L’operazione della Guardia di Finanza e della Dda di Milano ha portato all’arresto di otto soggetti legati ad una cosca di ‘ndrangheta che puntava ad ottenere i fondi stanziati per il Covid
MILANO – Ancora una volta le cosche della ‘ndrangheta attive in Lombardia colpite stavolta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano in un’inchiesta della Dda. Le indagini hanno portato all’arresto di otto persone (4 in carcere e 4 ai domiciliari) accusate di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta. Dagli accertamenti è emerso che una persona inserita in una cosca ha ottenuto contributi a fondo perduto e voleva beneficiare anche dei finanziamenti per le imprese previsti per l’emergenza Covid. Sequestrati anche beni per sette milioni e mezzo di euro. Gli arrestati erano contigui al clan Greco di San Mauro Marchesato, nel crotonese, che fa capo a Lino Greco.
Secondo le indagini sarebbe stata presentata richiesta, poi ottenuta, per tre delle società inserite nello “schema di frode” i “contributi a fondo perduto”, attestando un volume di affari “non veritiero” e “fondato sulle false fatture”. Contributi previsti dal decreto 34 del 19 maggio scorso. Inoltre, si legge ancora, il principale indagato “ha tentato di beneficiare” anche dei finanziamenti del decreto legge 23 dell’8 aprile che servono a “sostenere il sistema imprenditoriale nella particolare congiuntura economica determinata dall’emergenza sanitaria”.
Il clan Greco è una ‘ndrina della ‘locale’ di Cutro (Crotone) e opera anche in Lombardia. L’inchiesta ha svelato “una complessa frode all’Iva nel settore del commercio di acciaio” con fatture false e attraverso società “cartiere” e “filtro”, anche all’estero, intestate a prestanome. Le imprese erano di fatto gestite da affiliati al clan che fa capo a Lino Greco, una “cosca federata” a quella di Cutro che fa capo a Grande Aracri. Contestato l’autoriciclaggio per mezzo milione di euro attraverso conti anche in Inghilterra e Bulgaria. Eseguite anche 34 perquisizioni tra Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria, Lazio, Calabria e Sicilia, nei confronti di 27 indagati.
Una delle società intestate a prestanome e gestite da Francesco Maida, collegato al clan della ‘ndrangheta capeggiato da Lino Greco ha ottenuto 45mila euro di contributi a fondo perduto per l’emergenza Covid. Allo stesso tempo, secondo le indagini della Dda milanese, Maida avrebbe tentato “di beneficiare” anche dei finanziamenti del decreto legge 23 dell’8 aprile che servono a sostenere le imprese “nella particolare congiuntura economica determinata dall’emergenza sanitaria” causata dal Coronavirus.