Omicidio – suicidio a Montalto, i colleghi del marito: “Siamo sotto stress”

Il Coordinamento Sindacale Penitenziario ricorda le precarie condizioni lavorative degli agenti che operano all’interno delle carceri.

 

TRANI (BT) – Duplice tragedia nel cosentino. A Montalto Uffugo un assistente capo del corpo della polizia penitenziaria ha ucciso la moglie con l’arma di servizio e si è suicidato con la stessa pistola. “Siamo esterrefatti dalla gravissima notizia – scrive in una nota il segretario nazionale del Cosp Domenico Masrulli – che questa mattina ci ha accolti tutti di sorpresa. Giovanni Petrasso di 53 anni assistente capo del corpo della polizia penitenziaria, adibito al setttore colloqui magistrati e avvocati del carcere cosentino di via Popilia, in un gesto di follia avrebbe ammazzato la moglie 48enne e poi rivolto a sé la pistola d’ordinanza 99 Parabellum in dotazione alle forze di polizia, suicidandosi. Senza qui voler entrare nella specifica e delicata situazione le cui ipotesi dei fatti e le relative indagini sono al vaglio degli inquirenti, accorsi direttamente sul posto, è certo che si assiste inermi ad una mattanza nelle fila della polizia penitenziaria anche se, qui lo si ripete per rispetto e dovere di cronaca, nulla potrebbe e dovrebbe avere a che fare con il servizio che il poliziotto da tempo espletava.

 

 
Alla luce dei nuovi terribili eventi delittuosi tra le fila dei poliziotti penitenziari, per le critiche condizioni di vita e di stress da lavoro correlate, il sindacato rivolge ennesimo appello al ministro della giustizia, alle istituzioni tutte affinché assumino decisioni più pregnanti a tutela della salute, anche mentale, dei propri dipendenti per gli eventuali stress da lavoro. Le carceri sono sovraffollate, oltre 56.000 detenuti in Italia, la regione Calabria eccede nel sovraffollamento, la carenza di poliziotti che si puo’ stimare è di circa 11.000 in Italia e solo nella regione Calabria è pari a 900 unità. Le pessime condizioni di vita e di impiego della stessa polizia penitenziaria nelle prigioni italiane devono far riflettere chi governa e chi gestisce la nostra amministrazione specialmente chi e’ responsabile del proprio personale. Il Cosp esprime il proprio cordoglio e la vicinanza alla famiglia oltre che alla comunità penitenziaria calabrese e cosentina in questo momento di dolore, ma anche di riflessione. Rivolgo appello anche alla stampa e ai media, parlare della criticità del lavoro della polizia penitenziaria, del comparto ministeri ed enti, dei lavoratori e delle lavoratrici di delicati settori e’ necessario oltre che indispensabile quale valvola di sfogo comunicativo e di aggregazione con un mondo delicato quale quello del penitenziario che viviamo a riflettori spenti dall’indifferenza e dall’isolamento pubblico”.

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