giorni? E’ anche vero, come sostiene l’organizzatore, che finora sulle pareti vi erano scritte volgari e sporcizia e nessuno ha proferito parola, nè tantomeno l’amministrazione si è mai curata di coprirle.
Per lo meno, adesso, sono state sostituite da colori e forme; vedremo in seguito cosa succederà alle pareti della Casa delle culture, un palazzo storico del XVI secolo, dimenticato da tempo, che ora (positivamente o negativamente) ha avuto un pò di quella attenzione che merita.