COSENZA – Isabella Internò, all’epoca dei fatti fidanzata del calciatore Donato Bergamini, sarà interrogata il prossimo 18 novembre, ovvero esattamente 24 anni dopo la morte di Denis.
Una coincidenza? Sta di fatto che l’interrogatorio di Isabella Internò, oggi 43enne ma all’epoca dei fatti poco più che maggiorenne, è stato programmato proprio per l’anniversario della morte di Denis Bergamini, il 18 novembre. Lei sarebbe l’unica testimone oculare della tragedia ed è indagata per omicidio volontario per quello che la procura della Repubblica di Castrovillari ipotizza essere un assassinio mascherato da suicidio. La Internò continua a proclamarsi innocente, sostenendo la tesi secondo la quale, la sera del 18 novembre del 1989, il centrocampista uscì da solo da un cinema, la andò a prendere a casa e, dopo un litigio in una piazzola di sosta della statale Jonica dovuto, pare, alla volontà del calciatore di lasciare la sua professione e il Paese, si lanciò sotto un camion guidato da Raffaele Pisano, all’altezza di Roseto Capo Spulico. L’iscrizione nel registro degli indagati della Internò è avvenuto lo scorso 15 maggio dopo che una perizia del Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Messina ha sollevato numerosi dubbi sul suicidio del calciatore. Se Bergamini infatti, si fosse realmente buttato sotto il tir che sopraggiungeva, come sostenuto dall’ex fidanzata, alcuni oggetti che il calciatore indossava in quel momento, come le scarpe, la catenina e l’orologio, avrebbero dovuto subire gravi danni, mentre sono stati invece rinvenuti quasi intatti.
Contestualmente, anche l’autotrasportatore di Rosarno, Raffaele Pisano, che all’epoca, stando alle testimonianze, investì Bergamini con il suo tir, ha ricevuto un avviso di garanzia per falsa informazione al pubblico ministero e favoreggiament di ignoti. Per lui invece l’interrogatorio è stato fissato per la settimana prossima tra il 6 e l’8 novembre. A Pisano, assolto dall’accusa di omicidio colposo nel ’92, vengono contestati dunque il favoreggiamento (reato prescritto) e le false dichiarazioni fornite ai magistrati (articolo 371 bis, non prescritto) perchè quando si scoprì che egli era ancora vivo, e venne ascoltato, dichiarò il falso o comunque avrebbe omesso di raccontare quanto sapeva.