ROMA – Sono state 20.711 le donne accolte, nel 2021, nei centri antiviolenza della rete D.i.Re, con un incremento del 3,5% rispetto al 2020. Quasi la metà, ovvero il 46% delle donne accolte, ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni. E’ quanto emerge dall’ultimo report dell’Associazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza sui dati riferiti al 2021. Le donne, sono prevalentemente italiane (solo il 26% hanno una diversa provenienza), un dato costante negli ultimi anni e anche l’autore della violenza è prevalentemente italiano (soltanto il 27% ha provenienza straniera). Un dato oramai consolidato negli anni.
I centri antiviolenza della Rete
Sono presenti in tutte le regioni italiane, tranne che nel Molise, oltre la metà si trovano nell’area del nord (58 pari al 55%) divisi non equamente tra nord-est e nord-ovest; in quella del centro ci sono 24 centri (pari al 23%) e tra sud (16) e isole (8) si arriva a 24 centri (pari al 23%). Insieme al numero delle donne accolte, è aumentata anche la risposta che i centri antiviolenza danno sul territorio: le organizzazioni della Rete che hanno partecipato all’indagine (81 su 82), attraverso i loro 106 Centri antiviolenza, gestiscono 182 Sportelli antiviolenza con un incremento del 25% rispetto al 2020.
Oltre la metà dei centri (58,5% dei casi) può contare su almeno una struttura di ospitalità (62 in totale), con un’offerta di 185 appartamenti e 1023 posti letto. Le attività che i Centri garantiscono alle donne sono sempre varie: accoglienza e possibilità di consulenza legale nella quasi totalità dei casi, consulenza psicologica e percorsi di orientamento al lavoro in circa il 90% dei casi.
Nella comparazione con il 2020 emerge un incremento per il servizio di orientamento al lavoro, che passa dall’88% al 94% dei centri. Questo dato è particolarmente significativo – viene fatto notare – se si pensa che una donna su tre (31,9% tra disoccupate, casalinghe e studentesse) è a reddito zero, in linea con il 2020 (32,9%) e il 2019 (33,8%). Solo il 37% (tra occupate e pensionate) può contare su un reddito sicuro. Soltanto il 28% delle donne accolte decide di denunciare, percentuale che rimane sostanzialmente costante negli anni. L’attività dei centri si sostiene per gran parte sul lavoro volontario delle attiviste, di cui solo il 33, 3% è retribuito, anche a causa della scarsità e non strutturalità dei fondi.
Veltri: “non basta Piano antiviolenza se mancano linee guida attuative”
“20.711 donne nel 2021, il 3,5% di contatti in più rispetto al 2020, l’8,8% in più le donne che non avevano mai chiamato il Centro antiviolenza, sono numeri che confermano l’importanza dei centri della nostra Rete. Dietro ogni numero c’è una storia, la storia di ogni singola donna, che crede nella possibilità di uscire dalla violenza, dà fiducia ai nostri centri: l’aumento di donne che a noi si rivolgono lo leggiamo in questa luce”. E’ il commento di Antonella Veltri, Presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza.
“Sono numeri che danno la misura – sottolinea – del lavoro che le 2.793 attiviste, di cui solo poco più del 30% retribuite, svolgono per dare forza alle donne. Non basta però – spiega Veltri – approvare un Piano antiviolenza se mancano le linee guida attuative: siamo in attesa di questo, dell’impegno concreto del governo sul tema della violenza maschile alle donne, per il 2021-2023″ .
“La fotografia annuale che presentiamo ci conferma che – conclude la presidente – i nostri presidi territoriali sono baluardi imprescindibili nella prevenzione e nel contrasto della violenza alle donne. Lavoriamo per le donne e con le donne. Continueremo a farlo perché crediamo nel valore e nel potere che abbiamo di trasformare il modello culturale patriarcale da cui prende origine ogni forma di violenza alle donne”