E’ davvero triste vedere che nella maggior parte dei nuclei familiari si verifichino fratture insanabili nei rapporti tra congiunti.
Quando l’interruzione del rapporto avviene tra fratelli, la cosa è ancora più triste e più grave, dal momento che si ripercuote negativamente non solo su loro due, ma su molte altre persone. Da un lato, come si può immaginare, c’è il coinvolgimento, quasi sempre, di tutti i componenti delle loro famiglie, che ha serie ripercussioni sulle loro frequentazioni, molto spesso, cancellandole completamente e rendendo ognuno estraneo agli altri, in modo del tutto innaturale. Dall’altro lato, in maniera meno facilmente immaginabile, e forse insospettabile, le conseguenze di questo contrasto coinvolgono anche persone che spesso non sono più presenti, e che tali situazioni non ne onorano di certo la memoria. Mi riferisco ai loro genitori.
La ragione di ciò la si può rintracciare risalendo ai motivi che devono esserci stati nella scelta da parte di questi ultimi di dare al loro primo figlio la compagnia di uno o più fratelli. C’era di sicuro un progetto, non solo a breve termine, cioè che i fratelli crescessero e giocassero insieme, ma anche a lungo termine. Doveva esserci, molto verosimilmente, nelle loro intenzioni il desiderio di lasciare un’eredità, del tutto particolare, ad ognuno dei figli, che superasse di gran lunga quella legata ai beni materiali. Il loro pensiero era proiettato nel futuro, in una sfera del tutto speciale, quella della collaborazione e della solidarietà fra fratelli. Pensavano al sostegno che i figli avrebbero potuto garantirsi reciprocamente nelle avversità e nella stessa vecchiaia, quando loro (genitori) non ci sarebbero stati più.
Che la chiusura di ogni tipo di rapporto possa ripercuotersi negativamente, sulla vita di ciascuno dei due fratelli e causare in loro un disagio psicologico, è facilmente intuibile, ma lo è ancor di più se si pensa a ciò che avviene quando in una gravidanza gemellare, si verifica la perdita, in utero, di uno dei due gemelli (la cosiddetta sindrome del gemello scomparso). Nel “gemello sopravvissuto” si possono instaurare malesseri psicologici e disturbi psicosomatici (senso di colpa, senso di solitudine, attaccamento viscerale agli amici ed al partner).
Quando si verifica la rottura di un rapporto tra fratelli, tra l’altro, molto spesso, dettata da motivi ed interessi economici, cosa che rende la situazione ancora più deprecabile, ognuno è convinto di essere dalla parte della ragione. Ognuno di loro racconterà i fatti a modo suo, addebitando all’altro la colpa per quanto è accaduto. Dalle loro versioni dei fatti, viene fuori sempre un loro profondo convincimento: di essere quello che ha subito “ l’offesa”. La spiegazione che ognuno di loro dà di quanto è avvenuto produce nell’ascoltatore un effetto convincente, salvo poi accorgersi, quest’ultimo, che lo stesso effetto l’ottiene se ascolta “ l’altra campana”.
Il racconto, infarcito, quasi sempre, di elementi che mirano a renderlo vittima, sembra essere un maldestro tentativo per discolparsi, non solo con l’ascoltatore ma con se stesso. Infatti, nel farlo egli mostra imbarazzo, disagio e perché no, a volte, anche turbamento e sofferenza. Vorrebbe, autoassolversi, ancor prima che ottenere l’assoluzione dall’estraneo ascoltatore, perché dentro di sé, al di là dell’idea di chi abbia ragione o torto, avverte un peso per quello che si è venuto a verificare, ma non sa come uscirne. E, molto spesso, il coniuge non solo non fa nulla per favorire un’operazione di recupero di questo rapporto, cosa che di certo andrebbe a vantaggio di tutti, ma addirittura contribuisce ad incancrenire la situazione.