Fuori dal tunnel. Dopo giorni di lotta e di protesta, gli operai della miniera di Nuraxi Figus hanno deciso di “risalire in superficie”, anche se la loro mobilitazione non può dirsi certo conclusa. I lavoratori della Carbonsulcil, infatti, vogliono avere rassicurazioni sul futuro occupazionale e sul rilancio dell’azienda. I minatori, scesi una settimana fa a una profondita’ di 373 metri, domani, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, riprenderanno la produzione. La decisione di lasciare liberi i pozzi e’ stata presa questa mattina al termine di un’assemblea che ha avuto come tema principale il progetto della Regione che il governo ha chiesto di rimodulare per renderlo sostenibile sul piano economico. «Abbiamo chiesto alla Regione – spiega Sandro Mereu, della Rsu di Carbonsurcil, – un incontro urgente per discutere del nuovo progetto carbone-centrale e sui futuri investimenti, la mobilitazione prosegue, anche se si è deciso di togliere l’occupazione».
Resta invece sempre forte la preoccupazione degli operai dell’Alcoa. Il rappresentante dell’azienda di Portovesme, Giuseppe Toia, stamane ha confermato il programma di fermata degli impianti. Per ora, hanno sottolineato i sindacalisti Franco Bardi (Cgil Fiom), Daniela Piras (Uil) e Bruno Usai (Cgil Fiom) si inizia con 13 celle. Un’operazione che la multinazionale vorrebbe concludere entro poche settimane. Intanto si prepara la trasferta a Roma.
Mercoledìi rappresentanti dei lavoratori saranno al ministero dello Sviluppo economico per partecipare a un tavolo con il Governo, la Regione e l’azienda. Con loro, giù in strada, ci saranno non meno di 600 lavoratori e i sindaci del territorio.
A loro vorrebbero unirsi anche i commercianti e artigiani della zona, ma il viaggio presenta costi non indifferenti. Altro appuntamento importante in agenda e’ per il prossimo venerdi’ quando la svizzera Glencore dovrebbe formalizzare la proposta per l’acquisto dello stabilimento sardo che gli americani dell’Alcoa hanno deciso di chiudere, assicurando comunque ai lavoratori le spettanze fino alla fine dell’anno.