Trasporti, la Calabria rischia di perdere 200 milioni di fondi. E la Regione tace

Graziano: “Se Oliverio non batterà i pugni sul tavolo del Governo Gentiloni, la Calabria, in dieci anni, perderà circa 200 milioni di euro (20mln l’anno).”

 

REGGIO CALABRIA – “Mobilità, la Calabria rischia di perdere 200 milioni di euro in dieci anni e la beffa arriva diritta dal Governo centrale, nel silenzio inerme e disarmante della Giunta regionale. Il documento di Economia e Finanza 2017 prevede, infatti, un riparto del fondo nazionale per il trasporto pubblico locale sulla base dei proventi derivanti dal traffico di passeggeri: più viaggiatori paganti biglietto ci saranno sulle tratte ferroviarie e le autolinee, più si avrà la possibilità di ricevere soldi da reinvestire. Una folle equazione, per la quale una tratta di eguale chilometraggio tra Lombardia (Brescia-Bergamo) e Calabria (Crotone-Catanzaro Lido) avrà investimenti diametralmente opposti. E questo perché il Governo e i suoi burocrati hanno tenuto conto del profitto tralasciando, come sempre, fattori di valutazione determinanti quali la densità demografica e la carenza di infrastrutture. Di fatto chi è già ricco continuerà ad essere più ricco mentre le regioni del meridione, come la Calabria, continueranno a rimanere al palo, sovvertendo – di fatto – il principio di “convergenza” su cui fonda l’Unione Europea.”

È la denuncia sollevata dal Segretario questore del Consiglio regionale della Calabria, Giuseppe Graziano che – nel pretendere un intervento deciso e risolutivo da parte del Presidente della Giunta Mario Oliverio al tavolo di conferenza Stato-Regioni – sulla questione ha presentato una specifica interrogazione consiliare per chiedere al Governo un emendamento urgente al DEF 2017, approvato nell’aprile scorso, che preveda la rielaborazione dei criteri di ripartizione del fondo nazionale per il trasporto. “Così si rischia – dice Graziano – di mandare in frantumi quanto di buono si era riusciti a costruire attraverso il nuovo Piano regionale dei trasporti. Se Oliverio non batterà i pugni sul tavolo del Governo Gentiloni questo strumento, carico di tante buone premesse e promesse, rimarrà carta straccia. Ed il perché è subito detto se è vero che con le nuove regole previste dal documento economico-finanziario 2017 la Calabria, in dieci anni, potrebbe perdere circa 200 milioni di euro (20mln l’anno), dal già esiguo capitolo dei trasporti. E questo a causa di una formuletta algebrica che non pone più al centro le esigenze dei cittadini e dei territori ma esclusivamente il profitto.

GIUSEPPE-GRAZIANOSolitamente – spiega il Segretario questore – nell’ambito delle ripartizioni si applicano principi oggettivi come la densità demografica e di premialità/penalizzazioni. Sulla legge quadro per il trasporto pubblico locale, invece, è stato inserito il criterio spesa/introiti con una soglia del 35% dei ricavi, sotto la quale si percepiranno meno fondi. Pertanto, da Brescia a Bergamo, in un’area metropolitana di oltre un milione di utenti, il moderno treno X non solo farà registrare un guadagno superiore in termini di biglietti venduti ma anche una premialità di gran lunga maggiore rispetto alla lettorina anni ’70 che percorre la più disagiata tratta Crotone-Catanzaro Lido, in un’area dove risiede una popolazione di poco più di 200mila abitanti e dove, fisiologicamente, ci sono molto meno pendolari rispetto alla Lombardia. E i calabresi continueranno a pagare un biglietto a fronte di un servizio scadentissimo. Questa è l’Italia del Centro-sinistra Renzi-Gentiloni e questo è il trattamento discriminatorio che continuerà a dividere inesorabilmente Nord e Sud: un Paese dove tutti pagano le tasse allo stesso modo ma con riscontri in servizi diametralmente opposti.

Per questo – annuncia Graziano – ho avanzato un’interrogazione ad Oliverio per sapere se ci sono iniziative della Giunta regionale presso il Governo centrale, volte a tamponare questo ennesimo atto di sciacallaggio ai danni della Calabria. Nel frattempo, contro il metodo di ripartizione dei fondi previsto dal DEF 2017, sto valutando la possibilità – conclude – di fare appello alla Corte di giustizia dell’Unione europea dal momento in cui lo Stato italiano non sta rispettando il principio di convergenza ed equiparazione dei servizi e dei diritti negli stati membri previsto dalla Costituzione.”

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