COSENZA – I numeri non sono quelli che si registrano in Gran Bretagna ma anche in Italia l’allerta cresce, perchè il virus SarsCoV2 non accenna a rallentare la sua corsa: in un solo giorno, sono 4.259 i nuovi casi registrati mentre il numero delle vittime è raddoppiato, passando da 10 a 21. Una situazione che diventa dunque sempre più preoccupante, pure sul fronte della tenuta delle strutture ospedaliere: a livello nazionale, infatti, gli ingressi nelle terapie intensive sono passati da 5,1 a 10 in due settimane, anche se il tasso di occupazione complessivo è ancora ben al di sotto della soglia di allerta. La situazione, avverte il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, “si prevede in peggioramento. Ci sarà un aumento ulteriore dei contagi, soprattutto tra i non vaccinati“. Secondo Sileri, infatti, la variante Delta “crescerà al pari del Regno Unito: non vedo perché l’Italia dovrebbe avere meno casi. Forse non arriveremo a 40.000, ma se anche arrivassimo a 20, 25.000 casi – rileva – sarebbe un problema”.
Green Pass nei ristoranti, muro con le Regioni
Mentre si monitora l’andamento dell’epidemia, il Governo è alle prese con la questione green Pass. Si prevedono una serie di step per un uso sempre più “estensivo”: lo scopo è andare verso una road map che preveda un rafforzamento graduale dell’obbligo per accedere a luoghi affollati e attività di svago. Per sedersi nei bar e nei ristoranti al chiuso sarà necessario esserne in possesso ma, almeno in una prima fase, basterà aver fatto una sola dose di vaccino per ottenerlo. E questo anche in zona bianca: una presa di posizione che fa storcere il naso al fronte dei governatori. Nessun obbligo sarebbe invece previsto per prendere il caffè al bancone dei bar. È questa l’ipotesi sulla quale sta lavorando il governo mentre le due dosi sarebbero necessarie per entrare in discoteche o per prendere treni, aerei e navi a lunga percorrenza.
Un road map per l’uso del pass verde
E poi, come detto, ci sono le tappe che da qui a settembre il governo intende indicare per rendere più stringente l’uso del certificato verde, complice il rientro a scuola nonché il ritorno dalle vacanze agostane. E che nelle ultime ore non avrebbe escluso, assicurano fonti di governo, l‘obbligo di certificato verde sui mezzi pubblici a partire da metà settembre. L’ennesimo nodo difficile da sbrogliare, su cui il confronto, in queste ore, è andato avanti serrato tanto da portare a un rinvio come sulla scuola: la decisione su bus e metro dovrebbe essere presa più avanti e non in questo decreto. Domani, salvo nuovi ma improbabili rinvii, l’attesa cabina di regia con Draghi, poi un nuovo confronto con le Regioni, dunque il Consiglio dei ministri che dovrà varare il nuovo decreto. Dove verrà messa nero su bianco anche la nuova data dello stato d’emergenza, probabilmente -ma al momento non vi è ancora certezza- 31 dicembre.
Scontro sindacati Confindustria
Intanto, come era prevedibile l’ipotesi di Confindustria su un green pass anche nelle fabbriche, forse nell’intenzione di spronare il governo a misure più restrittive in termini di prevenzione dei contagi sui luoghi di lavoro, trova l’opposizione rinnovata dei sindacati. Accanto a loro si schiera anche il presidente della Camera, Roberto Fico, che si dice contrario alla proposta filtrata ieri dagli industriali mentre riserve arrivano anche da un’altra delle associazioni di categoria, la Coldiretti, che mette in guardia sulla possibilità di avere scarsità di raccoglitori e di approvvigionamento alimentare. Il tema resta in ogni caso divisivo al momento, come l’obbligo vaccinale di altre categorie di lavoratori, ad iniziare dagli insegnanti e dal personale della scuola dove l’attesa degli ultimi giorni dovrebbe servire a convincere gli operatori del settore prima di prendere in considerazione una stretta ulteriore.
La Cgil interviene con il suo segretario generale, Maurizio Landini, sottolineando che Confindustria non può decidere su questioni demandate alla sola responsabilità dell’Esecutivo. “Spero che sia il caldo”, commenta il leader di Corso d’Italia la proposta sul Green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro. Poi spiega: “In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce“. Landini aggiunge: “Certamente una scelta di questo tipo la può compiere solo il governo”. Per la Cisl “il ruolo delle parti sociali è favorire in maniera responsabile la vaccinazione in tutti i luoghi di lavoro e nelle aziende che si sono rese disponibili a costituire hub vaccinali aggiuntivi a quelli della sanità pubblica, come avevamo sottoscritto il 6 aprile scorso insieme alla Confindustria ed alle altre associazioni imprenditoriali per tutelare la salute collettiva e quella dei lavoratori. Porre dei vincoli di accesso ai luoghi di lavoro mediante il green pass non rientra nel perimetro del protocollo ed in ogni caso è una modalità discriminatoria di controllo che non può essere imposta con una circolare alle aziende”.
Per il governo interviene la sottosegretaria all’Economia, Cecilia Guerra, aprendo sostanzialmente ad un green pass nella scuola e affermando che per il resto la decisione debba essere presa dal governo e non dai datori di lavoro autonomamente. “Non arriveremo all’obbligo della vaccinazione per tutti i cittadini”, sottolinea, aggiungendo come in questo contesto “le decisioni vadano prese congiuntamente” e non ci possono essere decisioni unilaterali”. Per gli insegnanti e il personale scolastico “il confronto è in atto” ma è chiaro che nei luoghi dove non ci può essere distanziamento va fatta una riflessione.