La Ministra Azzolina, ‘non arretriamo’. Ma i tanti casi di contagio e il virus che continua a circolare aumentano i dubbi anche degli esperti.
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COSENZA – La riapertura della scuola, il prossimo 7 gennaio, si avvicina, e i numeri dei positivi e l’indice di contagiosità, rimasti alti anche durante la pausa di Natale, aumentano da più parti dubbi e perplessità sull’opportunità di far tornare sui banchi tutti i ragazzi. Vola infatti al 17,6% il tasso di positività. Poco meno di 12mila i nuovi casi, ma appena 67mila i tamponi nelle ultime 24 ore. “Io credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica”, ha detto in serata il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, mettendo quindi in dubbio l’accordo siglato il 23 dicembre scorso tra gli Enti locali e il Governo per la ripartenza della scuola dopo l’Epifania. Del resto gli studiosi mettono in guardia. “Aumenta notevolmente la circolazione del virus in Italia e inizia ad aumentare di conseguenza la pressione sulle unità di terapia intensiva, in una situazione critica, nella quale gli eventuali effetti dei provvedimenti adottati prima di Natale potranno essere visibili solo a ridosso del 7 gennaio, data della possibile riapertura delle scuole”.
Dal canto suo, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, salutando il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, scaduto in questi giorni, ha sottolineato che “non possiamo arrenderci e dobbiamo, ciascuno degli attori coinvolti, operare uniti, ricordandoci sempre del peso specifico che questa Istituzione ha nel percorso di ogni bambina e bambino, delle ragazze e dei ragazzi, nella vita del Paese. Arretrare sulla scuola, significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Per questo non lo faremo”. I docenti sono pronti a farsi vaccinare: l’80% lo farebbe subito, stando ad un sondaggio al quale hanno partecipato in totale 10.445 persone. Ma il mondo della scuola non ha un calendario vaccinale ad hoc, quindi docenti e bidelli verranno vaccinati probabilmente tra aprile e settembre. “Troppo tardi”, secondo tutti i sindacati.
Intanto in Calabria la petizione lanciata da Unsic, che chiede la prosecuzione della DAD dopo il 7 gennaio nelle scuole superiori, in poco tempo ha raccolto quasi 10mila firme. “Lontani da un dibattito tutto ideologico tra fautori della scuola in presenza o della didattica a distanza, noi poniamo almeno due dati di fatto – spiegano dall’Unsic, l’organizzazione datoriale radicata in tutta Italia. – Innanzitutto riaprendo le superiori in presenza, seppure a metà, si determineranno tra studenti, docenti, familiari e utenti del trasporto pubblico non meno di sei milioni di contatti al giorno, 350mila solo in Calabria. Se l’imperativo è ridurre le occasioni di distanziamento, c’è coerenza o incoscienza in tale scelta di riaprire, tra l’altro con poche novità in termini di presidi sanitari a scuola, tracciamenti o forte potenziamento dei trasporti? A ciò si aggiunge un altro dato inconfutabile. Lo scorso 14 settembre, – continuano dall’ufficio comunicazione dell’Unsic – alla prima campanella, in Italia erano 1.008 i nuovi casi quotidiani di Covid e 14 i decessi; il 7 gennaio, quando riapriranno le scuole, casi e decessi saranno oltre dieci volte di più. Insomma, è concreto il rischio di alimentare una terza ondata peggiore delle altre perché molti ospedali sono ancora in sofferenza, partono le influenze stagionali e si rischia di inficiare la campagna vaccinale appena cominciata. È ammissibile che per il protagonismo di qualche politico e per non aspettare qualche altra settimana, con la popolazione fragile finalmente vaccinata, rischiamo tutti di accentuare i drammi sanitari, psicologici ed economici collettivi e di appesantire ulteriormente il bilancio di vite umane che ci vede amaramente primi in Europa?”