Il Consiglio Comunale adotterà il sorteggio elettronico per togliere il potere di scelta diretta ai consiglieri della Commissione elettorale
COSENZA – La polemica sugli scrutatori e sui presidenti dei seggi elettorali emerge periodicamente. Ma con la tempistica sbagliata: sempre in occasione delle elezioni, quando gli interessi in ballo sono tanti, tranne quello pubblico al buon andamento e alla correttezza del voto.
Le accuse, lanciate da cittadini e da esponenti delle varie opposizioni, sono state pesanti, specie a Cosenza e Rende: i membri della Commissione elettorale hanno la facoltà di scegliere gli scrutatori (almeno questa è stata la prassi seguita nel capoluogo) e, quindi, di orientare a proprio vantaggio la composizione dei seggi, che diventerebbe oggetto di scambi e clientele.
Al di là della pesantezza delle accuse, tutte ancora da provare, resta un dato, verificato in parte almeno per Cosenza: molti scrutatori sono habitué dei seggi, visto che i loro nomi, o, almeno, i loro cognomi (il che farebbe pensare a scelte a rotazione negli stessi nuclei familiari o gruppi parentali) ricorrono da anni in tutte le consultazioni.
Per rimediare a questo “problema” e limitare le relative polemiche, fondate o meno, la consigliera cosentina del Pd Bianca Rende ha lanciato, nell’ultima seduta della Commissione bilancio una proposta, che dovrebbe conciliare i criteri generali di scelta per cui i ruoli di scrutatori sono di solito affidati a persone a reddito basso o nullo con le esigenze di trasparenza “anticlientelare”: il sorteggio telematico anonimo operato su liste di richiedenti magari composte in base al censo.
“Ciò”, ha spiegato la Rende sulla sua bacheca Facebook, “dovrebbe evitare le forme più deteriori di politica”. La proposta dovrebbe finire nell’ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale, il primo “istituzionale” (la seduta di fine agosto, in cui è stata ratificata l’elezione di Enzo Paolini ed è stata votata una variazione di Bilancio, può essere considerata un’appendice della consiliatura precedente) dell’attuale amministrazione.
Resta solo un punto dubbio, visto che non si parla di leggi (le norme non impongono criteri censuari per la scelta degli scrutatori), ma di consuetudini: è proprio necessario il criterio del censo? Fare lo scrutatore, che comporta anche assumere il ruolo di pubblico ufficiale per la durata delle operazioni elettorale, a rigore non è una forma di welfare. Questo per dire che le polemiche potrebbero non cessare anche se la proposta del Pd fosse approvata.
m.m.