COSENZA – “Non siamo bodyguard“. Tra i vari fronti di polemica che fanno seguito all’approvazione dell’ultimo decreto sul green pass, anche i gestori di bar e ristoranti fanno sentire la loro voce. Preoccupati dal possibile “caos organizzativo”, non ci stanno ad “essere scambiati per controllori”, perché ritengono che non spetti a loro intervenire sulle verifiche dei certificati che dal 6 agosto permetteranno a chi è vaccinato di fare tutta una serie di attività, tra cui appunto entrare nei locali pubblici. Il giorno dopo l’approvazione del provvedimento da parte del Consiglio dei ministri il coro di critiche – e quindi la richiesta di modifiche alle norme – si alza da più parti. Per la Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, i gestori dei bar e dei ristoranti “non sono pubblici ufficiali e come tali non possono assumersi responsabilità che spettano ad altri”, occupandosi anche dei controlli incrociati con i documenti di identità.
La proposta che viene avanzata dall’associazione di categoria è dunque quella di semplificare le procedure, prevedendo un’autocertificazione che sollevi i titolari dei locali da ogni responsabilità. Sulla stessa lunghezza d’onda Confersercenti. “Il green pass, così come è stato delineato – commenta l’associazione -, rischia di essere un provvedimento ingiustamente punitivo per le imprese, che non solo devono sostenere l’onere organizzativo ed economico del controllo, ma anche assumersi responsabilità legali che non competono loro”. Tra le incongruenze definite “incomprensibili” da Confesercenti, l’estensione dell’obbligo anche alle fiere e alle sagre all’aperto, oltre alla mancata riapertura delle discoteche. E così, come copertina, e sigle che rappresentano i locali notturni, anche i gestori di bar e ristoranti hanno scritto al governo per chiedere di aprire un tavolo tecnico ed avviare un confronto per avere “correttivi urgenti e chiarimenti”. Tra le categorie che salgono sugli scudi c’è poi pure quella dei cuochi. “Se il green pass vuol essere il giusto stimolo a vaccinarsi e porre un freno alla diffusione di un virus ormai endemico – dice il presidente di Federcuochi, Rocco Pozzulo – il costo sociale di questa misura non può ricadere su poche, sfortunate categorie. Né si può pretendere che gli esercenti assumano il ruolo di controllori, non essendo organi sanitari né di polizia”. Pozzuolo si attende “la giusta consequenzialità che estenda a trasporti, scuola e uffici pubblici una misura che oggi penalizza ulteriormente ogni attività del nostro settore”. “Con queste misure va a finire che perdiamo anche i pochi clienti rimasti” gli fa eco il maestro della cucina italiana Gianfranco Vissani.
Ad appoggiare il fronte di baristi e ristoratori anche alcuni governatori, a partire dal presidente del Friuli Venezia Giulia, oltre che della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. “Non possiamo pensare di mettere sulle spalle del barista o del ristoratore l’onere di fare il bodyguard, quindi su questo lo Stato ci deve essere” dice. “Per l’applicazione del green pass nei bar e nei ristoranti – il parere di Alberto Cirio, governatore del Piemonte – ci appelliamo alla sensibilità del governo. Da qui al 5 agosto c’è il tempo per intervenire, e servirebbe una grande cautela rispetto al ruolo del ristoratore”. Critiche al governo da Marco Marsilio, presidente dell’Abruzzo, che punta il dito su “oneri organizzativi, gestionali e di responsabilità anche nella sanzione”.