Ridotta la pena per Daniela Falcone la donna che perse la ragione dopo aver scoperto il tradimento del marito.
CATANZARO – Ancora non parla e non ricorda nulla di quel giorno nefasto. Affetta da amnesia e mutismo psicogeni Daniela Falcone vive in una struttura psichiatrica del reggino e non ha mai del tutto preso coscienza di quanto accaduto. Il primo marzo del 2014 la catechista di Rovito 43enne fu colta da una furia omicida scaturita verosimilmente dal tradimento del marito. La notte precedente infatti l’ingegner Francesco De Santis le aveva confessato di avere un’amante dalla quale aspettava un figlio. La donna il giorno successivo andò a prendere il figlio a scuola in anticipo, lo portò sulle montagne della Crocetta, lo legò con la cintura di sicurezza e lo uccise con una forbice. Poi tentò, invano, di togliersi la vita. Fu ritrovata dopo diverse ore priva di sensi nella sua Suzuki gialla con il cadavere del piccolo Carmine De Santis al suo fianco morto a soli undici anni. Tradotta presso il carcere di Castrovillari venne trasferita dopo aver tentato nuovamente il suicidio in una struttura psichiatrica. Giudicata con rito abbreviato lo scorso anno era stata condannata dal Tribunale di Paola in primo grado alla pena di sedici anni di reclusione. Una condanna che è stata ieri riformulata dalla Corte d’Appello di Catanzaro. che dopo una Camera di Consiglio durata circa tre ore, ha rivalutato la posizione della donna infliggendole una condanna a quattordici anni di detenzione. Il collegio giudicante ha infatti accolto le richieste del legale difensore di Daniela Falcone, l’avvocato Serravalle, ritenendo che nel delitto non vi sia stata premeditazione e che sussista il vizio parziale di mente. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi 90 giorni.
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