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Numero chiuso a medicina: i tolc-med hanno fallito. Verso un esame dopo sei mesi di corso
COSENZA – Abolizione del numero chiuso nelle facoltà di medicina? Nì. Stando a quanto dichiarato dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini, in un’intervista a Repubblica, al momento niente abolizione totale del numero chiuso, da realizzare attraverso Decreti attuativi che riformino l’intero sistema di accesso, ma piuttosto un sistema alla francese che prevede un esame finale dopo aver sostenuto sei mesi di corso provando così a superare lo sbarramento dei quiz introdotti per legge dal 1999.
Di sicuro i Tolc-med gestiti dal Consorzio Cisia (non equi e assai penalizzanti) non hanno funzionato, creando enormi disparità e migliaia di ricorsi al Tar per il meccanismo complesso del bonus di equalizzazione, che attribuisce un punteggio maggiore o minore ad alcune domande in base alla difficoltà generale del test. Di più: il Tar ha stabilito che il ministero dell’Università e lo stesso CISIA, il consorzio toscano a cui il ministero ha attribuito la realizzazione del test, dovranno consegnare le domande, i dati e tutta la documentazione. Insomma, come tutti i concorsi pubblici che si ripettino, i partecipanti hanno diritto a conoscere le modalità di svolgimento del test, dove hanno sbagliato e a cosa hanno risposto correttamente.
“Le regole per il test di Medicina sono cambiate perché così come sono non hanno funzionato. Abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto un meccanismo che ha generato un contenzioso penalizzante sia per le università che gli studenti: i famosi Tolc, alla prova dei fatti, hanno generato confusione. Ora si cambia e puntiamo a un meccanismo più equo che premi merito e conoscenze”. Ha detto il ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, in un’intervista a Repubblica.
La sessione di febbraio dei Tolc Med 2024 verrà rinviata per assicurare il rispetto dei 60 giorni tra il bando e il concorso previsti dalla legge, per le prove di quest’anno: Ci si sta orientando su una prima finestra a marzo e un secondo ad aprile o maggio. Così da consentire agli studenti che nel 2023 hanno tentato il quiz mentre erano in quarta superiore di riprovarci ora che sono in quinta. “La prima prova – ha spiegato la Ministra – slitterà perché i quesiti dei prossimi test “saranno ‘pescati’ da una banca dati che ho voluto fortemente aperta e pubblica, al contrario di oggi. Questo presuppone che il Cisia, responsabile dei test, aumenti il numero delle domande. Un’operazione che richiede un piccolo margine di tempo aggiuntivo. Stiamo lavorando per migliorare i Tolc, ma l’obiettivo è cambiare, superandoli” ma è solo una prima tappa, “siamo già indirizzati su un percorso di riforma complessiva per l’iscrizione a Medicina”.
I due disegni di Legge per abolire il numero chiuso
In parlamento sono stati presentati due disegni di Legge per la modifica dell’attuale sistema di accesso programmato (numero chiuso) introdotto con Legge n. 264 del 1999. Un sistema che non sarebbe in grado di selezionare realmente i partecipanti migliori e, in secondo luogo, favorirebbe solo i partecipanti con alle spalle famiglie più abbienti. Il relatore dei suddetti Disegni di Legge, evidenzia che l’attuale sistema di selezione offre maggiori possibilità a coloro che possono permettersi di frequentare corsi di preparazione per aspiranti medici-chirurgi e veterinari. Corsi che costano alle famiglie migliaia di euro. I disegni di legge prevedono di eliminare il numero chiuso per il corso di laurea in medicina e chirurgia, in linea con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e i principi costituzionali di uguaglianza e diritto allo studio.
Un corso di sei mesi e l’esame finale
“Mi piace parlare di modello italiano – ha aggiunto la Berini. In Francia il ‘periodo filtro’ è molto lungo e ha generato criticità. La mia idea è un lasso di tempo molto più breve, tipo un semestre. Ma penso anche a meccanismi che consentano, a quanti non superano gli esami, di recuperare il lavoro fatto e accedere a un’altra facoltà. L’idea – ha evidenziato la ministra – è consentire agli studenti di frequentare corsi caratterizzanti, sostenere degli esami e accedere alla facoltà in base all’esito. In questo modo affidiamo la preparazione alle università, sottraendola ai vari corsi extra-accademici. Affiancheremo le lezioni ad azioni di orientamento per supportare le scelte degli studenti”.
“Il numero chiuso – ha precisato Bernini – per come lo abbiamo conosciuto ed ereditato non esiste già più. Abbiamo aumentato i posti di oltre 3 mila unità quest’anno e l’incremento è stimato in 30 mila nei prossimi sette anni. Dal primo giorno del mio mandato ho parlato di apertura sostenibile perché era necessario cambiare, coniugando il maggiore accesso degli studenti con la sostenibilità del sistema e della qualità della formazione. È su questa linea che continuiamo a muoverci: procederemo in maniera graduale e progressiva. Abbiamo il dovere di continuare a garantire la qualità dell’offerta formativa che un’apertura indiscriminata non assicurerebbe”. Per il ministro “darsi l’obiettivo dell’apertura non è sbagliato, ma è appunto un obiettivo intorno al quale costruire le condizioni sistemiche, con gradualità, realismo e senso di responsabilità”.
“L’accesso libero, senza potenziare gli atenei, non garantirebbe la formazione di medici qualificati. È la differenza che c’è tra una Università degna di questo nome e un laureificio dove chi si laurea non ha mai visto una corsia di ospedale o un paziente in carne ed ossa. Chi governa ha il dovere della responsabilità ed evitare allarmismi. Le previsioni ci dicono che – a causa del calo delle nascite – il fabbisogno di medici, dopo un periodo di aumento, è destinato a calare”, ha concluso la ministra.
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