Il decreto Cura Italia e una circolare dell’Inail creano un pastrocchio per le aziende perchè classificano il Covid 19 come infortunio sul posto di lavoro
COSENZA – “La somma fra il decreto (articolo 42, comma 2, decreto legge 17 marzo 2020 n. 18, il cosiddetto Cura-Italia) e una circolare dell’Inail del 3 aprile dice: se una persona con un lavoro dipendente viene contagiata da coronavirus, ne è responsabile civile e penale l’azienda per cui lavora. Sotto processo finisce l’impresa ovunque sia avvenuto il contagio”. Formula combinata che ha sollevato innumerevoli proteste da parte degli imprenditori e titolari di aziende che potrebbero essere ritenuti responsabili del contagio di un loro dipendente. Il problema è che il Covid 19 non è classificato come malattia, ma come infortunio sul lavoro e questo attribuirebbe all’impresa la responsabilità del contagio, con pesanti implicazioni sul piano civile e penale.
«Equiparare il Covid 19 a un infortunio sul lavoro sembra il modo trovato dal Governo per creare un incentivo forte per far rispettare il protocollo di sicurezza. Ma è un modo sbagliato: un imprenditore non può rischiare una condanna penale perché un dipendente ha contratto il virus». A sostenerlo è Piero Gai, alla guida del gruppo Ultraflex, con quattro aziende in Italia, una negli Usa e 250 addetti, che ha rilasciato un’intervista al Sole 24 Ore. «Fino a ieri – ha affermato Gai – uno che si ammalava di morbillo in azienda era considerato in malattia. Non si capisce perché il Covid debba essere un infortunio. Specie se l’azienda applica, e noi lo abbiamo fatto da prima che divenisse obbligatorio, tutte le norme previste dal protocollo firmato coi sindacati. Bisogna usare altri mezzi per controllare che un’azienda agisca correttamente , non trasformare una malattia in infortunio, tra l’altro con una norma non chiara: non si capisce a chi spetti provare se il lavoratore ha contratto il covid in azienda o all’esterno». Governo e Parlamento dovranno occuparsene in breve tempo, altrimenti in poco tempo le aziende dovranno difendersi in tribunale.