Pasqua amara: il coronavirus mette in crisi l’industria delle uova di cioccolato

Secondo le previsioni dell’Unione Italiana Food i ricavi potrebbero crollare del 40% mettendo a rischio decine di Pmi

 

ROMA – Il coronavirus rischia di mettere in ginocchio le aziende produttrici di dolci, in particolare quelli da ‘ricorrenza’ in vista della Pasqua. Rallentano infatti gli ordini di uova di cioccolato e colombe e si teme un crollo dei ricavi del -30, -40% in un settore che ha un giro d’affari che di norma sfiora i 435 milioni di euro e tiene in piedi oltre 40 aziende. Con la Pasqua alle porte, le decine di PMI che incentrano la propria produzione esclusivamente su uova al cioccolato e lievitati da ricorrenza si trovano a dover affrontare dunque un momento molto difficile.

Da una parte il mercato stenta a decollare e dall’altra la chiusura dei bar e delle pasticcerie e i problemi riguardanti gli spazi espositivi nella GDO (c’è meno disponibilità a ospitare i bancali con questi prodotti per le norma di distanziamento nei supermercati, che impongono di lasciare più spazi aperti per il transito delle persone) frenano gli ordini in vista delle festività. E il settore comincia a temere che l’invenduto metta a rischio la vita stessa delle aziende. A lanciare l’allarme è l’Unione Italiana Food – l’associazione che rappresenta le principali aziende dolciarie italiane.

“Se tradizionalmente uova e colombe venivano acquistate come dono da portare ad amici e parenti – spiega Mario Piccialuti, Direttore Generale di Unione Italiana Food – nei giorni dei pranzi e degli inviti di Pasqua, quest’anno il nostro auspicio è che le persone li acquistino per sé e per il proprio nucleo familiare. Tutti abbiamo bisogno di una coccola, di un momento dolce e spensierato.  Soprattutto in questa inedita Pasqua da passare tra le quattro mura domestiche.”

Secondo i dati di Unione Italiana Food, in media la produzione di uova di cioccolato e ovetti in Italia riguarda 31.207 tonnellate di prodotto per un fatturato di circa 275 milioni di euro.  Mentre quello delle colombe pasquali tocca quasi le 23.000 tonnellate per un valore di circa 160 milioni di euro. Si tratta di prodotti immancabili nelle nostre tavole, scelti da 7 famiglie italiane su 10. Il paradosso, in questa situazione, è che, nonostante l’emergenza, l’industria dolciaria sarebbe assolutamente pronta a far fronte alle esigenze delle festività pasquali, a maggior ragione nello scenario attuale, nel quale diventa ancora più prezioso il conforto delle uova di Pasqua e della sorpresa e per i più grandi della colomba.

“Il mercato fatica a decollare – afferma Piccialuti, – e cominciamo a temer che questo possa trasformarsi in uno scoglio difficilmente superabile per tante PMI che sono specializzate in dolci della ricorrenza pasquale. Per chi non ha una diversificazione di prodotto e fa solo lievitati da ricorrenza, la Pasqua può arrivare a rappresentare anche la metà del fatturato annuale, con prospettive di perdita molto gravi se la stagione non portasse gli esiti sperati. In particolare, le aziende che operano solo attraverso il canale tradizionale, come bar e pasticcerie, si trovano in condizioni pressoché di immobilismo e pertanto la loro situazione inizia ad avere risvolti davvero critici”.

“In questo particolare momento – chiude Mario Piccialuti – chiediamo alla GDO massima sensibilità e ci auguriamo che in questa situazione vogliano essere al fianco delle aziende, a volte anche molto piccole che lavorano soprattutto in queste settimane. Se accetteranno di tenere un po’ più a lungo questi prodotti nei punti vendita sicuramente la risposta dei consumatori sarà positiva”.

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