Il rapporto Legambiente 2016 elaborato sui parametri 2015 vede tutti i capoluoghi di provincia della regione nella parte bassa della classifica. Eccetto Cosenza, che si classifica al 33° posto e tra le prime città del Meridione.
ROMA – Gli indicatori della 23ª edizione del rapporto Ecosistema urbano quest’anno sono 17, uno in meno rispetto all’edizione 2015. La divisione in tre gruppi omogenei, per dimensione demografica, delle 104 città prese in considerazione, è applicata solo ai dati del trasporto pubblico. Non sono più considerati il tasso di motorizzazione a due ruote e i consumi elettrici domestici complessivi mentre è stato invece inserito l’indicatore dei consumi domestici coperti con energie rinnovabili. Inoltre, il parametro sugli incidenti stradali, già presente, è ora riferito non solo al numero di vittime, ma anche a quello dei feriti. Tutti capoluoghi di Provincia della Calabria si collocano nella parte bassa della Classifica. Solo Cosenza svetta classificandosi al 33° posto e tra le prime città del meridione. Crotone è al 63°, Reggio Calabria al 79°, Catanzaro al 96° e Vibo Valentia ultima 104°.
Gli indicatori della 23ª edizione del rapporto Ecosistema urbano sono 17, uno in meno dello scorso anno. La divisione in tre gruppi omogenei, per dimensione demografica, delle 104 città prese in considerazion è applicata solo ai dati del trasporto pubblico.
Ci sono alcuni cambiamenti: non sono più considerati il tasso di motorizzazione a due ruote e i consumi elettrici domestici complessivi; è stato invece inserito l’indicatore dei consumi domestici coperti con energie rinnovabili. Inoltre, il parametro sugli incidenti stradali, già presente, è ora riferito non solo al numero di morti, ma anche a quello dei feriti.
Dicevamo che l’indagine si basa su 17 parametri divisi nelle macroaree: Aria, Acqua, Rifiuti, Energie rinnovabili e Mobilità. Macerata porta in alto il Centro Italia, ma nella top ten della classifica generale compaiono otto città medio-piccole del Nord, dal secondo posto di Verbania al decimo di Savona. Oristano, in ottava posizione, è la migliore rappresentante del comparto Sud e Isole.
L’insieme degli indicatori copre i cinque principali componenti ambientali (aria, acqua, rifiuti, mobilità ed energia), consentendo di valutare i fattori di pressione, la qualità delle componenti ambientali, la capacità di risposta e di gestione ambientale. Gli indicatori sono normalizzati impiegando funzioni di utilità costruite sulla base di alcuni obiettivi di sostenibilità. Così i punteggi assegnati identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto a una città ideale. Per ogni indicatore c’è una scala di riferimento da una soglia minima (che può essere più bassa o più alta del peggior valore registrato), al di sotto della quale non si ha diritto ad alcun punto, fino a un valore obiettivo (che può essere invece più alto o più basso del miglior valore registrato) che rappresenta il livello da raggiungere per ottenere il punteggio massimo.
Ecosistema Urbano quest’anno per la prima volta propone anche un confronto delle ecoperformance urbane con i 12 mesi precedenti, ed analizza un periodo più lungo valutando l’evoluzione dei valori dei capoluoghi in quattro parametri fondamentali (smog, acqua, rifiuti e trasporto pubblico) le cui variazioni dipendono direttamente dall’azione (o dall’inazione) degli enti locali.
In cinque anni, tra il 2011 e il 2015, in alcune grandi città italiane la situazione non è poi così cambiata. Ne è un esempio Napoli che, nonostante sia stata fino al 2011 in piena emergenza rifiuti, non ha colto l’occasione di questa crisi per un deciso cambio di passo. E’ cresciuta certamente la raccolta differenziata ma con un ritmo inferiore all’1,5% annuo ed è ancora distante dal rispetto degli standard fissati dalla normativa. E sempre nel capoluogo partenopeo salgono a dismisura anche le perdite di rete (dal 24% del 2011 al 42% del 2015).
Altro esempio per Roma, dove il traffico è tra le problematiche più importante, e nonostante ciò non è aumentato di molto il numero dei passeggeri trasportati da bus, tram e metropolitane; anzi è addirittura leggermente diminuito.
A Milano il problema è da sempre quello dello smog ma le cose non sono poi così migliorate. Scendendo a sud, Palermo spreca ancora più della metà dell’acqua potabile immessa in rete ed è, com’è noto, tra quei capoluoghi che non si possono certamente permettere sperpero idrico e ha ridotto il quantitativo di rifiuti raccolti separatamente (dal 10% al 7%).
In Italia dunque, non si segue il passe europeo e le trasformazioni per arrivare a progettare città diverse, più sane, più vivibili, più sostenibili, più attente alla qualità della vita degli abitanti sono poche.
I mutamenti di Cosenza tra 2011 e 2015
Il caso di Cosenza è tra quelli da prendere ad esempio. La città dei Bruzi infatti, ha più che raddoppiato la raccolta differenziata passando dal 21% al 50%, di Macerata (dal 43% al 74%), di Mantova (dal 40% al 77%) o di Parma (dal 48% al 72%). Poi ci sono Venezia o Brescia, dove in controtendenza rispetto all’emorragia d’utenti del resto d’Italia, i passeggeri del trasporto pubblico continuano a crescere, o c’è Verona dove il calo dell’inquinamento da Pm10 è significativo e ormai, apparentemente, consolidato. Se i casi positivi, fortunatamente, non mancano è altrettanto vero che anche tra le città di medie e piccole dimensioni ci sono Comuni immobili (vedi Pavia o Perugia) e altri che in uno o più settori fanno passi indietro.