ROMA – Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha divulgato lo studio “Salviamo la Fattoria Italia”, con gli ultimi dati sulla situazione post covid e l’allarme: quasi una stalla su dieci, il 9% sull’intero territorio nazionale, è in una tale situazione critica da portare alla cessazione dell’attività a causa dell’esplosione dei costi. Notevoli i conseguenti rischi per l’economia e l’occupazione, ma anche per l’ambiente, la biodiversità ed il patrimonio enogastronomico nazionale. Tra le cause della crisi si segnala una vera e propria esplosione delle spese di produzione, in media del +60%, legata ai rincari energetici, che arriva fino al +95% dei mangimi, al +110% per il gasolio e addirittura al +500% delle bollette per l’elettricità, necessaria ad alimentare anche i sistemi di mungitura e conservazione del latte. A questo – denuncia Coldiretti – si somma il problema della disponibilità di fieno e foraggi, la cui produzione è stata tagliata dalla siccità, con i prezzi in salita anche a causa della guerra in Ucraina.
Inoltre una vera e propria “spada di Damocle” è costituita, secondo i coltivatori e gli allevatori, dalla direttiva europea sulle emissioni industriali che “finisce per equiparare una stalla con 150 mucche ad un inceneritore o ad una fabbrica altamente inquinante, andando a colpire circa 180 mila allevamenti ed esponendoli al rischio chiusura. Una situazione che rischia di lasciare campo libero alle importazioni da Paesi che non applicano le pratiche sostenibili del sistema produttivo europeo o, ancora peggio, di spingere verso lo sviluppo di cibi sintetici in provetta, dalla carne al latte“. L’allevamento italiano costituisce il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale, per una filiera che vale circa 40 miliardi di euro, con un impatto rilevante dal punto di vista occupazionale: circa 800 mila impiegati nel settore.