Bilanci previsione dei Comuni: virtuosi 8 su 10 ma non al Sud, Calabria al di sotto della media nazionale

Critica la situazione al sud. Tra le province più problematiche c'è anche Cosenza al 49%. L'elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche

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ROMA – L’82% dei comuni italiani ha approvato il bilancio di previsione entro la data prevista del 28 febbraio e il risultato complessivo, con più di otto comuni su dieci che hanno approvato e trasmesso il proprio previsionale nei tempi previsti, è in linea con quello dello scorso anno. Nel 2024 i comuni virtuosi erano stati infatti l’84% del totale. Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), allo scadere del termine fissato dal Viminale, mancavano all’appello i bilanci di 1.432 comuni, 900 dei quali dislocati nelle regioni del sud e nelle isole, 377 in quelle settentrionali e 155 al centro Italia.

Si conferma dunque l’esistenza di ampi divari interni al Paese che vede, da un lato, regioni come il Trentino Alto Adige (98% preventivi approvati), la Valle d’Aosta (97%), l’Emilia Romagna (95%), il Veneto e la Toscana (94%), dove il comune “ritardatario” è l’eccezione. Dall’altro, la persistenza di aree in cui i comuni che non programmano le proprie spese a tempo debito sono invece significativamente di più. Il caso limite è quello siciliano dove solo il 32% dei comuni ha approvato e trasmesso in tempo il proprio bilancio di previsione per il triennio 2025-2027. Ma ci sono anche altre aree in cui il numero degli enti che non riescono a centrare l’obiettivo in tempo è significativo.

Al di sotto della media nazionale ci sono infatti anche le regioni: Calabria, in cui i comuni puntuali sono stati 212 su 404 (52%), Campania (344 su 550, pari al 63%), Lazio (279 su 378, vale a dire il 71%), Molise (98 su 136, 72%), Puglia e Abruzzo (entrambe 79%). Al di sopra della media nazionale, invece, in aggiunta alle già citate Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, ci sono: Lombardia (92%), Marche (91%), Friuli Venezia Giulia (90%), Umbria (89%), Piemonte (88%), Basilicata (86%), Liguria (85%) e Sardegna (84%).

A livello aggregato, continua il Centro studi enti locali, si osserva che, mentre al Nord, solo il 9% dei comuni non si è fatto trovare pronto con la programmazione a tempo debito, questa percentuale è cresciuta man mano che si scende giù nella Penisola, passando al 16% al Centro e al 35% nel Mezzogiorno. Se si restringe invece il campo d’analisi al piano provinciale, emergono differenze ancora più marcate. In cima alla “classifica” abbiamo aree come le province di Bolzano, Ferrara, Piacenza, Pistoia, Reggio Emilia e Siena che registrano il 100% di comuni virtuosi.

Le province problematiche

A queste si contrappongono territori come l’agrigentino che spicca invece per arretratezza su questo fronte posto che solo tre comuni su 43 (il 7% del totale) ha approvato il preventivo 2025 in tempo. Siciliane anche le successive province più “problematiche“: Caltanissetta e Catania dove gli enti “puntuali” sono stati, nell’ordine, il 23% e 24%. Critiche anche le situazioni della provincia di Siracusa (33%), Palermo (37%), Messina (38%), Enna e Vibo Valentia (40%), Ragusa (42%), Trapani (44%) e Cosenza (49%).

“Spiace – sottolinea il Centro studi enti locali- constatare nuovamente la distanza che separa i risultati ottenuti in quest’ambito a diverse latitudini del Paese“. “Ci sono criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali, profonde e complesse, dietro ai ritardi che caratterizzano determinate aree del Paese, ed è pertanto necessario che, a livello centrale, ci si adoperi per offrire un concreto supporto agli enti afflitti da queste difficoltà affinché questi divari vengano colmati. A una crisi strutturale si deve rispondere con una risposta strutturale e forse non dovremmo attendere i tempi ancora tutti da conoscere della conclusione dell’iter di riforma dell’ordinamento finanziario e contabile all’interno del Testo Unico Enti Locali, legati a doppio filo con la partita attualmente in gioco della riforma della contabilità pubblica”.

 

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