ROMA – La pandemia di Covid-19 ha investito il Sistema sanitario nazionale (Ssn) con effetti pesanti non solo in termini di maggiori ospedalizzazioni e tenuta dei nosocomi ma anche sul fronte finanziario, erodendo pesantemente le risorse economiche destinate a dare nuovo ossigeno al Fondo sanitario. Dal 2020 ad oggi il finanziamento alla Sanità pubblica è infatti passato da113,8 miliardi a 124,9, un aumento di ben 11,2 miliardi, di cui 5,3 assegnati con decreti Covid. Tuttavia, tali risorse sono state interamente assorbite dalla pandemia e nel 2022 diverse Regioni rischiano di chiudere con i conti in rosso. E’ l’analisi contenuta nel quinto rapporto della Fondazione Gimbe sul Ssn.
Il rilancio del finanziamento pubblico per la Sanità, sottolinea Gimbe, è stato cioè “imposto dalla pandemia” ma anche “eroso” da questa. E manca ancora un rafforzamento “strutturale” del Ssn, mentre molte criticità restano irrisolte: liste d’attesa lunghissime per visite, esami, operazioni chirurgiche e screening; ma anche nuovi bisogni di salute, in particolare quelli dettati dagli effetti del long-Covid e dalle ricadute della pandemia sulla salute mentale. E, soprattutto, l‘ulteriore indebolimento del personale sanitario: “Pensionamenti anticipati, burnout e demotivazione, licenziamenti volontari e fuga verso il privato lasciano sempre più scoperti settori chiave, in particolare i Pronto Soccorso”, rileva Gimbe.
L’appello al futuro Governo “metta la salute al centro”
Da qui un appello al futuro governo: l’Italia, avverte il presidente Gimbe Nino Cartabellotta, “spende poco in sanità pubblica, tanto che siamo al 16/mo posto in Europa; il nuovo esecutivo metta la salute al centro”. Intanto, il quadro epidemiologico in Italia segna un rallentamento nella crescita dei casi, ma bisognerà ancora attendere almeno una settimana, secondo gli esperti, per poter comprendere quale sarà l’andamento delle curve. Dobbiamo prepararci a “salite e ridiscese”, avverte Alessandro Vespignani, neopresidente della Fondazione Isi, centro internazionale che lavora su Sistemi complessi e dati con sede a Torino. Secondo le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), invece, i casi di Covid-19 stanno diminuendo in otto province italiane, sette delle quali si trovano al Sud e una al Centro, ma sarà necessaria una settimana per confermare se si tratta di una reale discesa della curva e non di una stasi.
La conferma che la curva dei contagi sale negli ultimi giorni più lentamente arriva anche da Cartabellotta, “ma ancora bisogna capire gli effetti dell’abolizione dell’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici. Avevamo caldeggiato una circolare in tal senso – afferma – ma purtroppo non vedrà la luce, visto che ci troviamo in una fase di transizione tra un esecutivo e l’altro”.
Un altro dato, osserva l’epidemiologo Cesare Cislaghi, è che i positivi al virus SarsCoV2 “potrebbero essere molto più numerosi di quelli notificati ufficialmente e questo spiegherebbe perchè, nonostante la decelerazione dell’aumento dei nuovi casi, i ricoveri stiano invece crescendo”. Secondo Cislaghi, infatti, “il numero di contagiati ‘consapevoli’ perché etero od auto diagnosticati sarebbe oggi superiore di circa la metà rispetto a quello riportato dai dati della Protezione Civile e quindi una incidenza non di quaranta mila al giorno bensì di sessantamila ed una prevalenza di positivi non di cinquecentomila bensì di settecentocinquantamila”.
E preoccupa la situazione nelle carceri dove tornano a salire i contagi. Secondo gli ultimi dati del ministero della Giustizia, i detenuti positivi sono 239 su una popolazione carceraria pari a 55.249 persone. Nessuno di loro è ricoverato in ospedale. Quanto ai numeri dell’epidemia nelle ultime 24 ore, dopo il calo fisiologico del fine settimana si registra una risalita: sono 65.925 i nuovi contagiati (ieri 15.089 ), secondo i dati del ministero della Salute. Le vittime sono 80 (ieri 51), ed il tasso di positività è del 19,8% (rispetto al 18,1% del giorno precedente). Negli ospedali, sono 224 i ricoverati in terapia intensiva (ieri 216), ovvero 8 in più, mentre i ricoverati nei reparti ordinari sono 6.259, cioè 272 in più.