ROMA – Twitter è anche un canale per urlare odio e intolleranza.
Un milione di insulti contro le donne, 150 mila frasi razziste, oltre 100 mila omofobe; ci sono quelle intolleranti nei confronti dei disabili. C’è un’Italia bulla e misogina scolpita a 140 caratteri, il linguaggio tutto speciale di Twitter, un mezzo che avrebbe dovuto velocizzare i messaggi in poche battute. Un mezzo fallimento come ha ammesso il ceo di Twitter Dick Costolo in una lettera ai dipendenti. Stesse conclusioni cui è giunto dopo un anno di lavoro e un momentale screening il gruppo di lavoro riunito attorno al progetto di Vox – l’Osservatorio italiano sui diritti. E’ la Mappa dell’Intolleranza: un panorama sconsolante, di cui ogni giorno abbiamo conferma dai fatti di cronaca. L’idea di questo gruppo, un team universitario che ha monitorato, estratto e studiato, circa due milioni di tweet – la giornalista Silvia Brena, Marilisa D’Amico, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Milano, co-fondatrici di Vox; Maurizio Binetti, Cecilia Siccardi, Maura Pelizzari, Roberto Reduzzi del dipartimento di psicologia dinamica e clinica della Sapienza Università di Roma; il Prof. Vittorio Lingiardi e Nicola Carone; Prof. Giovanni Semeraro e Cataldo Musto dell’ Università Aldo Moro di Bari e Cecilia Siccardi del Dipartimento di diritto pubblico italiano e sovranazionale all’Università di Milano – è di fare prevenzione sul territorio, mettendo il risultato di questo lavoro a disposizione di chiunque, comuni e scuole, per supportare interventi mirati sul territorio.
Un progetto ispirato ad esempi stranieri, come la Hate Map della americana Humboldt State University. Dalla Mappa esce fuori per la prima volta la diffusione in Italia dei tweet razzisti, omofobi, misogini, antisemiti e intolleranti nei confronti dei disabili. Una geografia sconfortante, con una diffusione a macchia di leopardo su tutta la penisola delle diverse forme di intolleranza. “Nei 140 caratteri di twitter comprimiamo i nostri sentimenti”, spiega Silvia Brena, giornalista e co- fondatrice di Vox. “140 caratteri con cui ci alleniamo a urlare emozioni, rabbie, frustrazioni che spesso non riusciamo a elaborare in altro modo”. Due, gli elementi emersi in modo più rilevante. Il primo. Complessivamente la distribuzione dell’intolleranza, considerati i 5 gruppi, è polarizzata soprattutto al Nord e al Sud, poco riscontro invece nelle zone del Centro come Toscana, Umbria, Emilia Romagna.
Una situazione, che si capovolge per quanto riguarda l’antisemitismo, fenomeno in evidenza soprattutto nel Lazio e nel Centro Italia. Va segnalato un picco significativo in Abruzzo, nell’area tra L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. Presente anche in alcune zone del Nord e del Sud Italia. Il secondo dato riguarda la misoginia, sulla quale si concentra la maggiore proliferazione di tweet intolleranti. Il numero di tweet contro le donne, infatti, in 8 mesi è arrivato a 1.102.494, con 28.886 tweet geolocalizzati. “Hate speech è parola dell’odio, parola che attacca e offende una persona o un gruppo sociale”, dice Vittorio Lingiardi, docente di Psicologia Dinamica presso La Sapienza- università di Roma. “Favorite dalla velocità e custodite dallo spazio cibernetico, le parole possono diventare pietre, incitamento all’odio e, a volte, crimine”.