COSENZA – Alzi la mano chi di voi non ha vissuto un momento di terrore dopo ver ricevuto una e-mail che aveva come mittente un vertice delle forze dell’ordine che vi accusava, con tanto di documento firmato e timbrato, di aver commesso terribili reati di pedopornografia. Nel documento venivano contestate violazioni gravissime, commesse attraverso la rete Internet, legate a condotte penalmente rilevanti riferite a delitti di molestie sessuali su minori. Il documento minacciava di inoltrare le prove ad un non meglio specificato “procuratore” ed ai media, invitando a fornire giustificazioni entro 72 ore.
Il passo successivo era una richiesta di denaro per far “decadere” le accuse e l’indicazione delle per far “decadere” le accuse coordinate bancarie verso le quali corrispondere le somme estorte. È capitato anche a noi della redazione qualche settimana fa, quando tale subdola e-mail è stata recapitata ad un nostro giornalista. Tutto ovviamente falso, visto che si trattava di e-mail truffa.
Bene, la polizia di Stato, a conclusione di una attività d’indagine condotta dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, ha eseguito 16 decreti di perquisizione personale e domiciliare, emessi dalle Procure della Repubblica di Brescia e Vicenza, con l’ausilio dei Compartimenti di Polizia Postale di Milano, Torino, Pescara, Trieste, Venezia e Roma. Proprio come nel libro “Il processo” dello scrittore boemo, ignari utenti della rete di tutta Italia si sono visti accusati, processati e condannati per delitti mai commessi; e l’indagine trae spunto, appunto, dall’invio massivo di mail estorsive, apparentemente provenienti da Autorità istituzionali, contenenti una falsa citazione in Tribunale per fatti afferenti alla pedopornografia. Solo nel periodo di circa 2 mesi i proventi illeciti sono stati oltre di mezzo milione di euro.
La corrispondenza telematica oggetto di indagine riproduce un falso documento governativo e presenta nell’intestazione falsi loghi di Forze di polizia e di Ministeri italiani, tra i quali il Ministero dell’Interno e il Ministero della Difesa – affiancati a quelli di Agenzie internazionali quali Europol ed Interpol. Il falso documento a firma di vertici di Istituzioni statuali come il capo della Polizia Lamberto Giannini, piuttosto che del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Teo Luzi, dal direttore del Servizio Polizia Postale, pro tempore, Nunzia Ciardi e dall’attuale supplente del direttore del Servizio Polizia Postale, Ivano Gabrielli.
Il fenomeno che ha una rilevanza europea, colpisce in particolare Francia, Austria, Spagna, Belgio e Italia. Sono in corso i rituali accertamenti tecnici sul materiale informatico oggetto di perquisizione, per delineare le responsabilità dei soggetti indagati nell’attività e la rete dei contatti coinvolti nell’invio delle mail estorsive con particolare attenzione ai collegamenti con l’estero.