REGGIO CALABRIA – Toga “sporca”. Giancarlo Giusti, ex giudice in servizio presso il Tribunale di palmi, travolto dall’inchiesta giudiziaria “Infinito”, coordinata dalla Dda di Milano, su un intreccio tra la giustizia “corrotta” e la ‘ndrangheta, è stato condannato a quattro anni di reclusione e a cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici. Nonchè la sospensione ddalla magistratura, decisa dal Csm subito dopo il suo arresto.
E’ questo il verdetto di condanna, pesantissima, emesso dal gup, nel corso del processo celebrato con il rito abbreviato. L’ex giudice, soapeso dsalla magistratura all’indomani del terremoto giudiziario, è stato accusato di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Secondo l’impianto accusatorio, Giancarlo Giusti, approfittando della sua funzione avrebbe utilizzato la sua toga per ricevere dal boss Giulio lampada, elemento di picco della ‘ndrangheta calabrese, radicata a Milano. Secondo i giudici di Milano, il magistrato sospeso, avrebbe ricevuto dal boss e dai suoi fiancheggiatori, come gesto di ringraziamento, anche viaggi, appuntamenti con escort di lusso e vacanze in hotel di alto livello. Oltre a Giusti, sono stati condannati anche Domenico Gattuso (6 anni) e l’avvocato Vincenzo Minasi (4 anni e 4 mesi). Stando alle indagini del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei pm Storari e Alessandra Dolci, l’avvocato Vincenzo Minasi era uno dei rappresentanti della “zona grigia” della ‘ndrangheta. Giusti – 45 anni, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria, dal 2010 gip a Palmi e poi sospeso dal Csm con l’arresto – sarebbe stato invece, stando alle indagini, a «libro paga» della ‘ndrangheta. La mafia calabrese dei Lampada, secondo l’accusa, oltre a offrirgli ”affari”, avrebbe appagato quella che nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Giuseppe Gennari era stata definita una vera e propria «ossessione per il sesso», facendogli trovare «prostitute» in alberghi di lusso milanesi, con le spese di soggiorno e di viaggio comprese nel prezzo della corruzione. Il giudice venne arrestato lo scorso marzo per corruzione aggravata dalla finalita’ mafiosa in uno dei filoni dell’inchiesta sulla cosca dei Valle-Lampada. Il direttore dell’hotel milanese “Brun” – uno degli alberghi frequentati da Giusti – era invece accusato di favoreggiamento personale. Il magistrato poi si sarebbe messo a disposizione in particolare di Giulio Lampada (a processo con rito ordinario assieme ad altri). Con Lampada sarebbe stato «socio occulto» di un società off-shore «amministrata» dall’avvocato Minasi (le cui dichiarazioni ai pm hanno fornito riscontri) e che si aggiudicò «5 lotti immobiliari» all’asta, nel marzo 2009, del valore di circa 300mila. IL PROFILO: Il ritratto che i giudici della Dda di Milano fanno sul gip di Palmi è inquietante. Dalle carte emerge che Giancarlo Giusti è «ossessionato dal sesso e dalla bella vita». Il giudice per le indagini preliminari di Milano Giuseppe Gennari, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giusti, dopo aver esaminato il diario telematico del giudice, scrive che “Il quadro complessivo che emerge è deprimente”. Le pagine di diario riportate sono solo una quota parziale (e quelle mancanti non sono certo meglio). Ma tutte propongono gli stessi temi ricorrenti: ossessione per il sesso, per lo più a pagamento, esigenze economiche legate ad un tenore di vita sicuramente elevato, spasmodica ricerca di occasioni di guadagno parallele in operazioni immobiliari e di varia altra natura. Giusti appare come personaggio fragilissimo e, per costume di vita, esposto alla tentazione di condotte illecite. E quindi è comprensibile, dato gravissimo in termini di pericolosità sociale – continua il gip – come egli ceda immediatamente ai richiami di Lampada che offre da subito donne pagate, divertimenti, affari, conoscenze utili. Stupefacente è la rapidita’ con cui Giusti si unisce a Lampada. A fine settembre 2008 i due si conoscono, il 6-8 ottobre Giusti e’ gia’ a Milano nelle braccia di prostitute (e quindi è già compromesso con Lampada). Il tutto nel contesto di un rapporto personale assolutamente intimo, come attestato dalle numerose telefonate intercorse tra i due».