Obbligo vaccinazione e scudo penale. Deluso l’ordine dei medici, critico anche ANAOO

Per il presidente dell'ordine dei medici e odontoiatri Anelli "tutele insufficienti e norme su vaccini poco incisive". Anaoo critica quelle sullo scudo penale "insufficienti"

COSENZA – Delusione da parte dei medici per il nuovo dl, al vaglio in queste ore del Consiglio dei ministri, in merito allo ‘scudo penale’ e all’obbligo vaccinale per i sanitari: “E’ incompleta e insufficiente la tutela penale per i professionisti, che hanno operato in un contesto straordinario. E poco incisive anche le norme sull’obbligo vaccinale”. Ad affermarlo è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. “Se il decreto legge sarà approvato nei termini delle bozze che stanno circolando – sottolinea – non possiamo nascondere un pò di delusione”. I provvedimenti a tutela dell’operato dei professionisti durante il Covid, spiega Anelli in una nota, “non recepiscono appieno le richieste avanzate dal mondo medico, limitandosi a esimere i vaccinatori dalla punibilità per omicidio colposo e lesioni colpose a seguito della somministrazione del vaccino. E anche le norme che introducono il cosiddetto obbligo vaccinale per i sanitari sono in realtà poco incisive, limitandosi alla sospensione, tramite un iter piuttosto farraginoso, dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali”.

“Per questo avevamo auspicato che a condizioni straordinarie corrispondessero interventi straordinari, che sollevassero il medico da atti professionali compiuti, lo ricordiamo, in un contesto emergenziale, e con il solo obiettivo di salvare vite – osserva -. Invece, da queste prime notizie, il provvedimento del governo sembra riguardare esclusivamente la fase di vaccinazione. Argomento che, se ha fatto molta presa sui media, non preoccupava più di tanto i medici, abituati ad assumersi responsabilità in tutte le campagne vaccinali. Oltretutto, permangono forti dubbi che la punibilità possa essere esclusa laddove non vi siano atti medici propedeutici alla somministrazione del vaccino”. “Concordiamo con il Governo circa l’obbligatorietà della vaccinazione gratuita per i professionisti sanitari, obbligo che riguarda in maniera del tutto marginale i medici, ormai tutti vaccinati, salvo eccezioni rarissime – aggiunge -. Il meccanismo, però, ci sembra un po’ complicato e rimanda a una sospensione, comunicata dall’Ordine dopo diversi passaggi, dalle attività a contatto con i pazienti. Il tutto per un periodo limitato, non oltre il 31 dicembre”. Le norme esistenti, rileva Anelli, “già garantiscono il diritto dei cittadini a non essere messi a rischio, e la stessa tutela degli operatori, prevedendone lo spostamento ad altre mansioni qualora non siano vaccinati: questi provvedimenti non aggiungono, in buona sostanza, nulla di nuovo – conclude -. Inoltre, forte è la preoccupazione che le pandemie costituiranno, per il futuro, una costante. Sarebbe utile una norma di legge più generale e strutturata, che consentisse la protezione del personale sanitario e dei pazienti”.

ANAOO “provvedimento al di sotto delle necessità”

Anche il più rappresentativo dei sindacati di medici e della dirigenza sanitaria  – Anaao Assomed si dice deluso per le norme contenute che saranno approvate dal CDM. “Il Decreto legge all’esame del Consiglio dei Ministri è motivo di delusione per le categorie professionali che rappresentiamo, non tanto per l’obbligo di vaccinazione quanto per la limitazione della tutela giudiziaria degli esercenti la professione sanitaria alla sola pratica della vaccinazione. Appare, così, manifesta la non volontà di cogliere l’essenza dei problemi che, da molti mesi, inutilmente, cerchiamo di mettere in evidenza”. Questo il primo commento del Segretario Nazionale Carlo Palermo alle anticipazioni di stampa del “Decreto Covid”. “Sul punto dell’obbligo vaccinale non solleviamo obiezioni, prosegue Palermo. Garantire a tutti i cittadini cure in sicurezza rappresenta un dovere per il legislatore nazionale, previsto dall’art. 32 della Costituzione, e un obbligo deontologico per i medici. La stessa Legge 24/2017, cosiddetta Gelli-Bianco, considera la sicurezza delle cure parte costitutiva del diritto alla salute, nell’interesse dell’individuo e della collettività”.

“Poco convincente, invece, appare il secondo punto. I professionisti sanitari vengono da un anno tremendo e sono stanchi per lo stress fisico e psichico sopportato, di cui non vedono ancora la fine. Hanno lavorato senza linee guida e buone pratiche su una malattia sconosciuta, sostenuta da un virus subdolo e altamente diffusivo, in condizioni organizzative caratterizzate da carenza di personale e di posti letto, scarsità di dispositivi di protezione individuale, un numero sproporzionato di pazienti che affollavano i pronto soccorso in cerca di assistenza. Sono stati costretti ad assumere decisioni fondamentali per la sopravvivenza dei pazienti in tempi maledettamente brevi, utilizzare farmaci off label senza conoscere la loro reale efficacia, ed i possibili effetti collaterali, in patologie incontrate per la prima volta. Per affrontare l’emergenza hanno, spesso, lavorato in ambiti specialistici non di loro competenza, hanno subito con spirito di servizio la carenza di tamponi, hanno tollerato, per non aggravare la carenza di personale, l’esclusione dalla quarantena, in caso di contatto stretto con pazienti poi risultati positivi al Sars-CoV-2. Trasformandosi, non di rado, da curanti in untori”.

“In un tale contesto – è l’allarme lanciato da Palermo – il rischio di una pandemia giudiziaria non è remoto. Per questo abbiamo chiesto una norma che preveda la punibilità solo per dolo o colpa grave, una colpa grave non generica ma commisurata alle reali situazioni operative dell’ultimo anno, per l’insieme delle attività di diagnosi, cura e prevenzione prestate nel corso di tutto il periodo emergenziale. Non può bastare una tutela legata alla sola procedura vaccinale, che comporta un rischio assolutamente minimo che solo ad un magistrato a corto di informazioni tecniche può suggerire, prima ancora di un’autopsia e della valutazione dell’eventuale nesso di causalità, la iscrizione nel registro degli indagati di medici e infermieri. Altrimenti stiamo prendendo in giro gli eroi di ieri e quelli di oggi, ancora impegnati ad affrontare la terza ondata della Covid-19″.

“L’alterna e instabile convivenza con il virus ha mantenuto durante il periodo autunnale una occupazione media giornaliera delle Terapie intensive di circa 2.000 pazienti, che si avviano a diventare ora con la terza ondata 4.000, superando anche il picco della prima ondata. E tutti dovrebbero ricordare prima di pretendere allentamenti delle restrizioni sociali, che la mortalità dei pazienti in Terapia Intensiva è vicina al 40%. Mentre i medici, sfiniti e demoralizzati, in pieno esaurimento fisico e psicologico, sono sempre lì, in prima linea a fornire una chance di sopravvivenza alle persone che hanno in cura. Allora smettetela, per favore – conclude Palermo – di chiamarli eroi. Da oggi, senza una modifica del decreto durante l’iter parlamentare, anche loro sono delle vittime. Le vittime della mancanza di coraggio, e della perdita di memoria, da parte della politica”.

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