Accusato di aver agevolato il passaggio di cocaina e marijuana dal Messico agli Usa in cambio di profumate ‘mazzette’, Yarrington aveva scelto di vivere sul Tirreno cosentino.
PAOLA – Abitava stabilmente a Paola da qualche mese. Fino a poche ore fa nessuno sospettava del suo passato da omicida e del suo status di latitante. Era riuscito ad integrarsi e mescolarsi tra i cittadini della cittadina del Tirreno cosentino, ma gli agenti dell’anticrimine italiani lo hanno scovato. Ricercato dalla polizia messicana e dall’Fbi su Ruvalcaba Tomas Jesus Yarrington pendeva una taglia da 15 milioni di pesos. A tradirlo una vacanza che avrebbe voluto trascorrere in Toscana, a Firenze dove è stato seguito e ammanettato stanotte dai poliziotti dello Sco coadiuvati dalla Squadra Mobile di Cosenza mentre cenava in piazza della Signoria con una donna polacca. Il sessantenne ex governatore dello stato del Tamaulipas (in carica dal 1999 al 2005), già segretario di Stato alle Finanze era stato coinvolto in un turbinio di indagini sulla corruzione all’interno degli apparati governativi messicani. Considerato il referente dei narcos dei cartelli statunitensi e messicani, tra cui i Los Zetas e il famoso Cartello del Golfo, è accusato di aver agevolato il passaggio di cocaina e marijuana dal Messico agli Usa in cambio di profumate e cospicue ‘mazzette’.
Denaro che dopo aver incassato e reinvestito nell’acquisto di diversi beni immobili negli Stati Uniti ed in Messico aveva scelto di godersi nel bel mezzo del Mediterraneo, nella rinomata località turistica calabrese. Secondo un collaboratore di giustizia messicano, Antonio Peña Argüelles, il sessantenne sarebbe il mandante dell’omicidio di Rodolfo Torre Cantù candidato a governatore dello stato di Tamaulipas. Yarrington sarebbe approdato sul Tirreno cosentino grazie all’aiuto di un suo connazionale sposata con una paolana. il politico messicano per vivere nell’anonimato si sarebbe stabilito in Calabria dopo essersi sottoposto ad una plastica facciale e aver ottenuto documenti falsificati che gli avevano fatto assumere l’identità di un fantomatico imprenditore messicano: Morales Perez. Latitante dal 2012 deve scontare la condanna a due ergastoli per associazione per delinquere, traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio, frode bancaria, evasione fiscale e false attestazioni in atti destinati alla pubblica autorità. L’uomo, al momento del fermo, ha continuato a negare la sua identità. Solo dopo essere stato sottoposto ai rilievi fotodattiloscopici si è avuta la certezza dei suoi reali dati anagrafici attraverso la comparazione delle impronte digitali. Le indagini proseguiranno per verificare la presenza in Italia di eventuali fiancheggiatori.